Don’t Forget Space

In by Simone

Qual è il rapporto tra artisti indipendenti e pubblico? Come lavora chi sta fuori dai circuiti ufficiali? Cinque figure artisti che animano progetti indipendenti a Pechino, Shanghai e Chongqing raccontano a China Files come far emergere le contraddizioni dello sviluppo cinese.
Un uomo da solo in mezzo all’erba, in spazi non ancora sfiorati dalla cementificazione, con in mano un cartello: “il nuovo confine di Kunshan”.

La presenza attira parecchi curiosi nel villaggio non lontano dalla megalopoli sud-occidentale di Chongqing, in cerca di capire chi sia questo personaggio che si sposta e si fa fotografare sempre tenendo in mano il cartello.

O che dire di un altro personaggio che va in giro trasportando una tomba montata su ruote per denunciare lo spostamento e la distruzione di cimiteri per far spazio a progetti edilizi.

In realtà si tratta di alcune performance del progetto Developing Kunshan portato avanti da Organhouse uno dei più antichi e vivaci spazi artistici indipendenti della città un tempo feudo del deposto leader comunista Bo Xilai, e fulcro dell’internazionalizzazione dell’arte cinese.

"Chongqing  non è né Pechino né Shanghai. Soprattutto sul piano artistico", ha spiegato Ni Kun, uno degli animatori dello spazio, in Italia per partecipare al Festival Trans-europeo ideato dall’organizzazione European Alternatives, incontrato da China Files al museo Macro di Roma.

A differenza delle capitali politica e finanziaria della Repubblica popolare, la megalopoli vive ancora una situazione di sviluppo recente. Sviluppo che gli artisti di Organhouse cercano di descrivere guardandolo dal punto di vista dei lavoratori e dei cittadini.

Nel progetto in divenire nel villaggio la cui vita e crescita sono legate alle coltivazioni intensive di funghi, gli artisti hanno cercato di creare un rapporto empatico con i cittadini e cercando di recuperare quella che Ni Kun chiama la mitologia dei luoghi.

Quello che Organhouse fa a Kunshan è un esempio dell’utilizzo che artisti e creativi fanno degli spazi pubblici e dei luoghi al di fuori degli spazi museali ufficiali o commerciali. “Il concetto di spazio pubblico cambia dalla Cina all’Italia”, ha spiegato Bolian Shen, curatore e giornalista per Artinfo China. “Gli spazi pubblici sono ibridi, allo stesso tempo di tutti e di nessuno”.

D’altronde, ricorda la curatrice Yu Mi, “in Occidente il concetto dell’agorà ha portato all’apertura. Mentre in Cina il rapporto tra arte e spazio è ancora problematico”.

Sugli spazi lavora lo stesso Bolian Shen cercando di studiare la vita delle persone in connessione ai luoghi che abitano. In Centauro, il giornalista e il suo gruppo hanno cercato di ricostruire la vita nello Xinjiang partendo dal rapporto dell’uomo con la tradizione dell’allevamento di cavalli.

Abbiamo cercato però di evitare temi sensibili e politici”, ha sottolineato Bolian Shen cui piace definire il suo lavoro “pubblico” piuttosto che “artistico.

Storia, cultura e sviluppo si intrecciano anche nel progetto Keketuohai,dal nome di una zona mineraria al confine con la Mongolia in cui ancora la vita degli abitanti è segnata dall’attività estrattiva.

Tutto naturalmente al di fuori delle sovvenzioni statali e dell’arte più commerciale. Neanche il rinnovato interesse del governo verso la creatività e l’arte per farne uno strumento di soft power e gli spazi e il soldi che questo porterà sembrano attrarli.

Per usare una metafora, spiega l’artista shanghaiese Zhou Xiaohu, “il piano del governo è come un’enorme stanza vuota da riempire”.

*Boliang Shen Vive a Beijing ed è giornalista per ARTINFO China, nonché curatore, poeta e traduttore. Ha partecipato al terzo Gwangju Biennale International Curator Course (Korea, 2011), in occasione del quale ha co-curato la mostra “Global House” Video Screening presso la Kunstalle
di Gwangju. E’ anche curatore del Multi-Future Project (Beijing, 2012). 
*Ma Yongfeng Artista concettuale e performer, è l’animatore del collettivo artistico Forget Art di Beijing, che si concentra su strategie interventiste e situazioniste. Artista dei new media, le sue opere sono state esposte in Europa, negli USA e in Cina. Recentemente ha partecipato alla mostra The
Thirteen: Chinese Video Now presso il MoMA PS1 di New York.
*Ni Kun È curatore di Organhaus, organizzazione d’arte indipendente situata presso l’Art Warehouse in Chongqing. Organhaus lavora principalmente con giovani artisti multimediali e sperimentali che hanno una particolare attenzione verso l’urbanizzazione in Cina e il progresso delle cooperative
artistiche più in generale. Organhaus ospita un programma di residenza per artisti cinesi ed internazionali, promuove un programma di scambio di studi d’artista e ospita mostre con regolarità.
*You Mi È un’artista dei nuovi media, curatrice e scrittrice. Ha anche lavorato nel teatro e nel cinema. Ora si concentra su come portare insieme arte visiva eperformance in relazione allo spazio, e la sua pratica è caratterizzata da un interesse in questioni sociali e politiche. Le sue opere sono
state esposte in Europa e negli Stati Uniti e collabora con diverse pubblicazioni in Cina e in Europa, tra cui Abitare, Case da Abitare and Stylepark. È ora beneficiaria della "German Chancellor Fellowship" concessa dalla Fondazione Alexander von Humboldt.
*Zhou Xiaohu La sua pratica artistica riflette il modo in cui la storia viene documentata nell’era digitale, partendo da una posizione critica nei confronti del ruolo e dell’influenza dei mezzi di comunicazione visivi nella vita quotidiana. Vive a Shanghai, lavora tra performance, fotografia, installazione, scultura e video. I suoi lavori sono stati esposti, tra l’altro, all’ottava Gwangju Biennial (2010), alla Tate Modern di Londra (2010), al National Art Museum of China di Beijing (2010) e alla Walsh Gallery di Chicago (2008). Attualmente, è presente nella retrospettiva Moving Image in China, dedicata alla video-arte cinese, in corso al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.