Dragonomics – Le A-share vedono l’indice Msci

In by Gabriele Battaglia

Un report di Goldman Sachs ha alimentato le aspettative su una prossima inclusione delle azioni scambiate sulle borse della Cina continentale nell’Emerging Market Index. La banca ha giudicato positive alcune misure prese dalla Consob cinese in materia di titoli.  Quando mancano due settimane alla decisione, si iniziano a calcolare le probabilità che le azioni scambiate sui listini della Cina continentale, le cosiddette A-share, siano inclusi nell’indice mercati emergenti di Msci. Ieri un report di Goldman Sachs ha alimentato le aspettative, spingendo al rialzo le borse di Shanghai e Shenzhen, che martedì scorso hanno chiuso rispettivamente con un balzo del 3,3 per cento a 2.916,62 punti e del 4,1 per cento a quota 1.872,36. La banca d’affari Usa ha abbandonato le cautele che davano il sì e il no entrambi al 50 per cento.

La possibilità che i titoli di classe A entrino nell’indice è data al 70 per cento. Al cambio di prospettiva, scrivono gli analisti guidati da Kingler Lau, hanno contribuito due recenti sviluppi rispetto agli ostacoli che 12 mesi fa avevano fatto slittare la revisione. Il 6 maggio, la China Securities Regulatory Commission, la Consob locale, ha dato chiarimenti sui detentori finali delle azioni cinesi, riconoscendo ai Qualified Foreign Institutional Investors la possibilità di aprire conti in vece dei reali possessori.

Inoltre la scorsa settimana i regolatori presieduti da Liu Shiyu hanno diffuso le linee guida di disciplina della sospensione volontaria dei titoli dagli scambi da parte delle società quotate in caso di volatilità dei mercati. Un privilegio di cui spesso le aziende hanno abusato, come dimostrato dalla crisi dei listini cinesi della scorsa estate, quando per alcuni giorni furono scambiati meno della metà delle aziende in listino. Le decisioni sanano però solo due dei cinque rilievi mossi da Msci lo scorso aprile.

Restano alcune clausole anti-competitività, così come non è stato ancora toccato il tetto del 20 per cento del proprio portafoglio che gli investitori qualificati istituzionali esteri possono rimpatriare ogni mese. Né ci sono stati interventi riguardo le quote sul collegamento tra i listini di Shanghai e Hong Kong. Le probabilità dell’inclusione potrebbero anche aumentare nell’eventualità che nei prossimi 15 giorni ci siano sviluppi sul lancio del link tra la borsa dell’ex colonia e quella di Shenzhen, che secondo indiscrezioni circolate negli ultimi tempi potrebbe avvenire a luglio, ma il cui annuncio potrebbe arrivare già nelle prossime settimane.

Lo scorso maggio Morgan Stanley ha intanto reso noto di aver migliorato la propria selezione delle A-share, con aggiustamenti settoriali e con un’analisi più approfondita dei fattori comportamentali, quelli slegati dai fondamentali, forse ancora più importanti in un mercato, come quello cinese, dove l’investitore retail è una figura fondamentale. Meno convinta dei progressi è Citi Research, per la quale gli interventi non sono ancora sufficienti e le probabilità di entrare nell’indice sono del 51 per cento. 

[Pubblicato su MilanoFinanza]