1. Quanto è pericolosa la malattia?
Finora il coronavirus ha contagiato circa 9000 persone, al 98% sul territorio cinese. Oltre 200 persone circa sono morte e oltre 1200 si trovano in condizioni serie. 110 sono guarite. Calcolare il tasso di mortalità in questa fase è difficile perché la malattia non si è ancora stabilizzata. Secondo le stime provvisorie, la mortalità si aggira intorno al 3% dei casi. La malattia sembra dunque più contagiosa ma meno aggressiva rispetto alla SARS, un coronavirus simile per tanti aspetti a quello attualmente in circolazione in Cina con un tasso di mortalità del 10% circa.
2. Come si trasmette il nuovo coronavirus?
Il virus si trasmette attraverso le minuscole goccioline di saliva che emettiamo quanto tossiamo o ci soffiamo il naso. Per questo, quando i medici devono rintracciare i contatti di un paziente – ad esempio, tra chi ha volato sullo stesso aereo – si concentrano sulle persone che si sono trovate a meno di due metri dalla persona contagiata. Il virus si può contrarre anche toccando una superficie su cui è presente il virus e poi portando le mani a contatto con gli occhi o la bocca (un gesto che facciamo spesso inconsapevolmente).
3. Quanto tempo ci vorrà per avere un vaccino?
Diversi gruppi di ricerca nel mondo stanno lavorando allo sviluppo di un vaccino. È possibile che nel giro di qualche mese, o anche prima, i ricercatori abbiano sviluppato un “vaccino candidato”, cioè un farmaco che vale la pena sperimentare. A quel punto, il farmaco verrà testato sugli animali e poi sull’uomo in fasi successive. Se il vaccino si rivelerà efficace, sarà autorizzato dalle agenzie nazionali e sarà prodotto su scala industriale. Per questo iter di solito servono molti anni, e infatti non disponiamo ancora di un vaccino contro la SARS che si diffuse nel 2002. Utilizzando procedure di emergenza, è possibile accorciare i tempi a due o tre anni.
4. Esiste una terapia contro il nuovo coronavirus?
Attualmente non esistono terapie antivirali specifiche contro il coronavirus. Sono disponibili solo “terapie di supporto”, cioè mirano ad aiutare l’organismo a difendersi fornendo una sufficiente ossigenazione e idratazione ma non aggrediscono direttamente il virus. In alcuni ospedali si stanno sperimentando terapie antivirali, usando farmaci efficaci contro altri virus, ma è presto per avere risultati affidabili. Finora, circa un centinaio di persone contagiate sono state dichiarate guarite.
5. Ci sono categorie a rischio?
Delle prime vittime del coronavirus sono stati diffusi età e stato di salute. Almeno la metà di loro aveva un’età molto avanzata o soffriva di altre patologie come asma, diabete o Parkinson. Si tratta di un profilo sanitario tipico nel caso di malattie dell’apparato respiratorio come le polmoniti tradizionali, che risultano letali soprattutto tra i pazienti anziani e già malati. In seguito, però, con l’allargarsi dell’epidemia sono state contagiate anche persone più giovani. Attualmente, secondo i dati dell’OMS, l’età media delle persone contagiate è di 48 anni e al 70% si tratta di maschi.
6. Quanto dura l’incubazione?
Secondo l’OMS, trascorrono in media 5-6 giorni tra il contagio e lo sviluppo dei sintomi. Non è ancora chiaro se la trasmissione durante il periodo di incubazione sia una forma rilevante di contagio. In generale, una persona asintomatica trasporta una carica virale molto bassa, quindi la probabilità che sia contagiosa è normalmente inferiore. Tuttavia sono stati registrati casi di contagio da parte di persone che non avevano ancora manifestato i sintomi. I numeri però sono troppo bassi per stabilire se la trasmissione da persone asintomatiche avvenga con una probabilità significativa o se sia un evento eccezionale.
Di Andrea Capocci
[Pubblicato su il manifesto]