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Dialoghi – In Cina si continua a parlare dei fattorini

In Dialoghi: Confucio e China Files, Economia, Politica e Società by Vittoria Mazzieri

Due casi di cronaca, riguardanti la morte di fattorini, hanno contribuito a riportare le fragili condizioni dei rider cinesi al centro dell’attenzione pubblica. Anche e soprattutto alla luce di un report di Meituan, colosso del food delivery, secondo cui chi consegna full time guadagnerebbe più della media. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Qui per le altre puntate

Quell’algoritmo perfetto / mentre calcola il percorso e l’efficienza / calcola anche la disperazione di un uomo?”. Sono alcuni versi della poesia, dal titolo Algoritmo, postata a fine luglio sulla piattaforma Bilibili (e prontamente achiviata e tradotta in inglese da China Digital Times) nelle ore successive al tragico decesso di un fattorino. Dal racconto di un suo vicino di casa emerge che l’uomo sarebbe morto lo scorso 21 luglio, il giorno più caldo mai registrato, proprio per le temperature torride a cui lo esponeva il suo lavoro. Il caso di cronaca ha contribuito a riportare al centro del dibattito pubblico le condizioni dei milioni di fattorini che nella Repubblica popolare affollano un mercato, quelle della consegna a domicilio, sempre più competitivo.

Malgrado i tentativi di regolamentazione che Pechino ha intrapreso nei confronti dell’ampio e variegato settore della gig economy (ne avevamo parlato in questa puntata di Dialoghi), il lavoro degli addetti alle consegne continua a esporre a condizioni di stress fisico e mentale derivanti dal traffico stradale e dalla forte pressione imposta dalle tempistiche di consegna. A questo si aggiunge il clima estivo: cercare riparo dalle temperature torride degli scorsi mesi per i fattorini avrebbe significato, scrive sempre China Digital Times, “l’interruzione del flusso costante di attività da cui dipende il loro reddito”. Una complicazione che ha pesato sui rider di tutto il mondo. Quelli a Nuova Delhi, si legge in un reportage di Rest Of World dello scorso giugno, sono stati costretti a ridurre le possibilità di guadagno per sopravvivere ai 50 gradi percepiti in città.

Nelle scorse settimane un altro caso di cronaca ha fatto il giro del web: Yuan, lavoratore delle consegne 55enne e residente ad Hangzhou, è stato trovato morto accasciato sopra il motorino con cui trasportava gli ordini. Un video riprende tragicamente il suo corpo senza vita, con le braccia appoggiate al manubrio, come se dormisse. Ed era proprio così che era solito riposarsi tra un turno di dodici ore e l’altro, ha raccontato un suo collega ai media cinesi. Originario dello Hubei, Yuan è stato ricordato dai suoi compagni gig come un lavoratore instancabile, capace di lavorare fino alle 3 del mattino e tornare operativo alle 6: una condotta che lo aveva reso noto come “re degli ordini”.

Ai fatti tragici si aggiunge anche quanto accaduto a un rider di Meituan, il colosso del settore, che sempre ad Hangzhou è stato fotografato dai presente mentre era inginocchiato davanti a una guardia di sicurezza che lo aveva appena fermato per aver urtato un cancello, chiedendo perdono e pregando di poter essere rilasciato per montare in sella al motorino e scongiurare il rischio di ritardi nelle consegne. Nelle ore successive un piccolo gruppo di fattorini si è riunito sul luogo dell’incidente per protestare contro le angherie subite dalle guardie di sicurezza dei compound abitativi in cui devono consegnare gli ordini. Una questione di lunga data che ha generato incidenti ben più violenti, degenerando perfino in aggressioni fisiche.

Cronaca e finzione

Ma in Cina si è tornato a parlare di fattorini anche per altri motivi. Il 9 agosto il film Nixing Rensheng, 逆行人生 (da tradurre come “Una vita al contrario”, in inglese Upstream), ha debuttato al cinema conquistando un rapido successo e incassando 38 milioni di yuan. La storia è quella di un uomo di mezza età afflitto da problemi economici e familiari che lo costringono a varcare la soglia della temibile industria delle consegne.

Le scene che lo vedono correre rischi mortali nel traffico congestionato di Shanghai, o costretto a portare a termine la consegna sanguinante dopo una brutta caduta, sono state elogiate come capaci di rendere le quotidiane difficoltà insite nella professione. D’altra parte, come scrive Dominic Morgan su Sixth Tone, molti hanno criticato aspramente l’atto finale che lo mostra trionfante sulle avversità grazie al duro lavoro. Altri hanno mosso un’altra critica sostanziale, secondo cui il film mancherebbe di affrontare i problemi sistemici della professione, che ancora esistono e hanno un nome specifico: l’assenza o carenza di tutele.

