Il Ministero della Difesa sudcoreano e la Samsung collaborano per fornire alla società ingegneri selezionati tra i migliori militari di leva. Il progetto è ispirato a quanto fatto in Israele. Ma per alcuni è un simbolo del ruolo predominante delle chaebol sul sistema economico sudcoreano. Il servizio militare come viatico per un posto di lavoro, per giunta nel più grande conglomerato della Corea del Sud. Il ministero della Difesa di Seul e la Samsung Electronics collaboreranno a un progetto, ispirato al programma israeliano Talpiot, che darà ad alcuni coscritti l’opportunità di aspirare a un posto di lavoro nel colosso industriale.
L’esempio israeliano, che contribuì allo sviluppo del settore dell’alta tecnologia, prevede per i diplomati più promettenti tre anni di studio in materie scientifiche, a spese de governo, e altri sei anni di servizio pagato nella ricerca per l’innovazione nel settore della difesa.
Secondo quanto riporta il blog Korea Real Time del Wall Street Journal, il dicastero selezionerà 150 soldati da proporre come ingegneri informatici a Samsung. L’azienda ne sceglierà 100 che per quattro mesi seguiranno corsi di programmazione. Non è ancora chiaro quanti saranno assunti alla fine, ma il programma potrebbe aprire a iniziative simili con altre chaebol, i grandi gruppi che dominano l’economia della Corea del Sud.
Alcuni commenti si spingono fino a vedere in questa cooperazione l’ennesima prova che il Paese debba essere considerato come la Repubblica dei conglomerati. Come ricorda il Korea Times, Samsung e Hyundai Motor, da sole, contribuiscono a una buona porzione del prodotto interno lordo sudcoreano, pari nel 2012 al 35 per cento, secondo i dati raccolti da Ceo Score. Il rischio è quindi l’eccessiva dipendenza del paese dai due colossi, con conseguenze per l’economia nazionale in caso uno dei due rallenti o accusi qualche colpo.
Lo scorso settembre il settimanale Businessweek sottolineava la sempre maggiore attrattiva esercitata dai gruppi sugli studenti usciti dalle migliori università del paese, per la prospettiva di salari più alti e di condizioni di lavoro che anche nei grandi conglomerati non corrispondono più a orari massacranti e cene di lavoro ad alto tasso alcolico.
Il bacino di selezione è molto ampio. La Corea del Sud è ancora tecnicamente in guerra con il Nord. I giovani sudcoreani sono tenuti a prestare 21 mesi di servizio militare. Ogni anno le reclute sono 260mila. Al programma con la Samsung può accedere chiunque abbia almeno il diploma di scuola superiore, vale a dire circa il 98 per cento di chi ha tra i 25 e i 34 anni, secondo i dati Ocse. Il dato si lega inoltre al tasso di disoccupazione giovanile. Tra i 15 e i 29 è senza lavoro il 7,5 per cento dei sudcoreani, contro un dato nazionale del 2,8.
Il portavoce del ministero ha voluto precisare come la ricerca non sarà legata a tecnologia per la difesa. Tuttavia, riportava a novembre lo JoongAng Ilbo, nel tentativo di competere con Stati Uniti e Russia nel campo della tecnologia militare, sia Samsung sia altre società hanno trovato un alleato nella presidentessa Park Geun-hye e nel suo sostegno all’economia della creatività. Si parla ad esempio dell’integrazione di sistemi d’arma con i dispositivi mobili e software sviluppati dalle società high-tech coreane.
Secondo Kim Dong-wook, presidente del Korean Information Society Development Institute (Kisdi), ricerca e sviluppo saranno il nuovo motore della crescita se ai progetti vedranno la cooperazione reciproca tra privati e Forze armate.
[Scritto per Formiche. Foto credit: spectrum.ieee.org]