Corea del Sud – L’avvocato prestato alla politica

In by Simone

Attivista per i diritti civili ed ex prigioniero politico Moon Jae-in potrebbe essere il candidato della sinistra alle presidenziali sudcoreane. Sfida i grandi conglomerati ed è meno rigido con la Corea del Nord. Potrebbe sfidare la figlia del dittatore che contrastò in gioventù.

Il dissidente imprigionato sfida la figlia del dittatore che lo privò della libertà. Potrebbe succedere il prossimo dicembre nel voto per le presidenziali sudcoreane. Il dissidente è Moon Jae-in, oggi noto avvocato e attivista per i diritti civili che nei giorni scorsi ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del centro-sinistra. L’altra è Park Geun-hye, leader del partito conservatore, prima donna ad aspirare alla carica di capo di Stato e figlia del generale Park Chung-hee che guidò il Paese con pugno di ferro per 18 anni prima di essere assassinato nel 1979.

Moon, 59 anni, già assistente dell’ex presidente Roh Moo-hyun, ha deciso di presentarsi per tentare di riunire una sinistra che altrimenti rischia di andare al voto in ordine sparso. Già alle legislative di aprile il campo progressista aveva dimostrato di non saper far frutto della sfiducia che i cittadini hanno dell’esecutivo conservatore del presidente Lee Myung-bak, tanto che il New Frontier (Seanuri in coreano) al governo è riuscito a imporsi, contro le previsioni, proprio grazie alla guida di Park, che da tempo ha preso le distanze dalle posizioni del capo di Stato.

La figlia dell’ex dittatore è popolare. I sondaggi danno Moon trenta punti percentuale sotto la leader conservatrice. Di suo l’avvocato è pronto a impostare la campagna sul sempre più profondo solco che divide ricchi e poveri nella tredicesima economica più grande al mondo.

Per anni Moon era rimasto lontano dalla politica attiva, almeno fino al 2009, quando il suicidio del suo mentore Roh, accusato di corruzione, lo spinse a impegnarsi.

La ricchezza prodotta dalla crescita non è distribuita in modo equo”, ha ripetuto a duemila sostenitori in un comizio davanti alla prigione dove fu incarcerato nel 1975, “Poche persone e pochi grandi conglomerati industriali hanno le casseforti piene di oro, ma la gente comune deve combattere ogni giorno temendo per il proprio lavoro, la propria casa, la propria salute”.

Sul piano economico l’avvocato prestato alla politica punta sulla promozione delle piccole e medie imprese, per prevenire l’espansione senza limiti dei conglomerati -considerati da Moon un’eredità del regime– che sin dai tempi della dittatura hanno dominato l’economia sudcoreana, favorendo, va detto, la modernizzazione del Paese.

La politica di Lee riassunta nel motto “prima la crescita poi la redistribuzione”, ha fallito, ripete l’avvocato. Inoltre promette investimenti nell’economia verde e una moratoria sulla costruzione di nuove centrali nucleari.

Le differenze dall’attuale capo di Stato passano anche nel diverso approccio verso la Corea del Nord. Moon è pronto a far rivivere lo spirito della cosiddetta “politica splendente” di Kim Dae-jung e Roh Moo-hyun,con un approccio meno rigido al riottoso regime di Pyongyang. Tra le strategie per tendere la mano al nuovo leader Kim Jong-un c’è l’espansione del complesso industriale di Gaeseong, una joint venture tra le due Coree, e l’istituzione di una zona turistica internazionale che comprenda il monte Geumgang a Nord e il Seorak e il Pyeongchang a Sud. Oltre all’istituzione di una zona economica speciale non lontano dalla zona demilitarizzata che dalla fine della guerra divide i due Paesi.

Moon è il secondo candidato della sinistra a presentarsi. Prima di lui era stato il magnate dell’informatica e filantropo Ahn Cheol-soo ad annunciare la sua intenzione di correre per la presidenza. E sebbene Moon dovrebbe trovare scarsa concorrenza all’interno del Partito democratico, Ahn, che contende popolarità a Park, si potrebbe rivelare uno sfidante più duro.

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