Cina – Censurato l'”artista senza volto” nordcoreano

In by Simone

Niente esibizione pechinese per Sun Mu, l’artista esule nordcoreano che ha caratterizzato la propria arte come una critica satirica della società sotto il governo dei Kim. “La mostra è stata sospesa, grazie per la comprensione”, spiega un cartello all’entrata della galleria Yuan Dian, nel distretto di Chaoyang della capitale cinese.
Le testimonianze raccolte dall’agenzia sudcoreana Yonhap raccontano di visitatori cui la polizia ha impedito di accedere al museo e di opere e manifesti rimossi dalle pareti. Il tutto sotto gli occhi di alcuni uomini identificati come funzionari dell’ambasciata nordcoreana a Pechino. Dal canto suo Sun Mu, contattato dall’agenzia France Presse, non ha dato ulteriori spiegazioni, limitandosi a confermare che l’esibizione non ha avuto inizio come previsto. Ragioni interne, spiega invece il personale della galleria.

Al momento Red White Blue, la cui esibizione pechinese era finanziata da gruppi di sudcoreani nella capitale cinese, è stata quindi rinviata. O, secondo altre interpretazioni, censurata. D’altra parte che i contenuti della mostra siano politici, e quindi sensibili, lo si evince già dal titolo.

I tre colori scelti, il rosso, il bianco e il blu, compaiono nelle bandiere dei Paesi coinvolti nei colloqui a sei sul nucleare nordcoreano (le due Coree, la Cina, gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia), ormai in stallo dal 2009. C’è poi la storia personale dell’artista esule, fuggito dalla Corea del Nord nel 1998 per rifarsi una vita a Sud del 38esimo parallelo con opere satiriche ma di denuncia.

Un cambio di vita totale, ma sempre legato al mondo dell’arte. Nella sua esperienza nordcoreana Sun Mu, uno pseudonimo, realizzava infatti dipinti di propaganda. Della sua storia si sono occupati nel corso degli anni le principali testate internazionali. Nel 2009, il New York Times, gli dedicava un lungo ritratto per spiegare come avesse deciso di usare la sua arte non più per celebrare la leadership nordcoreana, ma per farsene gioco.

L’opera più famosa in questo senso è la serie Happy Children, immagini di bambini sorridenti, come nella propaganda sono ritratti i bambini e le bambine nordcoreani, ma con sorrisi che appaiono comunque forzati. Altri dipinti ritraggono invece il Caro Leader, Kim Jong Il, morto nel dicembre 2011 per un attacco cardiaco. Opere che in questo caso prendono di mira il culto della dirigenza e della famiglia Kim, ben rappresentato dalle spille con i volti dei leader che i nordcoreani portano al bavero.

Come conseguenza della fuga e del suo lavoro di pittore, Sun Mu è costretto a celare la propria identità. Non soltanto non rivelando il suo nome, ma anche non mostrandosi mai in video, o con il viso sfuocato quando concede interviste, tanto da essersi meritato il soprannome di “artista senza volto”.

Una precauzione per tutelare la famiglia – rimasta a Nord del 38esimo parallelo – da eventuali persecuzioni. Il rovescio della medaglia, nelle prime esibizioni sudcoreane, è stata la diffidenza verso opere che mal interpretate potevano essere giudicate un modo per porre sotto una luce benevola la dittatura di Pyongyang, una forma di propaganda soft in violazione delle legge anti-comuniste in vigore al Sud, che, a distanza di oltre sessant’anni dal conflitto aperto del 1950-1953, è ancora in stato di guerra con il Nord.

In mezzo, in tutta questa vicenda, c’è il contrastato rapporto tra Pechino e Pyongyang. I cinesi sono tuttora il principale sostenitore del regime nordcoreano. Tuttavia, il legame è sempre più sfilacciato, come dimostrato dalla recente visita del presidente cinese Xi Jinping in Corea del Sud.

Rompendo una tradizione consolidata, il capo di Stato cinese ha deciso di visitare prima la dirigenza di Seul e non quella di Pyongyang. Inoltre, trascorsi quasi tre anni dalla sua ascesa al potere, il giovane Kim Jong Un, leader supremo nordcoreano, non è stato ancora in visita ufficiale a Pechino.

L’incontro a Seul tra Xi e la presidentessa sudcoreana Park Geun-hye è stato inoltre preceduto da un’epurazione nelle file dell’esercito cinese. Mossa che può essere letta anche come un segnale a quanti, nelle forze armate cinesi, propendono per mantenere il tradizionale legame con la Corea del Nord, considerata uno stato cuscinetto che separa la Cina dalle forze Usa in Corea del Sud.

Posizione cui si oppone quella parte della dirigenza cinese che considera le bizze nordcoreane – e la riottosità di Pyongyang ad ascoltare il potete alleato – un rischio per gli stessi interessi cinesi.

[Scritto per Lettera43; foto credit: cuadernoderetazos.wordpress.com]