A febbraio Pechino ha emanato nuove linee guida per migliorare le condizioni dei lavoratori gig del paese, sulla scia delle misure approvate nel 2021: in sostanza, stipendi adeguati ai salari minimi e più tutele. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Qui per recuperare la altre puntate
A febbraio 2024 il ministero delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale cinese ha pubblicato nuove linee guida per migliorare le condizioni dei lavoratori gig del paese, in particolar modo quelli del settore della consegna di cibo e del ride-hailing. Il nuovo documento, “Kuaidi shichang guanli banfa” (快递市场管理办法, “Misure di gestione del mercato delle consegne” ), ha previsto l’entrata in vigore il primo marzo di precise richieste per le aziende: garantire ai collaboratori (che figurando come lavoratori autonomi non sono protetti dai contratti di lavoro tradizionali) le ferie e adeguare gli stipendi ai salari minimi locali.
Secondo quanto si legge in un comunicato diffuso dall’agenzia nazionale Xinhua, le aziende coinvolte “sono tenute a erogare una paga maggiore durante i periodi di vacanza”, ma anche prevenire il sovraccarico di lavoro attraverso notifiche invitate nell’app che gestisce il servizio per ricordare ai lavoratori di fare una pausa superate un certo tot di ore. I nuovi regolamenti sottolineano anche l’importanza di dare un riscontro alle lamentele dei collaboratori, comunicando cambiamenti contrattuali e modifiche agli algoritmi che gestiscono il servizio.
Sulla scia del 2021
Le nuove misure chiariscono questioni già emerse nelle linee guida pubblicate nel 2021, quando per la prima volta sette agenzie governative hanno chiesto di promuovere un “uso moderato” dell’algoritmo. In quell’anno, dopo essere stata coinvolta nelle indagini condotte dalle autorità anti-trust del paese, per prima Meituan ha reso pubblici i parametri su cui si basa il funzionamento del suo sistema di gestione, aggiungendo di aver apportato delle migliorie all’app: invece che un tempo stimato di consegna, ai rider è stato dato un minutaggio più flessibile che tenesse conto di “scenari insoliti” come maltempo e incidenti stradali.
Le misure emanate nel 2021 hanno esposto anche la carenza di assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro. Un’urgenza che era emersa a seguito di casi di incidenti stradali che avevano coinvolto lavoratori delle consegne, costretti poi loro stessi (o le loro famiglie) a farsi carico delle spese ospedaliere e della riparazione del mezzo. Con l’impennata del numero di rider durante la pandemia, la sicurezza stradale dei fattorini è stata interpretata in alcuni casi come un problema di ordine pubblico. Difficile ignorare la folla di rider che attraversa le grandi città del paese negli orari di punta e si accodano di fronte ai cancelli degli enormi compound abitativi.
Per contrastare l’aumento di infrazioni commesse dagli addetti alle consegne, i dipartimenti locali hanno aumentato le multe o rafforzato il controllo stradale. L’Ufficio di pubblica sicurezza del distretto di Jiading, a nordovest di Shanghai, diffonde report mensili delle violazioni del codice stradale a opera di rider: quello relativo al mese di dicembre allega foto dei malcapitati e il nome in parte censurato, come anche le società per cui lavorano. Su dieci infrazioni segnalate, sette sono state commesse da addetti alla consegna di Meituan e tre di Eleme (le due società di food delivery che si contendono il mercato). Le contravvenzioni più comuni sono la guida in direzione contraria al senso di marcia consentito e l’attraversamento in aree pedonali. Le sanzioni si aggirano dai 100 ai 200 yuan.
I problemi endemici di un settore in crescita. O forse no
Già nel 2020 l’allora premier Li Keqiang ha riconosciuto la presenza di una fetta consistente di persone che garantivano quei servizi che con lo scoppio della pandemia di Covid-19 stavano diventando sempre più essenziali. L’obiettivo del governo, ha dichiarato Li in quell’occasione, era di “continuare a fornire supporto [alle persone coinvolte] e allo stesso tempo eliminare le restrizioni ingiustificate che impediscono lo sviluppo delle nuove industrie”. Se da una parte le istituzioni hanno elogiato le occupazioni flessibili per il loro contributo a contrastare l’occupazione con l’offerta di lavori facilmente accessibili, dall’altra le autorità hanno dichiarato di aver condotto ricerche approfondite nell’ottica di risolvere problemi come la progressiva riduzione dei tempi di consegna e delle paghe, oltre che la mancanza di chiarezza nelle clausole contrattuali.
