Ecco l’Inter di Mr. Zhang

In by Gabriele Battaglia

La più grande acquisizione del calcio cinese in Europa è in Italia. L’Inter passa alla Suning di Zhang Jindong. L’accordo rientra nel piano di sviluppo del pallone nella Repubblica popolare. Alla base non ci sono soltanto ragioni commerciali, ma anche la possibilità per i giocatori cinesi di farsi le ossa in un campionato di livello. Il passaggio dell’Inter a Suning è la più grande operazione cinese nel calcio Europeo. Altre c’erano state in passato. Il gruppo Wanda del magnate Wang Jianlin aveva acquistato il 20 per cento dell’Atletico Madrid, la Cina Media Corporation il 13 per cento del Manchester United e da ultimo Toni Xia, quarantenne uomo d’affari dello Zhejiang ha acquistato l’Aston Villa, retrocesso dalla Premier alla Championship League inglese.

Questo almeno per restare sui nomi più blasonati. Ma l’accordo ufficializzato ieri a Nanchino ha siglato il passaggio della quota di maggioranza del club milanese. Al colosso dell’elettronica al dettaglio fondato e guidato da Zhang Jindong è andato il 68,5 per cento dei nerazzurri. Il prezzo è di 270 milioni per l’intera quota del club ancora in mano a Massimo Moratti (che così esce definitivamente dalla proprietà) e parte di quella dell’attuale patron indonesiano Erik Thohir, volato ieri da Giacarta nella capitale del Sud e assieme all’amministratore delegato Michael Bolingbroke e il vicepresidente, nonché ex bandiera e capitano, Javier Zanetti. Non stupisce neppure che sia stato l’Inter, il cui top sponsor, Pirelli, è dallo scorso anno sotto il tetto del colosso statale ChemChina, a entrare nelle mire della proprietà cinese.

Ufficializzato l’Inter cinese, resta da capire se anche l’altra sponda calcistica milanese, quella rossonera, passerà a magnati d’oltre Muraglia. Qualcosa di più definitivo sulla trattativa per il passaggio del 70 per cento del Milan in mano a Fininvest si dovrebbe sapere la prossima settimana. Secondo quanto riporta il settimanale Milano Finanza, della cordata farebbero parte il fondatore di Baidu, Robin Lin, i magnati del gruppo immobiliare Evergrande e probabilmente il produttore di alcolici Kweichow Moutai. In attesa di sviluppi sull’esito della trattativa, magari celebrata con della baiju, fanno testo soltanto le sparate di Silvio Berlusconi intento a rispolverare il repertorio delle sue tirate anti-comuniste e quasi rammaricato di dover vendere il Milan ai cinesi «che mangiavano i bambini».

Dal canto suo Zhang, numero 30 tra gli uomini più ricchi della Cina con un patrimonio di 4,3 miliardi di dollari, si è ripromesso di riportare l’Inter tra le grandi del calcio europeo e mondiale. Il magnate è uno dei classici esempi di miliardari cinesi che si sono fatti da sé. Prima operaio, poi venditore di condizionatori assieme al fratello, entra quindi nel mondo dell’immobiliare e da lì in poi l’ascesa. Sulle campagne acquisti nerazzurra rimangono comunque i limiti del fair play finanziario secondo quanto stabilito dagli accordi con la Uefa.

Per i cinesi l’accordo rappresenta invece una «pietra miliare». Per la prima volta una compagnia cinese «cinese ha acquisto il 68,5 per cento di un blasonato club europeo» recita la nota della società di Zhang. A dicembre dello scorso anno il colosso cinese ha acquistato la squadra del Jiangsu Suning. Il club si è subito imposto per la campagna acquisti di peso. Nella finestra del calciomercato di gennaio la Serie A cinese ha fatto concorrenza alla Premier League e il Jiangsu Suning è stata la terza squadra a spendere di più, subito dopo il Newcastle e il Tianjin Quanhian, portando nella China Super League Ramirez dal Chelsea e il brasiliano Texeira, scippato al Liverpool dallo Shakhtar Donetsk.

L’acquisto dell’Inter è considerato una «mossa strategica» per lo sviluppo del calcio oltre Muraglia e per l’internazionalizzazione del proprio brand. Più in generale rientra nel progetto governativo di rendere la Cina una potenza del pallone, che ha nel presidente Xi Jinping il primo tifoso. Pechino ha approvato un piano in 50 punti per arrivare all’obiettivo. Entro dieci anni saranno aperte 50mila scuole calcio e formati 50 milioni di calciatori. L’ambizione è quella di ospitare un mondiale e perché no, vincerlo. I miliardari cinesi hanno fiutato l’affare muovendosi di conseguenza.

Non a caso alla presentazione dell’acquisizione dell’Inter erano presenti anche rappresentanti della China Football Association, la federcalcio locale separata dalla struttura governativa per renderla più snella e meno legata da vincoli burocratici, ma comunque posta sotto l’ala del ministero dell’istruzione per quanto riguarda la promozione del pallone.

Dal punto di vista commerciale da una parte si punta a sfruttare l’interesse per il calcio a fini di marketing e a promuovere il proprio nome in Europa. Dal lato sportivo, l’accordo darà la possibilità a calciatori cinesi di fare esperienza in uno dei principali campionati del Continente. Come segnalato da diversi addetti ai lavori il semplice arrivo di campioni pagati a caro prezzo (e a volte già in là con la carriera) non è sufficiente affinché la China Super League diventi un torneo di livello, nonostante l’interesse che suscita, i diritti televisivi ad esempio sono costati di più di quanto pagato per trasmettere la Premier inglese nella Repubblica popolare. Occorre che le promesse cinesi si facciano le ossa in campionati di livello.