La guerra dei dazi di Donald Trump con la Cina potrebbe raggiungere dimensioni letteralmente bibliche. La minaccia del tycoon di imporre tariffe su tutte le importazioni americane dalla Cina ha provocato l’allarme degli editori che hanno messo in guardia il presidente: le tariffe causeranno un aumento del prezzo di stampa della Bibbia e una conseguente minore reperibilità del testo sacro in terra d’America.
Il problema è che la maggior parte degli editori statunitensi stampano la Bibbia in Cina a causa dell’elevato costo e del processo peculiare coinvolto nella produzione di un testo contenente circa 800mila parole, illustrazioni complesse e pagine ultrasottili e che tradizionalmente si trova in tutti i comodini di hotel, motel e pensioni in tutto il Paese.
HarperCollins Christian Publishing, il più importante editore di bibbie negli Usa, ha stimato che i dazi proposti equivarrebbero a «una tassa biblica del 25% per i consumatori e per le organizzazioni religiose ed educative, penalizzando in special modo i lettori di bibbie a medio e basso reddito», come ha scritto l’amministratore delegato di HarperCollins Christian Publishing, Mark Schoenwald, in una lettera rivolta al più alto funzionario commerciale di Trump.
HarperCollins ha richiesto che bibbie, testamenti, libri di preghiere e testi religiosi vari, vengano rimossi dall’elenco dei prodotti coinvolti nell’introduzione dei dazi. I due più grandi editori di bibbie negli Stati uniti, Zondervan e Thomas Nelson, sono di proprietà di HarperCollins, e insieme controllano circa il 38% del mercato di bibbie americano.
«Riteniamo che l’amministrazione non fosse a conoscenza del potenziale impatto negativo che queste tariffe proposte potrebbero avere su questo settore editoriale e che non avesse davvero l’intenzione di imporre una “tassa biblica” ai consumatori e alle organizzazioni religiose», ha concluso Schoenwald.
Questo non è che un altro promemoria delle conseguenze della guerra commerciale trumpiana contro la Cina che ha già danneggiato gli agricoltori americani, aumentato i costi per le imprese statunitensi e rallentato l’economia globale.
Se il prossimo giro di dazi dovesse entrare in vigore, riguarderebbe tutto ciò che gli Stati uniti importano dalla Cina, inclusi i prodotti statunitensi più iconici come gli Apple iPhone, le scarpe da ginnastica Nike, i droni, i televisori e persino le L.O.L. Surprise Doll, le bambole a sorpresa famosissime tra le bambine statunitensi, con un giro di affari di miliardi tra le bambole e i loro accessori.
Di Marina Catucci
[Pubblicato su il manifesto]