Il Tougan, la nuova tendenza del web in Cina è un misto tra disagio cringe e voglia di ribellione. E non è solo un fenomeno cinese. “Dialoghi, Confucio e China Files” è la rubrica di China Files in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano.
Tornare a rubare frammenti di vita vera da una quotidianità ridotta a social e pressioni sociali. È questo il nuovo obiettivo dei giovani in Cina, stanchi di quella monotonia fatta di ostacoli e difficoltà nota a Millennials e GenZ di tutto il mondo, ma particolarmente sentita nella Repubblica popolare dell’economia che arranca e dei laureati disoccupati. Una condizione che ha portato migliaia di persone a riconoscersi nell’ultima tendenza diventata virale sui social in Cina quella del cosiddetto “furto emotivo” o per meglio dire della “modalità in incognito”, in cinese tou gan (偷感). Tou è il verbo cinese per “rubare” e “gan” il nome che indica le sensazioni, le vibes, il sentire. Da qui la descrizione del bisogno dei ragazzi in Cina di rubare piccoli momenti di vita per sé stessi, lontani dagli schermi e lontani dalle pressioni sociali della famiglia.
Pressione social e sociale – Quello del tougan è infatti un trend che calca un doppio binario di appartenenza. Da una parte, indica i piccoli gesti di ribellione con cui adolescenti e giovani adulti provano a rinvigorire il proprio quotidiano fatto di doveri familiari e legati al lavoro. È tougan uscire cinque minuti prima dal lavoro (e non alimentare la cultura tossica dell’overworking). È tougan non raccontare i dettagli della propria vita ai genitori e darsi malato per quel pranzo della domenica. È tougan anche dormire una notte in hotel per non passarle tutte in compagnia del partner e prendersi finalmente un po’ di tempo per sé.
Sulla sensazione di “libertà” si concentrano infatti la maggior parte dei commenti sui social cinesi in questi giorni, così come sono molti i video su Douyin e Bilibili che raccontano la gioia di questi brevi momenti di decompressione sociale.
L’altro filone che rappresenta la sensazione del tougan è legato alla necessità di sottrarsi ai riflettori, dopo anni passati a scrollare incessantemente i feed dei vari social. Perché nella Cina iperconnessa (e in una qualche misura anche nel resto del mondo), anche stare online è diventato uno stress soggetto a pressioni sociali non indifferenti. Ecco così che sentirsi in imbarazzo per un selfie in pubblico diventa tougan, causa di imbarazzo (in barba alla pagina @influencersinthewild). Pubblicare le foto di un viaggio rimane una tentazione ma si desiste per timore dei commenti negativi. Celebrare qualcosa online diventa ridondante e superato e i momenti “rubati” dai social tornano a essere condivisi di persona. Il legame con il virtuale però, rimane, e c’è chi addirittura ha creato un profilo social visibile solo a sé stessi, in cui continuare a condividere immagini del proprio vissuto.
L’ultima resistenza social dopo neijuan e tangping – Non è la prima volta che il web cinese partorisce una tendenza dedicata alla “ribellione sociale”, al sottrarsi ai doveri quotidiani per fuggire una vita troppo stressante. A partire dal 2010 i movimenti online che hanno fatto del disinteresse e dell’apataia la propria bandiera si sono susseguiti riscuotendo più o meno successo, dall’originale neijuan (内卷), l’involuzione per eccellenza, fino al più popolare tangping (躺平) lo sdraiarsi dei giovani disillusi dal mondo del lavoro, passando per l’antesignano del quiet quitting , in cinese diaoyu钓鱼 e il rassegnato Emo了(Emo’le).
Quello che differenzia il tougan dagli altri è il distaccamento al sistema dei social e di Internet, finora in Cina rimasto pervasivo più che in ogni altro Paese del mondo. Solo lo scorso mese la Rpc ha superato il miliardo di utenti Internet, un record globale per un Paese sovrano ma che arriva in un momento di crisi per i social di tutto il mondo.
Sei un Tougan se… – Tra i post più popolari su Weibo esistono delle vere e proprie linee guida su come riconoscere un tougan o un atteggiamento tougan. Eccone alcuni esempi, che dimostrano come in fondo, la modalità in incognito, piaccia anche all’Occidente.
Sei tougan se
– Quando si fa una foto di gruppo voi siete la persona nell’angolo
– Quando i colleghi ti invitano a una cena dopo il lavoro e anche se non avete programmi pensate a mille scuse in un secondo
– Quando ordini un piatto da asporto e scrivi al fattorino “non sono a casa, lascialo alla porta”
– Quando incontri qualcuno in ascensore e fissi il pavimento facendo finta di non averlo visto
– Quando dici che non ti piace parlare, ma poi pubblichi 20 tweet in un giorno
– Quando indossi la mascherina per non venire male in foto
Giornalista praticante, laureata in Chinese Studies alla Leiden University. Scrive per il FattoQuotidiano.it, Fanpage e Il Manifesto. Si occupa di nazionalismo popolare e cyber governance si interessa anche di cinema e identità culturale. Nel 2017 è stata assistente alla ricerca per il progetto “Chinamen: un secolo di cinesi a Milano”. Dopo aver trascorso gli ultimi tre anni tra Repubblica Popolare Cinese e Paesi Bassi, ora scrive di Cina e cura per China Files la rubrica “Weibo Leaks: storie dal web cinese”.