Corea del Sud – Le sfide della presidentessa Park

In by Simone

Con un margine ristretto ieri Park Geun-hye ha vinto le elezioni presidenziali in Corea del Sud. Sarà la prima donna a ricoprire la carica presidenziale nella storia del Paese. Le sfide che la attendono: riunire una nazione spaccata, mettere le mani su welfare e "democrazia economica".
Park Geun-hye è la prima presidente donna della Corea del Sud. “La nostra signora presidentessa”, ha titolato il Korea Times a conclusione dello spoglio delle schede che ieri hanno visto la leader del partito conservatore Seanuri sempre davanti al suo rivale liberale, Moon Jae-in. Alla fine la percentuale di voti a suo favore è stata del 51,6 per cento contro il 48 per cento dello sfidante.

Il primo obiettivo di Park sarà riunire una nazione spaccata, scrive il quotidiano, in caso contrario sarà difficile raggiungere gli altri traguardi prefissati. Per fare ciò dovrà tuttavia convincere anche chi non le ha dato il proprio voto.

Per Park si tratterà di un ritorno alla Casa Blu, il palazzo presidenziale, dopo 33 anni di assenza. Figlia del generale Park Chung-hee, che guidò il Paese tra gli anni Sessanta e Settanta, fece le veci di first lady dopo l’omicidio della madre nel 1974 per mano di una spia nordcoreana.

La storia familiare di Park è stata sia un vantaggio sia un ostacolo per la sua corsa alla presidenza.

Alla figura del padre, assassinato nel 1979, è legata la modernizzazione della quarta economia asiatica, un ricordo vivo soprattutto tra le fasce più anziane della popolazione. Un’altra metà della popolazione ricorda invece le repressioni e le violazioni dei diritti civili compiuti sotto il regime militare del generale Park.

“Questa vittoria è una vittoria di tutti voi, una vittoria del popolo”, ha detto ai sostenitori riuniti in piazza Gwanghwamun a Seul, “Prometto di tenere fede agli impegni presi durante la campagna. Essere un presidente che si occupa del benessere della popolazione, essere un presidente che mantiene le promesse ed essere un presidente che unisce”.

Nei cinque anni di mandato che si troverà davanti, il 18esimo presidente della Corea del Sud dovrà portare avanti riforme politiche ed economiche.

Come nota il Korea Herald, la campagna elettorale ha scaldato gli animi dell’antagonismo tra conservatori e liberali. La riforma del sistema politico sarà indispensabile per contrastare il malcontento popolare verso lo scontro tra i partiti, verso la corruzione e verso le sempre più frequenti situazioni di stallo parlamentare.

Park si dovrà quindi adoperare per portare avanti una serie di iniziative che riducano i privilegi dei parlamentari e favoriscano il bilanciamento dei poteri dello Stato, magari privando di qualche prerogativa il presidente per darla al primo ministro.

In politica estera a dominare è la questione nordcoreana. La strategia di Park è quella della trustpolitik, la politica della fiducia che usa un termine mutuato dalla ostpolitk, ossia la normalizzazione delle relazioni tra le due Germanie.

Fiducia nei rapporti con Pyongyang vuol dire che la neoeletta presidentessa si aspetta dai nordcoreani che la facciano finita con le provocazioni, l’ultima in ordine di tempo il riuscito lancio di un satellite quando mancava una settimana al voto sudcoreano. È questa la base per riallacciare un dialogo al quale Park non chiude la porta a priori.

La leader conservatrice sta inoltre stringendo rapporti personali sia con il futuro presidente cinese Xi Jinping sia con la cancelliera tedesca Angela Merkel. La crescente rivalità tra Cina e Stati Uniti la obbligherà a mediare tra i due.

Washington è il più fedele alleato per frenare la Corea del Nord, Pechino è invece uno dei principali partner economici di Seul, nonché un attore chiave nella pressione multinazionale su Pyongyang.

C’è infine il nodo dei rapporti con il Giappone e la svolta a destra nipponica nel voto del fine settimana con Tokyo e Seul divise dalle dispute territoriali per le isole Dokdo o Takeshima come sono chiamate dai giapponesi e per il nodo storico irrisolto delle donne ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi durante l’occupazione giapponese della Corea nella prima metà del Novecento

Altro tema chiave per il suo mandato sarà la cosiddetta "democrazia economica", ossia la lotta alle disuguaglianze e allo strapotere dei grandi gruppi industriali che schiacciano le piccole e medie imprese.

Tuttavia questo si scontra con le previsioni di crescita per i prossimi due anni che oscillano tra il 2 e il 3 per cento, mentre il welfare è diventato una delle priorità con il divario tra ricchi e poveri che si è fatto sempre più ampio negli ultimi anni.

Le reti previdenziali e sociali sono state uno dei nodi della sua campagna. Park ha voluto infatti identificarsi con la classe media sfruttando il suo essere nubile e senza figli per proporsi come guardiana dello Stato e della popolazione.

“Il tempo di festeggiare la vittoria durerà poco. Dal primo giorno di mandato si dovrà confrontare con le questioni cruciali”, sottolinea il Korea Herald.

Ufficialmente l’insediamento alla Casa Blu si terrà il 25 febbraio. Nell’attesa di succedere al compagno di partito Lee Myung-bak, riceverà un trattamento speciale, ricorda lo JoongAng Daily.

Secondo quanto stabilito dalla Commissione elettorale, il presidente eletto ha l’autorità di formare un comitato di 24 esperti per iniziare a preparare il passaggio di poteri e preparare la squadra di governo.

[Scritto per Lettera43; foto credit: npr.org]