Sì ma alla fine si guadagna bene, eh

Intanto, sono emersi dati e percentuali che aiutano a fare chiarezza sul dedalo di differenze contrattuali che caratterizzano la gig economy. Un rapporto pubblicato di recente dall’istituto di ricerca affiliato a Meituan, società cardine del settore che si spartisce il mercato con Eleme, fa luce su una serie di questioni più o meno controverse. Il numero dei rider, secondo i dati riportati dall’Ufficio municipale di statistica di Pechino, registrerebbe un aumento costante: a luglio le persone impiegate nei servizi di consegna a domicilio di cibo erano 17 mila, una crescita su base annua del 49,7%. Secondo il rapporto, Meituan sarebbe impegnata con vari governi locali per rendere i quartieri cittadini aree rider friendly e provare così a contrastare i pericoli a cui sono esposti sulla strada.

Un altro punto importante: dei 7,45 milioni di rider registrati nel 2023, l’11% rientrano nella categoria della “accettazione degli ordini ad alta frequenza”, vale a dire di coloro che accettano ordini più di 260 giorni all’anno. Il 41% dei fattorini è attivo dai 30 ai 260 giorni all’anno. I “dilettanti”, yeyu, 业余, costituiscono il 48%. Che l’occupazione di rider fosse per molti un secondo o terzo lavoro e venisse considerata un passaggio transitorio lo dimostra anche una serie di sondaggi di mercato e studi accademici: quello condotto da Sun Ping, ricercatrice della prestigiosa Accademia cinese delle scienze sociali e una delle voci più autorevoli tra gli studiosi della gig economy cinese, ha riportato che l’80% del campione di ricerca (circa 1300 persone impiegate dalla società di consegna) era certo di voler cambiare lavoro entro un paio d’anni.

Il punto che ha acceso il dibattito della società civile, tuttavia, è che il salario dei team di consegna attivi in città come Pechino, Shanghai e Shenzhen supererebbe quello medio locale. A giugno, si legge nel report, lo stipendio mensile di un fattorino “ad alta frequenza” ha superato gli 11 mila yuan (poco più di 1400 euro), mentre si attesta sui 7.354 per chi ha lavorato meno giorni. Quindi sarebbe possibile guadagnare quanto se non di più di un altro lavoro, visto che a Pechino lo stipendio medio si aggira proprio sugli 11 mila yuan al mese. Ma sembra chiaro che la paga competitiva non sia un fattore sufficiente a contrastare l’alto tasso di turnover e, buttando un occhio alle percentuali, sono pochi i rider che riescono a racimolare stipendi così consistenti: garantire un’accettazione degli ordini “ad alta frequenza” significa essere reperibili costantemente nelle più affollate della giornata e nei giorni di maltempo, incorrendo in maggiori rischi per la propria salute.

Le percentuali riportate nel rapporto di Meituan, inoltre, sembrano fare riferimento soltanto alla distinzione tra rider crowdsourcing, a cui ci si riferisce come zhuangbao, 众包, e a quelli Lepao 乐跑, vale a dire i rider che aderiscono a programmi di fidelizzazione della durata di una settimana con requisiti specifici di orari di lavoro e consegne (c’è anche il corrispettivo di Eleme, Youxuan, 优选). I secondi garantirebbero quella ridotta percentuale di rider “fissi”. Non si fa menzione, invece, della consistente categoria di fattorini che, pur prestando servizio per i grandi colossi e indossando le loro casacche, vengono assunti dalle società terze e rientrano quindi nel bacino variegato di chi è sottoposto a inquadrature contrattuali sempre diverse e sempre più complesse: secondo uno studio di novembre 2023 pubblicato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) e curato da Chen Julie Yujie e Sun Ping, nel 2021 i rider zhuangsong, 专送, in subappalto a società terze, erano oltre la metà del totale.

La distinzione tra fattorini che garantiscono una presenza “fissa” nel settore e quelli più flessibili, inoltre, non tiene conto dell’ammontare di ore lavorative giornaliere. Le ricerche condotte da Chen e Sun riportano che i rider “dipendenti” della piattaforma, i zhuangbao e i Lepao, sono spinti a lavorare di più di quelli a contratto con società terze, proprio per tentare di raggiungere i presunti stipendi competitivi di cui si parlava sopra. Uno studio del 2020 ha riportato che il 30% dei rider crowdsourcing che lavoravano full-time consegnava ordini per più di 12 ore al giorno.