L’equipaggio della Shenzhou-9 è giunto a bordo del laboratorio orbitante Tiangong-1. È un altro passo verso il lancio di una stazione spaziale. Fra loro anche la prima donna cinese nello spazio. Secondo i media è una vittoria per la modernizzazione del paese, ma il vero test sarà l’attracco manuale. Il lancio della navicella Shenzhou-9, avvenuto sabato scorso da una base nel deserto dei Gobi, si è rivelato un successo, e i tre astronauti presenti a bordo sono attraccati al laboratorio Tiangong-1.
I media locali hanno riportato la notizia sottolineando come l’evento sia stato un successo per la modernizzazione del Paese.
Negli ultimi anni il governo cinese si è lanciato a capofitto nell’esplorazione spaziale, e la missione iniziata sabato scorso rappresenta solo uno dei tasselli di un mosaico più complesso.
L’obbiettivo finale – almeno nel breve periodo – resta la messa in orbita di una vera e propria stazione spaziale entro il 2020. L’operazione attualmente in corso rappresenta un passo avanti proprio in questa direzione.
La notorietà della missione spaziale è stata aumentata anche dalla presenza a bordo del Maggiore Liu Yang, la prima donna cinese ad aver lasciato il pianeta. Yang è infatti un pilota militare in gonnella. La donna è stata selezionata sulla base di numerosi parametri che ne hanno accertato la validità fisica.
Secondo quanto è stato riportato oggi 19 giugno dal China Daily, “Jing Haipeng, seguito da liu Wang e Liu Yang, è passato dalla navicella Shenzhou-9 al laboratorio spaziale Tiangong-1 circa tre ore dopo aver completato con successo la procedura di attracco automatica alle 2:07 del pomeriggio”.
Liu Wang avrebbe quindi affermato che “l’equipaggio della Shenzhou-9 si sente benissimo”.
Saranno i primi esseri umani ad abitare i 15 metri cubi di spazio presenti all’interno del Tiangong-1, il laboratorio spaziale che ha già orbitato attorno alla Terra per 262 giorni da quando è stato lanciato a settembre dello scorso anno.
“Il vero test sarà però l’attracco manuale fra sei giorni” ha affermato Zhou Jianping, ingegnere capo del programma spaziale cinese. Secondo Zhou, infatti, “se completato con successo, un attracco manuale dimostrerebbe la conoscenza delle fondamentali conoscenze di attracco da parte del Paese”.
“Significherebbe che la Cina è capace di portare degli essere umani su una navicella orbitante” ha aggiunto.
La stampa cinese ha salutato l’evento come una vittoria nazionale. Il Global Times ha scritto che si stratta di un “nuovo passo avanti” per “raggiungere le potenze avanzate del mondo”.
Il quotidiano – considerato la voce dell’ala nazionalista del Partito comunista – ha inserito la notizia nel più ampio contesto politico dello sviluppo tecnologico cinese, affermando che “la qualità economica e scientifica del Paese non può competere con quella degli Stati Uniti. Questo sarà un problema di lungo periodo per la Cina”.
L’ottimismo sembra comunque non mancare: “un giorno, la Cina potrebbe avanzare fino ad essere all’avanguardia nella ricerca tecnologica”.
Nel frattempo, ha però continuato il Global Times, “il Pese sarà l’obbiettivo di critiche e scherno mentre segue la via tracciata dall’occidente”.
Conclusione: “dobbiamo essere perseveranti”, anche perché “il Paese si trova ad un punto di svolta. È difficile prevedere se riuscirà a recuperare appieno la sua passata gloria culturale. In ogni caso, il Paese è enorme e una modernizzazione su vasta scala richiederà molto tempo”.
Lu Xinguang, uno dei progettisti del sistema di controllo del razzo che ha trasportato la navicella, avrebbe detto che “la Cina confida in una maggiore cooperazione internazionale per le future esplorazioni spaziali”, confermando la voce secondo la quale la Cina renderà disponibile a tutti la propria piattaforma spaziale, dal 2020.
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.
[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: planetary.org]