Quando Wang ha scoperto che suo marito la tradiva da anni, non ha avuto un attimo d’esitazione. Si è subito messa alla ricerca delle «cacciatrici di amanti», professioniste addestrate per tentare di interrompere la relazione extraconiugale e rispedire il fedifrago tra le braccia della moglie. Un’opzione meno emotivamente dolorosa e socialmente disdicevole del divorzio. Sono bastati due mesi e una cifra pari a circa 450mila yuan (circa 62mila euro) per riavere indietro il marito. Tanta è stata la soddisfazione che Wang ha persino pensato di diventare a sua volta una «cacciatrice».
Sebbene non siano disponibili i numeri esatti, le agenzie specializzate nel salvataggio di matrimoni sono ormai parecchie. Sul motore di ricerca Baidu – il Google cinese- diversi blog e messaggi pubblicitari sponsorizzano questo genere di servizi, quasi tutti concentrati nelle metropoli del Sud come Shanghai, Shenzhen e Guangzhou. Addirittura, alcune agenzie hanno espanso il proprio business oltre Muraglia fornendo i propri servigi presso la diaspora cinese in giro per il mondo, in attesa di riuscire a conquistare una clientela internazionale.
Weiqing («proteggere i sentimenti»), Pojing Chongyuan («Reunion») e Chongqing Jialijiawai («dentro e fuori casa») sono tra le società di consulenza più conosciute. Weiqing ha aperto i battenti nel 2001 a Shanghai e oggi vanta 300 agenti e succursali in 59 città; lo scorso anno ha totalizzato circa 10mila clienti, contro gli 8000 del 2014. «Il mio obiettivo è prevenire i divorzi», spiega ad AFP Shu Xin, fondatore della società, «ogni anno salviamo grossomodo 5000 coppie». Come?
«Proteggere i sentimenti» si avvale soprattutto di donne laureate in psicologia, sociologia o legge, le quali vengono sottoposte a tre anni di addestramento prima di venire sguinzagliate sul campo. La strategia seguita è sempre la stessa: la «consulente» comincia a pedinare la xiaosan (l’amante) in modo da impararne le abitudini. Un incontro «fortuito» per strada o la richiesta d’aiuto per un problema in casa: ogni occasione è buona per tentare di entrare in contatto con la donna. Le indagini vengono condotte con precisione per valutare se essa sia animata da venalità o da reale passione. Il passo successivo consiste nel conquistarne la fiducia in modo da riuscire a indurla a lasciare l’amato. In alcuni casi gli sforzi delle agenzie vengono dirottati sull’infedele (affinché venga persuaso della venalità della xiaosan) o sulla moglie, per renderne più seducente l’atteggiamento o l’outfit.
Il costoso servizio – tollerato dalla legge cinese – arriva in risposta all’impennata dei fallimenti matrimoniali. Tra il 2007 e il 2014, in Cina, i casi di divorzio sono aumentati da 1,5 a 2,6 su mille, una media ben più alta di quella europea. Soltanto a Pechino, il 2015 ha visto scoppiare 73mila coppie, un numero tre volte superiore a nove anni fa. E proprio l’infedeltà è alla base di molte rotture. Non soltanto le relazioni licenziose vanno a braccetto con il malaffare che regna tra le fila del Partito – secondo uno studio della Renmin University, tangenti e amanti arricchiscono di particolari gustosi ben il 95% dei casi di corruzioni degli ultimi anni. Gli amori clandestini si annidano anche nella vita di tanta gente comune. Stando a Baihe.com, in quasi la metà dei matrimoni almeno uno dei coniugi ha tradito, mentre il 21% dei mariti e il 20% delle mogli al primo matrimonio risulta avere un’amante.
Un trend a cui le «cacciatrici» si propongo di mettere un freno. Alcune lo fanno con metodi meno raffinati. E’ questo il caso di Zhang Yufen che nel 2003 ha fondato la Fire Phoenix Agency e oggi riceve ogni giorno oltre 100 richieste d’aiuto da parte di donne tradite. Oltre alla canonica raccolta di prove incriminanti, la squadra di Zhang non disdegna nemmeno tecniche di persuasione meno ortodosse come le aggressioni fisiche in luoghi pubblici. Un modus operandi che le è valso il soprannome di «killer delle amanti”.
[Scritto per D di Repubblica]
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.