I cinesi vogliono maggiore eguaglianza nella distribuzione del reddito: lo scrivono anche i media ufficiali. In vista della Conferenza centrale di lavoro economico, il principale meeting economico della leadership cinese. Grande attenzione sarà dedicata a cercare la via per una crescita "più bilanciata" e "di qualità". Zhang Chaotong ha 25 anni e ha appena finito di pagare i 24 mila yuan (circa 3 mila euro) di prestiti scolastici. Oltre a un lavoro full time come speaker radiofonico, lavora occasionalmente come traduttore e guida turistica. "Se lavoro duro ogni anno guadagno circa 100 mila yuan (circa 12 mila euro), ma non posso metterne via molti, perché la mia famiglia ha bisogno d’aiuto," ha dichiarato Zhang al China Daily, principale quotidiano della Rpc in lingua inglese.
La famiglia Zhang è infatti originaria dello Shanxi, poco a sud della capitale, una delle regioni più povere dell’ex Impero di mezzo. "I miei genitori guadagnano all’anno 40 mila yuan (poco meno di 4,5 mila euro)," spiega Zhang. "Ma molto di quello che hanno viene speso per le necessità quotidiane e ben poco rimane in cassa per essere speso in beni di consumo."
Dall’epoca delle riforme ad oggi, nell’arco di poco più di quarant’anni, la Cina ha fatto passi da gigante nella crescita economica generale. Ben poco è stato fatto, ammette il China Daily, per aumentare i redditi individuali e le disparità di reddito tra i diversi strati sociali. E ora lo ‘sviluppo sostenibile’ del Paese è pericolosamente in bilico.
La Cina è diventata uno dei Paesi più ineguali dal punto di vista della distribuzione della ricchezza. A confermarlo sono le Nazioni unite, che segnalano che il coefficiente Gini – misura convenzionalmente usata per valutare le disparità in termini di ricchezza – della Cina è di 0,55: ben oltre la soglia di allerta di 0,4 stabilita dalla comunità internazionale.
"I limitati aumenti dei redditi individuali porteranno a un indebolimento del consumo domestico che non è affatto salutare per uno sviluppo economico sostenibile," scrive Liang Da della NBS statistics in un rapporto citato dal China Daily. Con l’aggravante che "senza la spinta determinante dei consumi interni, la crescita economica avrà come unico risultato un’enorme disparità tra domanda e offerta, minore efficienza e, in ultima istanza, recessione economica."
Quanti parteciperanno alla prossima Conferenza centrale di lavoro economico, che solitamente si tiene a circa un mese di distanza dal Congresso, hanno ben presente i rischi a cui l’economia cinese potrebbe andare incontro. Oggi, 27 novembre, il Global Times, altro quotidiano in lingua inglese più vicino agli apparati del Pcc, sottolinea che rispetto agli anni scorsi, i temi all’ordine del giorno cambieranno. Non verrà infatti più data priorità a "velocità" e "rapida crescita economica". L’accento sarà posto piuttosto su "crescita sostanziale" e "qualità"
Rimane un punto fermo: quello della crescita al 7,5 per cento. "La Cina," dichiara al Global Times Lu Ting, economista per l’area Cina alla Bank of America Merrill Lynch, "mira a una crescita media del 7 per cento tra nel periodo 2011-15 e quasi di sicuro cercherà di confermare lo stesso ritmo nel periodo 2016-20."
Pechino, quindi, puntando a rallentare la crescita che nel 2012 è comunque rimasta al di sopra del 7 per cento, si concentrerà maggiormente sui redditi delle famiglie, portandoli a crescere "allo stesso ritmo o addirittura più velocemente del Prodotto interno lordo".
A subire maggiormente la pressione della crescita iniqua in questo momento sono le generazioni più giovani. A rivelarlo è ancora il China Daily, che racconta di molti giovani, soprattutto delle grandi città, disoccupati, senza una casa di proprietà e depressi dalla concorrenza sfrenata nel mondo del lavoro che li relega nelle fasce più basse della società. Chiamano se stessi diaosi, termine usato dai netizens cinesi per uomini single e senza scopo nella vita.
Tuttavia, appena la scorsa settimana, il futuro premier e principale responsabile per la strategia economica cinese del prossimo decennio, Li Keqiang ha smosso le acque. Come ricorda il Global Times, "la Cina," ha promesso Li, nei prossimi anni "non perseguirà solamente l’obiettivo della crescita del Pil". "Finché il Paese terrà stabile il ritmo di crescita al 7 per cento," ha concluso il premier in pectore, "l’obiettivo di un migliore standard di vita per tutti entro il 2020, sarà facilmente raggiungibile."