Ancora polemiche sui servizi d’intelligence sudcoreani. Questa volta per la pubblicazione di informazioni riservate sui colloqui del 2007 tra gli allora leader delle due Coree, Kim Jong-il e Roh Moo-hyun. Una decisione che per i critici mette a rischio ipotetici nuovi colloqui tra Seul e Pyongyang. Cosa accade quando a diffondere informazioni riservate sono direttamente i servizi segreti? La domanda sta avendo una risposta in Corea del Sud. Pietra dello scandalo è stata la decisione del servizio d’intelligence NIS di pubblicare le trascrizioni di un incontro del 2007 tra il defunto leader nordcoreano Kim Jong-il e l’allora presidente sudcoreano Roh Moo-hyun, anche egli morto – forse suicida – due anni dopo. Al centro della conversazione c’è la disputa inter-coreana sul confine marittimo conteso, noto come Northern Limit Line.
Durante la campagna elettorale per le presidenziali dello scorso dicembre parlamentari conservatori del Partito Saenuri non mancarono di attaccare i liberali, sostenendo che a suo tempo Roh avesse trovato un’intesa con il Caro Leader per rivedere il controverso confine marittimo a ovest della penisola coreana. Una linea di demarcazione che il regime ha sempre contestato e lungo la quale non sono mancati gli incidenti e gli scontri.
Ufficialmente per fare chiarezza, il mese scorso i servizi hanno deciso di consegnare alla stampa le trascrizioni del vertice. Roh suggerì al leader nordcoreano di istituire un’area di pesca comune e una cosiddetta “zona della pace”. Nei 131 minuti di conversazione non ci sono tuttavia riferimenti espliciti a una revisione della linea di confine.
La pubblicazione ha scatenato nuove polemiche contro il Nis, già sotto pressione per le accuse di aver orchestrato una presunta campagna online per gettare discredito sui candidati liberali e progressisti durante il voto di dicembre e indirizzare così le preferenze degli elettori sulla candidata conservatrice Park Geun-hye, poi effettivamente vincitrice della tornata. Tra le file dell’opposizione c’è inoltre chi ritiene plausibile che già mesi prima di rilasciare il materiale i servizi lo abbiano dato ai parlamentari conservatori così da poter attaccare l’eredità di Roh
Dal canto loro, i nordcoreani hanno reagito alla diffusione delle trascrizioni con un comunicato in cui si tirava in ballo il ruolo di Park. Secondo quanto scrive l’agenzia ufficiale Kcna, la Casa Blu (il Quirinale sudcoreano, ndr) ha per forza dato il proprio assenso alla pubblicazione.
Le critiche alla decisione del Nis fanno leva sulle possibili ripercussioni della pubblicazione sui rapporti tra Seul e Pyongyang. In particolare quando è trascorso appena un mese dal rinvio per questioni di protocollo degli annunciati colloqui tra i due governi per risolvere lo stallo di Kaesong, il complesso industriale congiunto fermo dalle settimane di tensione e minacce di attacchi che hanno segnato i mesi di marzo e aprile.
La stessa Park si è mostrata riluttante a commentare il gesto del Nis, forse per non alimentare nuove polemiche, come sottolinea il sito NK News. Comunicati di fuoco a parte, anche i nordcoreani, per non mettere a rischio future ipotesi di dialogo con Seul, non sono andati avanti con le minacce di pubblicare le trascrizioni di colloqui avuti da Park durante una visita a Pyongyang nel 2002.
Nuove rivelazioni potrebbero arrivare invece dal versante sudcoreano. I parlamentari del Saenuri e della principale forza d’opposizione, il Partito democratico, hanno votato a favore della richiesta all’Archivio di Stato per avere accesso a tutti i documenti e alle registrazioni dell’incontro del 2007 tra i leader dei due Paesi. Materiale che per ragioni di sicurezza nazionale dovrebbe rimanere secretato per 30 anni. Lo scopo della richiesta è mettere fine una volta per tutte alle speculazioni su quanto Roh e Kim si siano veramente detti e capire se i contenuti dell’incontro corrispondano ai documenti pubblicati dal Nis.
[Foto credit: zimbio.com]