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Dialoghi – Un turismo…spaziale

In Cultura, Dialoghi: Confucio e China Files, Innovazione e Business by Sabrina Moles

Non solo Cape Canaveral e astronauti made in Usa. Anche in Cina, a Wenchang, si sogna la conquista del cosmo. Una panoramica sul turismo legato alle missioni spaziali cinesi e le prospettive di mandare i turisti nello spazio entro il 2028. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Clicca qui per le altre puntate

Quali differenze ci sono tra una località delle “Hawaii cinesi” e una stazione di lancio sulla costa della Florida, a migliaia di chilometri di distanza? Oltre alla posizione geografica, hanno anche una diversa “età anagrafica”. Cape Canaveral è una delle culle della storia dell’esplorazione spaziale, fondata nel 1950 e oggi ancora punto di partenza delle missioni spaziali statunitensi. Il centro spaziale di Wenchang è stato completato solo nel 2014 ma è già oggi il simbolo della corsa di Pechino alla conquista dello spazio. È l’unico centro ubicato su un’isola, Hainan, contro gli altri tre centri principali (Jiuquan, Xichang e Taiyuan) che vennero installati nell’entroterra.

Ora anche Wenchang sta diventando la capitale del turismo spaziale cinese. Più facilmente raggiungibile rispetto ad altre località, la regione della costa nordorientale di Hainan sta assistendo a un crescente numero di visitatori attirati dai progressi della Repubblica popolare nel campo dell’esplorazione del cosmo. A ciò si aggiungono i paesaggi caraibici dell’isola, in una combinazione che sta rivoluzionando l’economia locale.

Sognare lo spazio

Quando è alta stagione a Wenchang? Ogni volta che l’Agenzia spaziale cinese (CNSA) pianifica un lancio. Solo grazie a queste date, ha riferito un abitante dell’isola alla testata Usa Bloomberg, un ostello arriva a guadagnare 25 mila euro nell’arco di un anno. Durante i lanci le tariffe dell’hotel Hilton di Wencheng sono fino a sette volte superiori alla norma.  In occasione dei lanci nella cittadina di Longlou, meno di 30 mila residenti e a soli tre chilometri dal centro spaziale, si riversano centinaia migliaia di persone disposte a pagare oltre 60 euro per guadagnarsi il punto panoramico migliore. I ristoranti e gli hotel “a tema” stanno spuntando come funghi, mentre lo stesso centro di Wencheng si è attrezzato per avere la sua area espositiva ad hoc. 

Il suo Centro di divulgazione scientifica aerospaziale organizza eventi e conferenze aperti al grande pubblico, nonché degli incontri specifici a margine dei lanci. È quello che è accaduto, per esempio, per il lancio della sonda Chang’e 6 a inizio maggio 2024, quando Pechino ha dato via a una delle missioni più ambiziose nella storia dei suoi programmi spaziali: la raccolta di campioni sulla faccia nascosta della Luna.

La costruzione della stazione spaziale cinese Tiangong, iniziata con il lancio del primo modulo Tianhe nel 2021, è stato un altro momento di grande orgoglio per gli appassionati di avventure spaziali. A meno di vent’anni dalla partenza del primo taikonauta della Repubblica popolare cinese verso le stelle (Yang Liwei, 2003), solo ventidue persone hanno preso parte alle missioni spaziali. Grazie alla costruzione di Tiangong questa cifra ha preso a salire velocemente negli ultimi tre anni: dalla prima squadra composta da civili mai andata in orbita per conto della CNSA a quella più giovane in assoluto, la conquista del cosmo inizia ad avere nomi e volti noti al grande pubblico. In un’indagine del 2019, alla domanda “che cosa vuoi fare da grande?” il 56% dei bambini cinesi ha risposto: l’astronauta. Allo stesso quesito i bambini nati negli Usa avevano preferito “Youtuber”.

La leggenda del “Palazzo celeste”

Il mito della corsa allo spazio cinese è denso di richiami culturali non indifferenti. Uno dei segreti del fascino della comunicazione intorno alle missioni spaziali sta proprio nei nomi: Tiangong, Chang’e. E anche la crescente popolarità della fantascienza cinese in patria e all’estero sta contribuendo alla costruzione di una narrazione complessa e coinvolgente del ruolo della Cina nell’esplorazione del cosmo.

Partiamo dalla stazione spaziale: Tiangong, letteralmente “Palazzo celeste”. Il suo nome è direttamente legato alla leggenda del “sovrano celeste” Fuxi, uno dei tre imperatori leggendari che ad un certo punto salì in cielo per risiedere, appunto, nel Palazzo celeste. I razzi che trasportano l’equipaggio della stazione spaziale si chiamano Shenzhou, ovvero “vascello divino”, mentre Tianzhou (“vascello celeste”) è come vengono chiamate le missioni senza equipaggio. Ricco di rimandi alla mitologia cinese anche il nome delle missioni Chang’e, preso dalla dea della Luna che fuggì dalla Terra dopo aver rubato l’elisir dell’immortalità al marito Hou Yi. La dea è accompagnata dal coniglio Yutu (“Coniglio di giada”), al quale sono ispirati i nomi dei rover lunari. 

Nella nomenclatura delle missioni spaziali cinesi rimangono ancora degli strascichi di nomi legati alla tradizione rivoluzionaria, come i razzi di gamma Changzheng (“Lunga marcia”), ma il richiamo alla cultura cinese emerge come punto di arrivo di una lunga storia iniziata migliaia di anni fa, nel “Paese di mezzo”, Zhongguo.

Dal turismo in terra al turismo in cielo

Anche nella Repubblica popolare si inizia a portare lo spazio non solo nella cultura pop, ma anche sul mercato. Il 17 maggio la società spaziale cinese CAS Space, affiliata all’istituto di ingegneria dell’Accademia cinese delle Scienze (CAS), ha annunciato che manderà i primi veri “turisti spaziali” entro il 2028. Il primo “veicolo turistico spaziale” partirà nel 2027 e raggiungerà lo spazio l’anno successivo con un modulo capace di ospitare fino a sette persone. Il costo del biglietto? Oltre 400 mila euro a persona. Tutto questo a pochi giorni da un altro annuncio in arrivo dagli Stati uniti, dove la Blue Origin di Jeff Bezos ha appena completato la costruzione del nuovo missile per “viaggi brevi” nello spazio chiamato New Shepard.

Mentre negli States il tema dei voli spaziali commerciali è da tempo entrato nel ventaglio delle proposte di alcuni miliardari come Bezos e Elon Musk, in Cina questa notizia ha aperto nuove prospettive sul futuro (e sulla rapidità) del progresso cinese nel campo dei viaggi interstellari. Pechino ha aperto il settore nel 2014, ma le compagnie private legate al settore aerospace oggi sono ancora legate ai grandi conglomerati statali. I loro nomi, però, iniziano a farsi conoscere sulla stampa, tra questi: Landspace, Space Pioneer, Galactic Energy e Orienspace. E anche la stazione spaziale Tiangong potrebbe, un domani, diventare la prossima tappa di un tour che per ora si conclude alla stazione di lancio di Wenchang con il naso all’insù.