Nove mesi dopo l’assegnazione delle olimpiadi invernali, un maxiscandalo di scommesse illegali scuote il mondo dello sport sudcoreano. La giustizia di Seul è corsa ai ripari comminando pene esemplari, nel tentativo di salvaguardare una disciplina sportiva in ascesa nel Paese.
Grosso guaio a Seul. Quando mancano pochi mesi alle Olimpiadi di Londra, il capo delegazione sudcoreano, Yu Kyung-su, ha rassegnato le dimissioni perché coinvolto in un’inchiesta per malversazione. Come presidente del gruppo d’affari Eugene avrebbe commesso irregolarità nell’acquisizione della catena di negozi di elettronica Himart.
L’episodio è un fatto secondario, ma anche l’ultimo in ordine di tempo di una serie di scandali che ha colpito il mondo dello sport a Sud del 38esimo parallelo. Lo scorso 15 marzo, 31 atleti tra calciatori, giocatori di baseball e pallavolo coinvolti in un giro di scommesse sono stati inquisiti per corruzione e per aver alterato i risultati degli incontri. Se condannati rischiano fino a cinque anni di carcere.
“Le agenzie di scommesse hanno stretti contatti con gli atleti per truccare le partite. Alcuni operatori scommetto soldi di tasca loro e vogliono vincere somme consistenti”, ha spiegato il pubblico ministero Park Eun-seok. Il motore che alimenta la macchina è proprio il business delle puntate illegali.
Un giro d’affari che secondo il Korean Instute of Criminology coinvolge almeno mille siti internet, soprattutto cinesi e vietnamiti, e nel solo 2010 ha generato un giro d’affari di 3 miliardi di dollari.
Per lo sport sudcoreano è finita l’euforia per l’assegnazione delle olimpiadi invernali del 2018 a Pyeongchang. “Questo è uno dei giorni più felici per il nostro Paese, per la popolazione e per tutti i giovani appassionati di sport invernali”, disse lo scorso 6 giugno il presidente del comitato per la candidatura di Pyeongchang, Cho Yang-ho.
Trascorsi quasi dieci mesi lo sport è invece in “stato di emergenza”, come ha sottolineato il ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo, che ha promesso “nessun pietà” nella lotta contro le scommesse clandestine, compresa una taglia di 90mila dollari per chi è pronto a segnalare eventuali irregolarità.
Ci sono poi le squalifiche. La federazione di pallavolo ne ha comminate 16 a vita il mese scorso, cui si aggiunge una sospensione a oltranza per un altro giocatore che ha deciso di autodenunciarsi. Stessa sorte potrebbe toccare a Kim Seong-hyun e Park Hyun-jun, i due lanciatori della LG Twins cacciati dalla squadra ancora prima della decisione della Korea Baseball Organization che potrebbe vietare a vita ai due di giocare nel Paese.
Come nota Christian Science Monitor (CSM), la mano pesante serve anche per preservare una disciplina in costante ascesa nel Paese, nel timore che gli scandali possano far scemare l’entusiasmo dei tifosi. La Lega sudcoreana celebra quest’anno il suo trentesimo anniversario con la speranza di toccare i 7 milioni di spettatori paganti in questa stagione, primo sport del Paese con il secondo gradino del podio occupato dalla K-League di calcio ferma a 2,8 milioni di tifosi.
“Molta gente si dimenticherà presto di quanto è successo, non credo che il danno sarà eccessivo”, ha spiegato a CSM il giornalista sportivo Cho Mu-hyun. Una tesi supportata dalla sempre maggiore popolarità del calcio nonostante l’anno scorso 50 giocatori furono squalificati a vita. Tra loro anche la stella Choi Sung-kuk cui recentemente la Fifa ha esteso la squalifica a tutte le Federazioni affiliate in giro per il mondo.
Anche il mondo dei motori non è riuscito a salvarsi. Un pilota di motoscafi è stato inquisito per aver spedito a un allibratore un sms con l’ordine d’arrivo della gara. “In tutta la mia vita non ho mai incontrato uno sportivo sudcoreano che non sia stato coinvolto in casi di corruzione”, ha detto al Los Angeles Times il professor Chung Hee-joon esperto di sport all’università Dong-A.
Non a caso lo scorso luglio il presidente del Comitato olimpico internazionale, Jacques Rogge, equiparò scommesse illegali e doping per i rischi che possono procurare al mondo dello sport. “Non c’è giorno che aprendo un giornale non si leggano notizie di partite o incontri truccati. Dalla Germania all’Italia, dal Belgio alla Grecia alla Turchia fino alla Cina, alla Corea del Sud e a Singapore. È un problema globale”.
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