Corea del Nord – Stop al nucleare in cambio di cibo

In by Simone

Con la moratoria di mercoledì, Pyongyang si impegna ad abbandonare la strada del nucleare bellico in cambio di aiuti alimentari forniti dagli Stati Uniti, prima importante decisione dell’era Kim Jong-un. Russia e Cina si dicono soddisfatte, ma c’è chi rimane scettico sulla buona volontà del regime.
Soddisfatta, ma con cautela. La comunità internazionale giudica “un primo modesto passo nella giusta direzione” la moratoria sul nucleare annunciata mercoledì da Pyongyang.
Stop al programma di arricchimento dell’uranio, al lancio di missile a lungo raggio, oltre che l’accesso per gli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) all’impianto di Nyongbyong in cambio di aiuti alimentari.

Questi i punti dell’accordo di cui mercoledì 29 aprile hanno dato notizia l’agenzia ufficiale nordcoreana KNCA e il dipartimento di Stato americano. L’intesa è la prima importante decisione del giovane Kim Jong-un, assurto a neanche trent’anni al rango di dittatore al posto del padre Kim Jong-il morto a dicembre.

L’accordo allenterà la tensione e i timori sulla sua leadership, dandole lustro nell’anno in cui il regime celebra il centenario della nascita di Kim Il-sung, nonno del dittatore e fondatore dello Repubblica democratica popolare nel 1948. Ma, sottolineano gli analisti, su tutti l’ex negoziatore Usa Christopher Hill, nell’incontro hanno giocato un ruolo di primo piano i militari e Jang Sung-taek, cognato di Kim Jong-il, indicato assieme alla moglie come reggente accanto al nuovo leader.

Lo scorso fine settimana i colloqui tra gli inviati nordcoreani e statunitensi a Pechino, pur con qualche apertura, sembravano non aver dato risultati concreti. Invece, ecco arrivare la svolta. In cambio della moratoria gli Stati Uniti garantiranno al regime 240mila tonnellate in aiuti alimentari, cui in futuro si aggiungeranno ulteriori sostegni a patto che non ci siano ripensamenti nelle posizioni del regime.

I rifornimenti saranno consegnati con cargo mensili entro l’anno prossimo e la distribuzione sarà controllata affinché gli alimenti arrivino a chi ne ha realmente bisogno. Soprattutto donne e bambini, prime vittime della malnutrizione cronica che affligge il Paese.
Una condizione tale, ha scritto il Daily NK, da spingere il regime a concedere permessi ai cittadini per uscire dal Paese e andare in Cina a trovare i parenti a condizione che tornino con derrate alimentari entro quaranta giorni.

A Sud del 38esimo parallelo, l’annuncio è stato salutato come la “prima porta aperta” per la ripresa dei colloqui a sei (che coinvolgono le Coree, Usa, Giappone, Russia e Cina), disertati da Pyongyang dal 2009 dopo la decisione l’anno prima di cacciare gli ispettori Aiea.

In vista delle elezioni parlamentari di aprile e delle presidenziali di dicembre, l’opposizione liberale ha accolto la decisione con la richiesta di porre fine a tensioni che riportano alla Guerra Fredda e ha puntato il dito contro il governo conservatore di Lee Myung-bak, sotto accusa per la politica di intransigenza portata avanti durante il suo mandato, che avrebbe vanificato gli sforzi per la riappacificazione del suo predecessore Kim Dae-jung.

Cautela invece da parte giapponese. Nel1998 un missile nordcoreano sorvolò l’arcipelago e negli anni successivi altri si sono inabissati nel Mar cinese orientale. Come sottolineato dal ministro degli Esteri, Koichiro Gemba, sebbene si stia assistendo a un “miglioramento graduale”, la decisione di riprende i colloqui a sei, o anche quelli bilaterali, è ancora “prematura”.

Le preoccupazioni sono quelle degli esperti secondo cui le ispezioni all’impianto di Nyongbyon non escludono che anche in altre strutture si continui il processo di arricchimento dell’uranio. Già in passato il regime ha disatteso gli impegni presi, schierandosi a parole a favore della non proliferazione nucleare, ma continuando poi impunemente a effettuare lanci missilistici.

Soddisfazione invece arriva dalla Cina e dalla Russia. “Lavoriamo affinché si giunga a una ripresa dei colloqui a sei e per la stabilità della penisola coreana e dell’Asia nordorientale”, ha spiegato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei.

Di speranza di cambiamento nel clima internazionale che circonda la Corea del Nord parla invece il Global Times. Per il tabloid nazionalista legato al Partito comunista cinese “non esistono Paesi completamente malvagi”, pertanto il resto del mondo deve cercare di capire il governo di Pyongyang e instaurare normali relazioni senza farlo sentire accerchiato.

Accogliamo con favore la decisione”, è invece il commento di Mosca, trascorsi due giorni dalle frasi del premier Vladimir Putin che metteva in guardia la comunità internazionale dal provocare il regime con cui, occorre ricordare, la Russia sta cercando di ricostruire un’asse.

[Foto credit: aibob.blogspot.com]