In attesa del congresso che sancirà la successione ai vertici del potere cinese, due scuole di pensiero animano il dibattito economico. Chi sostiene che l’economia è in contrazione, chi sostiene che tornerà a crescere. L’idea comunque è quella di continuare a investire nelle aree rurali.
Secondo alcuni analisti, l’economia del Dragone, che negli ultimi mesi sta inanellando risultati negativi, rallenterà ancora per via della contrazione ulteriore del mercato mondiale. Pesano in questo senso le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui quest’anno il Pil mondiale crescerà solo del 3,3 per cento e nel 2013 del 3,6. A luglio la previsione diceva 3,5 e 3.9 rispettivamente. Le merci prodotte nella “fabbrica del mondo” avranno quindi più difficoltà a trovare sbocchi negli abituali mercati d’Occidente: guai in vista – si dice – per un sistema che fatica a riconvertirsi verso il mercato interno.
Secondo altri economisti, lo scenario migliorerà invece per via della fiducia che scaturirà dal futuro cambio della guardia, evento notevole in quanto si verifica una volta ogni dieci anni: una vera e propria iniezione di doping, dato che attualmente l’economia cinese starebbe scontando proprio l’incertezza politica, farcita di decapitazioni eccellenti (l’ex “principino” Bo Xilai) e sparizioni improvvise (il futuro leader Xi Jinping, poi ricomparso).
Sono, quelle degli analisti, visioni globali, macro. Intervistato da Bloomberg, Mark McCombe, presidente per l’Asia e il Pacifico di BlackRock Inc – la più grande società di investimento livello mondiale – sostiene per esempio che sarà l‘effetto congiunto delle elezioni Usa e della successione cinese a creare “una base più solida per una crescita in linea con le aspettative della Cina”.
Ma mentre i centri studi si interrogano sulle prospettive a medio termine, la transizione dell’economia cinese si intravede leggendo tra le righe di dati e notizie: è presto per annunciare il ribaltamento di una tendenza ormai trentennale, ma il nuovo va seguito con estremo interesse.
Da un lato ci sono i giovani urbanizzati e istruiti che assomigliano sempre più al precariato intellettuale delle nostre latitudini, per le difficoltà ad accedere a redditi accettabili e a prospettive di lungo termine. Cresciuti negli anni delle vacche grasse, dopo avere sgomitato tra i banchi di scuola e gli esami universitari, si trovano ora presi tra l’incudine di un’economia che rallenta e il martello del carovita aggravato da una bolla immobiliare che preclude loro l’acquisto della casa, prerequisito non imprescindibile, ma quasi, per potersi sposare.
Si calcola che nel 2012 il sistema scolastico cinese sfornerà circa sette milioni di neolaureati. Di questi, una percentuale compresa tra il venti e il trenta per cento non troverà lavoro o comunque non avrà un’occupazione in linea con le aspettative e i soldi spesi in formazione. Intanto, nella sola Pechino, le vendite immobiliari hanno raggiunto a settembre la cifra record di 25 miliardi e 737 milioni di Renminbi (oltre 3 miliardi di euro), più del totale dei precedenti otto mesi dell’anno. È chiaro che la bolla è ben lungi dallo sgonfiarsi ed è palese che la città è un luogo sempre più difficile da abitare.
Dall’altro lato, il volume delle vendite al dettaglio nelle aree rurali avrebbe superato quello delle metropoli ormai da alcuni mesi. Un dato che, se vero, sarebbe poco meno che clamoroso. Lo rivela il China Securities Journal citando dati ufficiali e aggiungendo che il reddito disponibile degli agricoltori e dei lavoratori manifatturieri di fascia bassa starebbe ulteriormente aumentando “in modo esponenziale”. In definitiva, si dice, “c’è un enorme potenziale di consumo nelle zone rurali”.
Il giornale cita il mercato dell’auto che, complici gli incentivi del governo, è destinato ad esplodere proprio nelle campagne. Questa motorizzazione delle aree rurali comporta altri enormi problemi – dopo la settimana festiva d’ottobre appena trascorsa, il Quotidiano del Popolo ha avvertito che presto in Cina ci saranno 85 milioni di auto circolanti a fronte di una disciplina stradale del tutto inadeguata – ma è chiaro che indica anche un trasferimento di ricchezza verso la periferia. Saranno le campagne la nuova meta di “giovani migranti” in cerca di lavoro ed opportunità?
È presto per parlare dell’inversione di un trend lungo trent’anni, un’urbanizzazione alla rovescia o una de-urbanizzazione: il ritorno alle campagne. È più facile ipotizzare, e non nell’immediato, un fenomeno di conurbazione: città di terza o quarta fascia che si “uniscono” attraverso la graduale trasformazione delle campagne circostanti con una parallela decongestione delle metropoli di primo livello. Tuttavia, nel modello di crescita cinese, qualcosa sta forse cambiando.
*Gabriele Battaglia e’ stato corrispondente da Pechino per PeaceReporter ed E-il mensile. Ha cominciato come web-giornalista e si e’ misurato poi con diversi media e piattaforme. In una vita precedente, e’ stato redattore di Virgilio.it e collaboratore di un certo numero di testate sui piu’ disparati temi: dalla cultura alla divulgazione scientifica, passando dai trattori e dalle fotogallery su Britney Spears. E’ autore, con Claudia Pozzoli, del webdocumentario "Inside Beijing". Oltre che la Cina e l’Oriente in genere, gli piace l’Artico, sia per interesse giornalistico sia per il clima. Non ha ne’ l’automobile ne’ la Tv e ogni tanto si fa male cadendo in bicicletta. Vive tra Pechino e Milano.