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Clima, una sentenza storica boccia il governo sudcoreano sulle emissioni

In Asia Orientale, Sociale e Ambiente by Lorenzo Lamperti

 

“La legge sul clima della Corea del Sud non è conforme alla tutela dei diritti costituzionali delle generazioni future”. È il passaggio, storico, contenuto nella sentenza della Corte Costituzionale di Seul, pronunciata il 29 agosto. Una decisione che riconosce i diritti dei giovani ad essere tutelati dal proprio governo contro il cambiamento climatico. Uno sviluppo senza precedenti in Asia e che potrebbe trovare applicazione anche altrove. Europa compresa, dove nel 2021 la Corte Costituzionale della Germania aveva stabilito che la legge tedesca sul clima non prevedeva disposizioni sufficienti per la riduzione delle emissioni entro il 2030. Il tema è particolarmente sentito in Corea del Sud, dove i fenomeni estremi legati al cambiamento climatico sono sempre più frequenti. Soprattutto in estate, quando al caldo torrido da record si accompagnano piogge torrenziali e alluvioni.

Ma che cosa ha deciso la Corte Costituzionale?

I giudici hanno ritenuto che l’assenza di obiettivi legalmente vincolanti di riduzione dei gas serra per il periodo 2031-49 abbia violato i diritti costituzionali delle generazioni future e non abbia rispettato il dovere del governo di proteggere tali diritti. La Corte ha affermato che la mancanza di obiettivi a lungo termine sta generando un onere eccessivo sul futuro. I giudici hanno dato tempo all’Assemblea nazionale e al governo fino al 28 febbraio 2026 per emendare la legge e includere questi obiettivi a lungo termine.

Nel 2021, la Corea del Sud si è impegnata in modo giuridicamente vincolante a ridurre le emissioni di carbonio di 290 milioni di tonnellate entro il 2030 e a raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo, il Paese deve ridurre le emissioni del 5,4% ogni anno a partire dal 2023, un obiettivo che finora non è stato raggiunto. A seguito della sentenza, Seul dovrà ora rivedere i propri obiettivi climatici. Il ministero dell’Ambiente dell’amministrazione di Yoon Suk-yeol ha dichiarato che verrà rispettata la sentenza, anche se sin qui il presidente conservatore ha dimostrato che il clima non è una priorità della sua azione politica.

La decisione deriva da un ricorso presentato dal braccio sudcoreano del movimento globale Youth 4 Climate Action. Tra di loro anche una divisione di “baby climate litigation”, che tra le proprie fila ha anche bambini e neonati rappresentati dai loro genitori. Gli attivisti hanno dichiarato di vedere la decisione della Corte non come la fine, ma come l’inizio di una nuova spinta per un’azione climatica più ambiziosa. Tanto che sono pendenti altre tre cause su aspetti diversi delle leggi sul clima. Le proteste, peraltro, non si sono certo fermate.

Anche perché la Corte Costituzionale ha respinto le affermazioni dei querelanti secondo cui l’obiettivo del governo per il 2030 di ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 2018, come stabilito dalla legge sulla neutralità delle emissioni di carbonio, violava i diritti costituzionali, affermando che questo obiettivo a breve termine era sufficiente. In due diversi fine settimana di settembre, oltre 30 mila persone si sono radunate davanti all’Assemblea Nazionale di Seul per chiedere azioni incisive sul clima e un’accelerazione sulla transizione energetica.

D’altronde, la Corea del Sud è il più grande inquinatore di carbone dopo l’Australia tra le grandi economie del G20, con una adozione di energie rinnovabili ancora molto risicata. Persino il kimchi, l’alimento sudcoreano più celebre a livello internazionale, rischia di restare vittima del cambiamento climatico. Agricoltori e produttori affermano che la qualità e la quantità del cavolo rapa utilizzato per l’onnipresente piatto in salamoia stanno soffrendo a causa dell’intensificarsi del caldo. La Corea del Sud ha registrato la più alta temperatura media estiva da quando sono iniziate le registrazioni mezzo secolo fa. Da giugno ad agosto, la temperatura media nel Paese è stata di 25,6 gradi, circa due in più della media storica del Paese. Il Paese asiatico ha anche sperimentato il periodo più lungo mai registrato di notti tropicali, vale a dire con temperature mai sotto i 25 gradi. Nel periodo giugno-agosto la media di notti tropicali è stata di 20,2 giorni, il triplo della media precedente di 6,5 giorni. La capitale Seul ha vissuto addirittura 39 notti tropicali consecutive, superando di gran lunga il precedente massimo di 26 giorni.

In ogni caso, la sentenza della Corte Costituzionale resta un punto di svolta ed è stata seguita con grande partecipazione in altri Paesi dell’Asia orientale. In Giappone, dove il contenzioso sul clima è ancora una novità, all’inizio del mese un gruppo di giovani attivisti ha presentato la prima causa giovanile sul clima. I 16 querelanti, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, sostengono che 10 grandi compagnie termoelettriche giapponesi contribuiscono al cambiamento climatico e quindi violano alcuni diritti umani fondamentali. A Taiwan, la Corte costituzionale è chiamata a decidere su una causa presentata nel 2021 da Greenpeace East Asia, dall’Associazione dei giuristi ambientali e da quattro singoli querelanti, che accusano il regolamento del ministero degli Affari economici di Taipei per i grandi consumatori di energia elettrica (obbligati a trasferire il 10% della loro capacità contrattuali alle rinnovabili) di essere poco ambizioso e di violare le leggi sul clima. In Indonesia, 14 persone hanno presentato un reclamo alla Commissione nazionale per i diritti umani, sostenendo che il governo sta violando i loro diritti costituzionali non attuando adeguate misure di mitigazione e adattamento e misure per limitare l’aumento delle temperature al di sotto di 1,5 gradi, come stabilito dall’Accordo di Parigi.

La consapevolezza delle popolazioni dell’Asia orientale sull’urgenza di un’azione concreta di contrasto al cambiamento climatico aumenta. I governi sono chiamati a dare una svolta decisa, per non rischiare che diventi troppo tardi.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su Gariwo]