Come stanno i fiumi della tua città?

In by Gabriele Battaglia

È la campagna lanciata su Weibo da Dong Fei, giornalista del settimanale Phoenix. L’idea è quella di condividere attraverso la Rete informazioni sullo stato dei corsi d’acqua cinesi e fare pressione sulle autorità. Laddove non arriva la libera informazione, è ancora Internet la piazza dell’"opinione pubblica" cinese.Come sono i fiumi nella tua città? Mentre sei a casa, nella tua città di origine, durante le vacanze di capodanno, controlla lo stato dei corsi d’acqua. Scatta una foto e postala su Weibo”. È l’appello del reporter Dong Fei, lanciato sul social network più usato in Cina, per verificare lo stato dell’arte circa i corsi d’acqua del paese, notoriamente inquinati da spazzatura e scarichi industriali. Una campagna che coglie due importanti filoni della società cinese: l’inquinamento, non limitato al solo smog delle grandi città, e l’utilizzo dei social network, sempre più strumento scelto dai cinesi per dare vita a quella che in Occidente viene chiamata “opinione pubblica”.

 “Ero solo arrabbiato dopo aver ricevuto molte informazioni da parte degli utenti web che si lamentavano del fatto che le acque sotterranee in Shandong erano molto inquinate. Ho colto la palla al balzo e ho pubblicato tutto on line, ma è stata una sorpresa anche per me il fatto che dopo aver postato queste informazioni, molte persone da luoghi diversi si sono lamentati del fatto che tutti i corsi d’acqua delle loro città di origine sono altrettanto inquinati”. Così ha spiegato al Global Times, il lancio della propria campagna Deng Fei, giornalista di Phoenix Weekly.

La campagna ha raggiunto ben presto una portata nazionale, con le necessarie prime risposte da parte dei governi locali, immediatamente attivati ad evitare che gli scandali possano ingrandirsi e provocare ondate di proteste popolari. Anche per questo, molti dei funzionari hanno subito puntato il dito contro le aziende, rei di inquinare i corsi d’acqua, promettendo multe salate a chi non rispetti la legge e offrendo anche un compenso ai “volontari” in grado di offrire valide segnalazioni.

Insieme all’attivazione è partita anche la campagna ufficiale che nega, di fatto, le segnalazioni degli utenti. Pan Yuejie, un addetto stampa del Partito di Weifang ha detto al Global Times che a partire da domenica, “sono stati studiati i casi di 715 aziende, ma che tutte le segnalazioni sul web per l’inquinamento erano false”. Secondo il funzionario sarebbero stati attivati dei sistemi di monitoraggio attivi 24 ore su 24, in grado di cogliere in fretta eventuali violazioni.

Le statistiche ufficiali – spiega il quotidiano in inglese, costola in inglese del Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito Comunista, “mostrano che il governo della città ha stabilito 55 impianti di trasformazione dei rifiuti in grado di gestire quasi due milioni di tonnellate di acqua inquinata al giorno”. Questi impianti sarebbero in grado di purificare il 95 per cento dei rifiuti.

E il Global Times sottolinea il pericolo per le autorità di questo tipo di inchieste “popolari”: “è chiaro che le accuse da parte del pubblico hanno aumentato la pressione sulle autorità locali e che Internet – ha specificato il reporter Deng Fei – è diventato una forza importante nella lotta contro l’inquinamento”.

Secondo le statistiche ufficiali cinesi, circa 200 milioni di persone che vivono nelle zone rurali non hanno accesso all’acqua potabile. La mancanza di pulizia dell’acqua comporta anche l’aumento di malattie, specie tra i bambini delle zone di campagna. “Ai più piccoli sono venute delle chiazze rosse sul corpo e i tassi di cancro sono in forte aumento in alcune delle contee dello Shandong, la zona da cui è partita la campagna”, ha raccontato un utente web. In generale, quanto viene sottolineato dai commenti postati su Weibo, il twitter cinese, è una completa mancanza di conoscenza circa i rischi che si corrono a bere e utilizzare acqua inquinata. Secondo un’altra testimonianza, fornita da un abitante di Zibo, sempre in Shandong, gli abitanti del villaggio sarebbero costretti a comprare, pagandola, l’acqua depurata che il governo mette a disposizione nelle zone contaminate da scarichi industriali.

“L’opinione pubblica e il governo stanno raccontando storie diverse, ma senza prove concrete, non si sa a chi credere. Il pubblico ha tutto il diritto di esprimere la propria preoccupazione per l’acqua o la qualità dell’aria ed è compito del governo garantire la loro sicurezza. Crediamo che il governo possa eliminare il problema dell’inquinamento, se ci fosse davvero una volontà perché questo accada”, ha concluso Deng Fei.

[Scritto per Lettera43; foto credits: ecolatin.org]