“Arricchirsi è glorioso”, recitava un vecchio slogan di Deng Xiaoping. Ma nella Cina che non cresce più a doppia cifra i cittadini della Repubblica popolare preferiscono affidarsi alla fortuna. È così che lo scorso agosto il ministero della Finanza cinese è arrivato a registrare un picco di guadagni pari a 7.25 miliardi di dollari dalla vendita dei biglietti della lotteria nazionale, la China Welfare Lottery. Un incremento del 53,6% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente che si è poi consolidato negli ultimi mesi del 2023, portando alle casse dello Stato quasi 60 miliardi di dollari tra tagliandi istantanei e puntate sull’equivalente cinese del “SuperEnalotto”.
Secondo diversi analisti e accademici si tratta di una febbre da gratta e vinci guidata dal rallentamento dell’economia e dall’aumento della disoccupazione nel Paese. A questo proposito in un’intervista sulla rivista finanziaria cinese Caixin, Huang Zhenxing, professore presso l’università di Economia e Finanzia di Shanghai, ha dichiarato che “inconsciamente nell’immaginario comune le opportunità di arricchirsi tramite il lavoro stanno diminuendo” ed è per questo che “la gente è ben disposta a tentare la fortuna tramite la lotteria se vede che si può diventare ricchi dall’oggi al domani”.
La morfologia delle grandi città in Cina ben riflette questo cambiamento. Nell’ultimo anno gli stand ufficiali della lotteria nazionale sono comparsi ovunque nelle metropoli: dai centri commerciali fino alle stazioni del treno, passando per le vie più frequentate nei luoghi turistici. Non solo. Come la gran parte delle attività quotidiane in Cina, anche la lotteria è largamente presente nel digitale. Sulle principali piattaforme social come Wechat e Douyin esiste infatti una sezione dedicata al gioco, dove puntare denaro dal proprio portafogli digitale e controllare i numeri vincenti online o “grattare” virtualmente le tessere con un semplice “swipe-up”. La smania ha abbracciato anche le festività. In occasione del Capodanno lunare che si festeggia in questi giorni o il San Valentino appena trascorso (uno dei sei momenti dell’anno per celebrarlo) le tradizionali “buste rosse” (hongbao 红包) con le mance dei parenti sono state sostituite da mazzi di fiori fatti di gratta e vinci e da torte con all’interno dei biglietti della lotteria.
Ad attrarre sono soprattutto i premi in palio. Con una spesa dai 2 ai 10 yuan per tessera nei gratta e vinci e per le puntate nell’equivalente del SuperEnalotto (lo shuangseqiu, 双色球, che però in Cina ha sette numeri, sei rossi e uno blu) le vincite vanno dalle poche centinaia di yuan (pari a qualche decina di dollari) a bottini nell’ordine dei milioni. La scorsa estate un giovane lavoratore migrante di Hangzhou ha vinto la cifra record di 11 milioni di dollari puntando come numeri le date di nascita della moglie e del figlio in tre diversi biglietti, guadagnandosi così l’affetto (e non solo l’invidia) dei suoi concittadini. La sua storia ha fatto il giro del web soprattutto perché rappresenta il nuovo target del gioco d’azzardo condonato dallo Stato: i giovani.
Sono loro i più desiderosi di tentare la fortuna. Dove una volta l’acquisto dei biglietti della lotteria era appannaggio degli anziani, che in modo saltuario si concedevano il vizio di un gratta e vinci, oggi gli under 30 in Cina acquistano gratta e vinci in blocco per risollevare le proprie sorti. C’è anche chi ne ha fatto una carriera sui social, intrattenendo i propri followers con video e live streams “grattando” in diretta. Sui social come Xiaohongshu e Douyin questa pratica si ritrova sotto l’hashtag guaguale (刮刮乐), letteralemente “gratta, gratta e sii felice”, con visualizzazioni che superano i 6 miliardi di utenti.
Un’assuefazione collettiva che unisce il bisogno di rivalsa dei giovani, ormai convinti di non avere le stesse prospettive di crescita economica delle generazioni precedenti, alle bizzarre tendenze dei social nella Rpc. Il tutto mentre il gioco d’azzardo in Cina è ufficialmente vietato. In base all’articolo 303 del Codice penale cinese, infatti, il gioco d’azzardo è considerato illegale in tutte le sue forme. In passato era addirittura vietati per i cinesi aprire casinò all’estero per attirare clientela dalla Cina. Ad oggi gli unici luoghi in cui si può legalmente giocare d’azzardo sono Hong Kong e Macao, conosciuta come la Las Vegas dell’Asia, ma anche qui un emendamento alla legge che regola i casinò dell’ex colonia portoghese ha pesantemente ristretto il margine d’azione dei sei operatori autorizzati della città, cercando di ridurre la dipendenza della metropoli dagli introiti del gioco d’azzardo e dando maggiore potere al governo centrale di revocare le concessioni di gioco.
In base alla legge cinese però, la lotteria non è ufficialmente considerata gioco d’azzardo, ed è invece sponsorizzata come una pratica patriottica, visto che i proventi vengono reinseriti nel welfare. In altre parole, se c’è da scommettere meglio scommettere sullo Stato, anche se per i giovani, è sempre più un azzardo.
“Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano.
Giornalista praticante, laureata in Chinese Studies alla Leiden University. Scrive per il FattoQuotidiano.it, Fanpage e Il Manifesto. Si occupa di nazionalismo popolare e cyber governance si interessa anche di cinema e identità culturale. Nel 2017 è stata assistente alla ricerca per il progetto “Chinamen: un secolo di cinesi a Milano”. Dopo aver trascorso gli ultimi tre anni tra Repubblica Popolare Cinese e Paesi Bassi, ora scrive di Cina e cura per China Files la rubrica “Weibo Leaks: storie dal web cinese”.