Presidente Boselli, a oltre un anno di distanza dall’inizio della pandemia da coronavirus quali sono i segnali economici che arrivano dalla Cina?
I dati economici sono impressionanti. Basta guardare al percorso compiuto dall’inizio della pandemia. Prendiamo i numeri dei quattro trimestri del 2020: -6,8% nel primo, +3,2% nel secondo, +4,9% nel terzo e +6,5% nel quarto. Numeri che testimoniano che questo paese ha capacità di reazione davvero impressionanti. È stata l’unica grande economia del mondo a chiudere già in crescita a livello annuale il 2020, col +2,3%. Questo la dice lunga anche su alcune invidie suscitate in giro per il mondo, un discorso a mio giudizio da tenere ben presente. Il trend positivo della Cina è continuato anche nel primo trimestre del 2021 ed è chiaro che questo sentimento di sospetto e di mancanza di fiducia che mi pare di cogliere ultimamente tra oriente e occidente venga rinfocolato da questi numeri. Si tratta di un sentimento che mina, in certa misura, l’armonia dei rapporti.
Anche i rapporti italiani con la Cina?
L’Italia a mio parere ha mantenuto dei buoni rapporti anche per forti interessi economici. Non è semplice perché arrivano forti pressioni anti cinesi dagli Stati Uniti, ma l’Italia ha preservato meglio le relazioni bilaterali con la Cina rispetto ad altri paesi.
Si pensava che Donald Trump fosse anti cinese e che con Joe Biden si potesse tornare in qualche modo a collaborare. Secondo lei è cambiato qualcosa in questo passaggio di consegne alla Casa Bianca oppure no?
Può essere cambiato nei modi, ma di certo non nella sostanza. Anzi, forse sulla sostanza l’approccio di Biden sulla Cina è ancora più ostile. Guardi che cosa è successo sul CAI, l’accordo sugli investimenti tra Ue e Cina firmato a fine dicembre. Gli Usa stanno pressando tantissimo e infatti ora pare che quell’accordo sia a serio rischio. A me pare di avvertire maggiori pressioni sull’Europa con l’amministrazione Biden che non con quella Trump.
Per quanto riguarda l’Italia, ritiene che il virus abbia aumentato i sospetti verso la Cina?
Non direi. La Cina ci ha aiutato e ha contribuito con mezzi a sua disposizione a far sì che le nostre strutture reagissero. La solidarietà a mio giudizio c’è stata, che poi fosse un sentimento spontaneo oppure una strategia diplomatica questo non glielo so dire. Ma oggettivamente il sostegno c’è stato. Semmai ho notato una maggiore insistenza su argomenti che esistono ma che mi pare vengano anche strumentalizzati, da Hong Kong agli uiguri. Credo anche che queste siano tendenze che prescindano dalla pandemia e che siano di lungo periodo, dovute al fatto che l’Italia e l’Europa sono sotto l’ombrello statunitense. I valori americani, il Patto atlantico eccetera non li discute nessuno. Però, insomma, fateci fare i nostri interessi. È evidente che il futuro partner più conveniente al mondo sarà la Cina, per l’immenso sviluppo del suo mercato. Anche per questo Washington ha cominciato a reagire, l’impressione è che gli Usa non vogliano un’Europa forte. L’Europa è come un vaso di coccio in mezzo a due vasi di acciaio.
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Di Lorenzo Lamperti
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.