Alla frammentazione della forza lavoro sono stati dedicati più di uno studio: è emerso che il mercato cinese è caratterizzato rispetto ad altri nel mondo dalla presenza di una percentuale consistente di addetti alla consegna assunti da società terze a cui i colossi delle piattaforme subappaltano il servizio (i cosiddetti rider outsourced). Un lungo saggio risalente al 2021 raccoglie gli esiti di oltre 1900 sentenze che hanno coinvolto fattorini e che sono state seguite dalla organizzazione no-profit Beijing Zhicheng Migrant Workers Legal Aid and Research Center (BZMW). Si legge, tra le altre, la testimonianza dell’avvocato Chen Xing, che dopo aver dedicato mezza giornata a fare ricerca tra le clausole dell’app di Eleme con cui poter iscriversi come fattorino (dal nome Hummingbird Crowdsourcing, in cinese fengniao zhongbao 蜂鸟众包), ha ammesso di non essere riuscito a capire chi fosse riconosciuto in senso giuridico come datore di lavoro.
In un caso di infortunio sul lavoro, il rider Shao Xinyin ha scoperto solo in sede di tribunale che di fatto aveva firmato un contratto di lavoro con un’altra società, la Dias. Di fronte al tribunale di Chongqing, quest’ultima ha dichiarato di aver già trasferito il servizio a una terza azienda, la Tcc. Una “rete oscura” che aggrava una situazione resa già complessa dall’emergere di nuovi servizi di consegna come Baidu Waimai e Koubei, che hanno rafforzato la competizione nel settore con ricadute pesanti sulle condizioni dei fattorini.
Secondo i dati del 2022, su un totale di 876 milioni di persone in età lavorativa, fattorini, autisti a chiamata e corrieri sono circa 85 milioni, il 10% del totale. Una consistente categoria di persone il cui status lavorativo, il reddito e le opportunità sono strettamente legati alle performance dell’economia delle piattaforme cinese, che non è rimasta indenne dai lockdown del 2022: in quell’anno, secondo i dati raccolti dalla società di ricerca di mercato BigOne Lab, gli annunci di lavoro per fattorini hanno registrato un calo per poi tornare a crescere nei primi mesi del 2023 e registrare un picco a ribasso da marzo.
Nella città meridionale di Dongguan, secondo le autorità, a metà del 2023 ogni veicolo di ride-sharing ha completato in media nove ordini al giorno, con un calo di quasi il 20% rispetto all’anno precedente. I numeri, in generale, segnalano un contesto di indebolimento della domanda e di saturazione del mercato.
Reazioni sul web
Social media e siti di informazioni hanno dato voce a varie opinioni sulle nuove misure. Oltre al tema delle tutele dei lavoratori, ad aver promosso un dibattito è il punto che riguarda il miglioramento della qualità del servizio, introducendo tra gli altri il divieto per fattorini e i corrieri di confermare l’effettiva consegna del pacco o di lasciare i pacchi negli appositi locker previa consenso del cliente. Secondo alcuni utenti, il consumatore dovrebbe poter scegliere se ricevere il prodotto direttamente a casa, invece che vederselo consegnare nelle cassette elettroniche, nelle stazioni di ritiro o nei box che si trovano all’entrata dei grandi compound residenziali: un aspetto che, secondo molti commenti, dimostra una progressiva riduzione della qualità dei servizi.
L’attenzione al tempo di riposo dell’addetto alla consegna e al contrasto del sovraccarico di lavoro è stata interpretata dalle aziende del settore con l’imposizione di un tetto al numero di ordini che un lavoratore può portare a termine. Il magazine Daily Economy News (Meiri jingji xinwen. 每日经济新闻) ha raccolto testimonianze di prospetti di guadagno inevitabilmente più ridotti: se i lavoratori più capaci riuscivano a portare a termine anche 400 o 500 ordini al giorno, ora non possono superare i 130. La paga giornaliera si è ridotta al punto da superare di poco la multa di 100 yuan al giorno prevista in caso di mancato rispetto delle nuove disposizioni. Nelle ore successive all’entrata in vigore delle misure, alcune società di logistica hanno sperimentato dimissioni di gruppo di circa un quinto della forza lavoro.
Il sentimento generale è che la messa in pratica dei regolamenti sul lavoro gig non dovrebbe essere trasferita individualmente sui lavoratori delle consegne, che hanno sperimentano in più occasioni un aumento dei requisiti di consegna senza la controparte di miglioramento delle tutele. “Le società dovrebbero assumersi le proprie responsabilità”, ha commentato un lavoratore al giornale: “Ad esempio, migliorando l’efficienza del servizio attraverso mezzi tecnologici, piuttosto che scaricare i costi sui rider”.
Marchigiana, si è laureata con lode a “l’Orientale” di Napoli con una tesi di storia contemporanea sul caso Jasic. Ha collaborato con Il Manifesto, Valigia Blu e altre testate occupandosi di gig economy, mobilitazione dal basso e attivismo politico. Per China Files cura la rubrica “Gig-ology”, che racconta della precarizzazione del lavoro nel contesto asiatico.