Per ora a terra ci restano gli aerei ma a lungo andare rischia di finirci anche l’Italia. La decisione di stoppare tutti i voli diretti da e per la Cina (e che comprende anche Hong Kong, Macao e Taiwan) continua a creare qualche frizione all’interno del governo e dell’intera scena politica italiana. Come raccontato da Affaritaliani, l’introduzione del “ban” ha diversi punti poco chiari. Nodi che non sono stati sciolti, anzi. Le diverse posizioni all’interno del governo in materia sono rimaste tali, mentre l’opposizione evidenzia le contraddizioni del provvedimento. Senza parlare delle conseguenze economiche (più che evidenti soprattutto sul turismo ma che in realtà si faranno sentire anche su altri settori) e diplomatiche, con Pechino che continua a far capire di non aver accolto bene (per usare un eufemismo) la mossa del governo Conte bis, arrivata proprio all’inizio di quello che dovrebbe essere l’anno del turismo e della cultura Italia-Cina.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, tornato in “gioco” dopo essere inizialmente stato sostanzialmente estromesso, vorrebbe probabilmente vedere cancellato il divieto. “E’ chiaro che si tratta di misure temporanee”, ha dichiarato l’ex leader politico del Movimento Cinque Stelle in un’intervista ad Associated Press. “In questo momento stiamo realizzando questi controlli di emergenza nei nostri aeroporti e porti per le necessarie verifiche, e una volta che saremo adeguatamente attrezzati potremmo fare le nostre valutazioni”. Messaggio chiaro, recapitato anche alle istituzioni di Pechino con le quali il titolare della Farnesina aveva messo in piedi un ottimo rapporto, in particolare dopo la firma del memorandum di adesione alla Belt and Road Initiative dello scorso marzo, quando Di Maio era ancora allo Sviluppo Economico.
Il problema è che tornare indietro non è semplice. Anche perché la decisione, presa di concerto da Palazzo Chigi e il ministero della Salute, viene ritenuta necessaria non solo da un punto di vista di contenimento dell’emergenza ma anche da un punto di vista politico. Sospendere i voli diretti con la Cina è stato infatti un modo, consapevolmente o meno, per togliere un argomento all’opposizione, in particolare alla Lega di Matteo Salvini, che aveva già iniziato a battere su quel tasto e ora chiede ulteriori controlli.
Il governo di Taipei ha apertamente richiesto l’eliminazione del divieto e ha convocato per avere spiegazioni Davide Giglio, responsabile dell’Ufficio Italiano di Promozione Economica, Commerciale e Culturale. E anche il governo di Pechino continua a mandare segnali che la misura non è piaciuta. “Alcuni Paesi, ignorando le raccomandazioni dell’Oms, hanno annunciato un blocco totale dei viaggi. Queste iniziative sono l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno nelle relazioni tra Stati”, ha dichiarato l’ambasciatore cinese in Belgio Cao Zhongming. “Abbiamo notato la risposta dell’Italia a questo focolaio. Speriamo che la parte italiana faccia una valutazione obiettiva, giusta, calma e razionale dell’epidemia, e comprenda e sostenga gli sforzi del governo cinese per contenerla e controllarla”, ha detto invece la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying. “Le misure pertinenti da adottare dovrebbero essere in linea con le raccomandazioni dell’Oms, non superare livelli ragionevoli, evitando di incidere sui normali scambi di personale”, ha aggiunto. Il tutto mentre al momento non si sa ancora quando sarà possibile organizzare altre voli di rimpatrio degli italiani presenti in Cina. E comunque si può continuare ancora a viaggiare utilizzando scali intermedi in altri paesi senza divieti. La decisione del governo rischia di scontentare un po’ tutti.
[Pubblicato su Affaritaliani]Di Lorenzo lamperti*
***Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.