Le tradizionali buste rosse con cui si fa circolare moneta (legalmente e anche no) sono diventate digitali e hanno ottenuto un autentico boom durante il capodanno cinese. Anche la hongbao diventa così un campo di battaglia tra i giganti internet cinesi, che non si risparmiano strategie aggressive di marketing e colpi bassi. In occasione del capodanno cinese, è esploso il fenomeno delle "hongbao" digitali. La hongbao (busta rossa) è il tradizionale modo con cui i cinesi si "omaggiano" (a volte "corrompono") durante le feste: busta rosse – appunto – con dentro soldi.
Ora, è possibile scambiarsele sulle piattaforme dei due giganti internet Tencent e Alibaba. WeChat, il maggior servizio di messaggistica istantanea che appartiene a Tencent, ha lanciato la moda nel 2014. Alibaba, il numero uno dell’e-commerce, ha risposto quest’anno a Chunxi, la vigilia del capodanno (Chunjie), la sera in cui si fa il cenone in famiglia, si sparano i botti e, appunto, ci si scambiano i regali. Va ricordato che l’anno scorso, Jack Ma – il tycoon di Alibaba – aveva definito la mossa dei rivali “un attacco tipo Pearl Harbour”.
Come funziona una hongbao digitale? Io voglio fare un regalo e sul mio account di WeChat o Alibaba metto un bel link a forma di busta rossa, in modo che la mia cerchia di amici possa vederla. Chi è più svelto a cliccarci sopra, vince un buono in denaro che può essere usato per fare shopping online o per pagare qualche servizio, dalla consegna di cibo take-away al taxi.
Questa neo-tradizione è già una miniera d’oro: nella notte di capodanno, WeChat ha registrato oltre un miliardo di transazioni dovute alle hongbao, per un aumento del 200 per cento rispetto all’anno scorso, complice anche una partnership con il Gran Gala televisivo della CCTV, la tv di Stato, che tiene incollati milioni di cinesi davanti allo schermo (quest’anno, detto per inciso, il tema portante era la campagna anti-corruzione e sui social network molti si sono lamentati di quanto gag e sermoni a sfondo didascalico-moraleggiante abbiano reso il Gran Gala una noia mortale).
In pratica, c’è stato uno spazio della trasmissione in cui – pronti, via! – si è lanciata la disfida tra i telespettatori ad accaparrarsi le hongbao messe online da WeChat. Di queste, ben 120 milioni se ne sono andate in un batter d’occhio.
Jack Ma, da parte sua, ha addirittura postato 99.999 hongbao griffate Alibaba su Weibo (il maggior social network cinese) con un totale di 990mila yuan messi di tasca propria (cioè circa 140mila euro) sotto a una sua foto e alla domanda: “Chi sembra un alieno?”. Se uno dava la risposta esatta, si portava via una busta. La risposta era “io” (cioè lui) e in effetti Jack Ma assomiglia un po’ a Yoda dell’Impero colpisce ancora. Le buste sono sparite in tre minuti. Nella settimana precedente Chunjie, Alipay – il sistema di pagamenti online di Alibaba – ha distribuito circa 430 milioni di buste rosse per un valore complessivo di 600 milioni di yuan (quasi 85 milioni di euro).
La disfida delle hongbao rappresenta la tradizione che si innesta sul livello più alto del business internet e ci dice che i colossi tecnologici cinesi competono sempre di più e lo fanno sui soldi. O per meglio dire, sul modo di gestirli, scambiarli, investirli. In questa guerra, non mancano i colpi bassi e WeChat ha per esempio bloccato lo scambio di hongbao targate Alipay tra gli utenti delle proprie chat.
La tendenza delle tre major IT cinesi – a Tencent e Alibaba si aggiunge a questo punto Baidu – è quella di creare sistemi integrati dove tutta una serie di servizi sia finanziari (internet banking, credito, etc) sia della vita quotidiana (trovare un taxi, ordinare la pizza, scoprire qual è il prossimo treno di passaggio alla stazione del metrò più vicina o fare incontri galanti) siano tenuti insieme dalle tecnologie di geolocalizzazione: e in questo caso giocherà un enorme ruolo la nuova corsa all’intelligenza artificiale cominciata da Baidu.
Parallelamente, i nostri tre giganti elettronici sono da tempo al lavoro per costruire un sistema del credito privato alternativo alle grandi banche di Stato.
Ed è forse per questo che ultimamente Jack Ma ha avuto un “avvertimento” dall’Amministrazione statale per l’Industria e il Commercio (SAIC), che a fine gennaio, in un rapporto, ha criticato aspramente Alibaba per non aver fatto abbastanza per reprimere la vendita di prodotti contraffatti sui propri siti. Ne è seguito il crollo delle azioni della compagnia a Wall Street (dove si era quotata a fine settembre), il conseguente ridimensionamento delle ricchezze dello stesso Ma e l’avvio, negli Usa, di parecchie class-action contro il gigante internet cinese.
E quindi, dalla hongbao alla hongbao: quest’anno, i dipendenti Alibaba non l’hanno vista manco con il cannocchiale (acquistabile per altro su Taobao).