Corea del Nord – Google a Pyongyang

In by Gabriele Battaglia

Il presidente di Google, Eric Schmidt, è andato in Corea del Nord. Apparentemente in missione per ragioni umanitarie, Schmidt avrebbe testato il polso delle opportunità economiche nel Paese dei Kim. C’è però chi è pronto a scommettere che Google aiuterà il giovane Kim a rafforzare il proprio potere. Ufficialmente si è tratto di una visita privata per motivi umanitari. Il numero uno di Google, Eric Schmidt, e figlia accompagnati dall’ex governatore del New Mexico Bill Richardson, da Jared Cohen , altro alto dirigente del colosso informatico di Mountain View e da Tony Namkung hanno visitato la Corea del Nord per discutere della sorte di Kenneth Bae, cittadino statunitense arrestato lo scorso novembre mentre era alla guida di un gruppo di turisti e accusato di non meglio precisati atti ostili contro lo Stato, che la delegazione non è tuttavia riuscita a incontrare.

Ma se Richardson, già ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, non è nuovo a viaggi nella Repubblica democratica popolare di Corea per trattare il rilascio di cittadini statunitensi finiti nelle maglie della giustizia dei Kim, ad attirare l’attenzione è stata soprattutto la presenza del presidente esecutivo della “grande G”. Presenza tanto più significativa considerato il parere negativo sul viaggio dato dal dipartimento di Stato.

L’amministrazione statunitense reputa inopportuna la tempistica, quando sono trascorse poche settimane dal riuscito posizionamento in orbita di un satellite nordcoreano considerato una violazione delle risoluzioni che vietano a Pyongyang test missilistici e mentre al Consiglio di sicurezza dell’Onu si discute di come reagire. “Sicuramente al dipartimento di Stato staranno più attenti a chi viaggia in Corea del Nord. Temono che siano presi impegni difficili da mantenere”, spiega Andray Abrahmian del Choson Exchange, organizzazione che promuove lo sviluppo di iniziative imprenditoriali e business in Corea del Nord.

Contattato da China Files, Roger Cavazos, analista del Nautilus Institute e attento osservatore della situazione a Nord del 38esimo parallelo, dà tre interpretazioni del viaggio di Schmidt. La prima riguarda i riferimenti fatti dal giovane leader nordcoreano, Kim Jong-un, nel suo discorso del primo dell’anno. Molta stampa occidentale ha evidenziato le ipotetiche aperture del discorso, ma secondo alcuni commentatori la parte importate è stato l’aver pronunciato il discorso, riprendendo così una tradizione che collega il giovane dittatore al nonno e fondatore dello Stato, Kim Il-sung dopo gli anni in cui era stata abbandonata dal padre Kim Jong-il.

Cavazos non vede riforme politiche sul tavolo, ma considera ogni ipotetico cambiamento un modo per dare sostegno al regime e al carisma del leader. Riguardo al viaggio di Schmidt l’interpretazione più clemente (così la definisce Cavazos) vede Kim jong-un procedere a passo spedito nel realizzare gli obiettivi fissati nel discorso (ossia continuare nello sviluppo tecnologico e far diventare il Paese un gigante economico).

La conoscenza è la base di partenza per questo piano. Come scrive lo stesso Cavazos su SinoNk, il sostegno della società di Mountain View potrebbe servire a raccogliere dati utili a capire la reale situazione dell’economia nordcoreana. L’analista nota inoltre come sia Google e non il rivale cinese Baidu a mettere piede in Corea del Nord. La società statunitense è rimasta scottata dall’esperienza cinese andando allo scontro con Pechino due anni fa e questo caso potrebbe essere un tentativo di testare le intenzioni di Pyongyang.

Seconda ipotesi, la più probabile. Con il riuscito lancio di metà dicembre Kim ha mostrato quella che nella tradizione confuciana è la pietà filiale. Ha onorato il padre riuscendo là dove il Caro Leader non era riuscito, ossia far decollare un razzo a lungo raggio. Ha inoltre rafforzato la propria leadership. Ora il rapporto con Google può essere visto come un modo per mostrarsi al mondo in maniera diversa e guadagnare tempo per capire come agire in futuro.

La terza interpretazione è invece la più insidiosa e si basa sulla ipotetica volontà di rendere ancora più stringente grazie alla tecnologia il controllo sulla società. Secondo Peter Hayes, direttore esecutivo del Nautilus, la visita di Schmidt, Richardson e Namkun è “fondamentalmente un tentativo degli ultimi due di rompere la situazione di stallo e cercare un dialogo indipendente con la Corea del Nord anche senza l’approvazione della Casa Bianca”. In questo contesto la presenza di Schmidt è stata utile per arrivare a un invito.

Punto di vista condiviso da Abrahmian: “Penso che Schmidt sia stato contattato dal team di Richardson e che a Pyongyang siano contenti di averlo lì. Dal canto suo l’interesse di Schimdt per la Corea del Nord è l’interesse per una questione globale. È inoltre un tentativo di mettere le fondamenta per un legame a lungo termine ta nordcoreani e persone che conosce”.

In aggiunta, sottolinea, Hayes l’interesse di Pyongyang verso Google potrebbe riguardare il programma sulle energie rinnovabili della società statunitense o almeno per quanto riguarda l’efficienza energetica, che potrebbe così costituire un canale di dialogo tra Washington e Pyongyang.

Intanto i resoconti riportati dall’Associated Press, l’unico organo di informazione occidentale con uffici in Corea del Nord, raccontano della visita di Schmidt all’università intitolata a Kim Il-sung e dell’incontro con gli studenti intenti a usare il computer e navigare, previa autorizzazione, in un Paese in cui soltanto poche centinaia di famiglie appartenenti alle élite hanno accesso alla rete globale.

Tuttavia sia l’intranet nordcoreano sia i mercato della telefonia sono in espansione. Il regime utilizza inoltre i social network per la propaganda e forse non è un caso che proprio in questi giorni i principali siti degli organi di informazione di Stato abbiano ammodernato i loro siti. E lo stesso alto dirigente Google non ha mancato di esortare il regime ad aprire le reti per il bene dei propri cittadini.

[Scritto per Lettera43; foto credits: theweek.com]