Cineserie – Il Kung Fu fra storia e leggenda

In by Simone

Le arti marziali cinesi sono un’arte antica sviluppata dai monaci buddhisti del tempio di Shaolin. Per tutta la loro storia sono state tramandate in modo segreto, ma oggi sono aperte al pubblico. E ispirano moltissimi film. Una delle prime impressioni che si hanno quando si viene a Pechino o in qualsiasi altra città della Cina, è la relazione che le persone intrattengono con lo spazio pubblico, specialmente con i parchi. Tutti i giorni le persone si uniscono, soprattutto i bambini e gli anziani, nei differenti parchi della città per varie attività.

Fanno volare gli aquiloni, suonano strumenti tradizionali, ballano diversi tipi di danze, giocano a scacchi, a carte o a badminton, fanno fotografie agli uccelli che volano sopra le fronde degli alberi e dei fiori colorati, leggono, si guardano intorno e parlano con famigliari e amici.

Ma c’è un’attività in particolare che attira l’attenzione di qualsiasi straniero a Pechino, visitatore o residente: la pratica del Tai Chi Chuan, detto Taijiquan in cinese.

Il Taijiquan è un’arte marziale praticata tanto come difesa personale che per i suoi benefici per la salute. Osservare gli anziani che mostrano con precisione i movimenti eleganti, mentre i loro apprendisti li ripetono con grande cura e attenzione, è come vedere un film dal vivo, oltre a vedere un rituale pacifico e affascinante.

Questa esperienza permette di comprendere che le arti marziali in Cina non sono solo per esperti e grandi maestri che hanno delle competenze di alto livello, ma sono un’espressione intima di questa cultura, che si rifà alla storia del paese, alla sua tradizione filosofica e religiosa e alle sue concezioni del corpo e della mente.

Pratica del Taichi a Beijing. Foto di FangGuo

Le arti marziali in Cina nacquero per via della necessità di difendersi dai pericoli naturali e da quelli posti dai gruppi rivali che abitavano nello stesso territorio.I primi stili vennero creati a partire dall’osservazione di animali quali la tigre, la pantera, l’orso, la scimmia o il serpente; di uccelli come l’aquila, la gallina e la gru; e degli insetti come la mantide religiosa. Ciò si deve, in gran parte, al fatto che questi animali – nel loro ambiente – dovettero ideare dei meccanismi di difesa e attacco per sopravvivere e e così divennero l’ispirazione per i movimenti tipici delle arti marziali.
Una delle scuole di arti marziali più famose della Cina è quella dei monaci di Shaolin. Secondo il Dottor Yang Jwing-Ming, storico e specialista di arti marziali cinesi, furono questi monaci a  riprendere tali tecniche di combattimento animali e le integrarono con delle pratiche specifiche che permisero lo sviluppo e il perfezionamento delle arti marziali.

Tempio di Shaolin nella provincia dello Henan. Foto di Elizabeth Switaj  

Nell’anno 495 D.C. venne costruito il primo tempio Shaolin per ordine dell’imperatore Wei Xiao Wen affinché il monaco buddista Batuo, che era venuto dall’India nell’anno 464 D.C., potesse predicare i suoi insegnamenti. Batuo viene considerato il primo monaco di Shaolin.

Senza dubbio la persona più influente agli inizi della pratica delle arti marziali nel tempio Shaolin fu il monaco Da Mo, noto anche come “Bodhidarma”. Questo monaco è considerato il ventitreesimo patriarca del buddismo in India e il primo in Cina.

Secondo i registri storici, Da Mo fu invitato in Cina dall’imperatore Liang Wu affinché illustrasse la conoscenza del buddismo. Poco tempo dopo essere arrivato, però, l’imperatore cominciò ad essere in disaccordo con le sue teorie buddiste, ragion per cui Da Mo si ritirò a vivere nel tempio di Shaolin.

Stando alla leggenda, quando Da Mo arrivò al tempio, si rese conto che la gran parte dei monaci erano deboli e infermi, e così iniziò a pensare ad un modo per risolvere il problema. Quando uscì dalla sua reclusione, dopo nove anni, scrisse due testi classici: il Yi Jin Jing, Il testo classico dei muscoli e dei tendini e il Xi Sui Jin, Il testo classico sul cambio di attitudine mentale.

Il primo dei testi insegnava ai monaci come coltivare e accrescere il loro “Qi” (l’energia interiore) a un livello tanto elevato da permettergli di migliorare la loro salute e di rafforzare il loro corpo. Quando questo allenamento venne unito alle arti marziali, incrementò in modo significativo la loro efficacia.

Il secondo testo insegnava ai monaci come utilizzare il loro Qi per ripulire il midollo spinale e rinforzare il loro sistema immunitario e allo stesso tempo nutrire e riempire si energia la loro mente.

Dal momento che questi testi erano molto difficili da capire e i loro insegnamenti difficili da praticare, i loro metodi di allenamento vennero tramandati di generazione in generazione in modo segreto e solo ad alcuni discepoli.

Monaci di Shaolin. Foto di Yang and Yun

Durante il periodo della dinastia Song (960-1278 D.C.), i monaci di Shaolin continuarono ad apprendere nuove tecniche da diversi luoghi al di fuori del tempio.

In questo periodo, uno dei più famosi praticanti di arti marziali di Shaolin, il monaco Jue Yuan, viaggiò per il paese tentando di acquisire delle nuove conoscenze sulle tecniche di difesa personale sviluppate in posti diversi. Nei suoi viaggi arrivò fino alla città di Lanzhou (la capitale regionale del Gansu, nella Cina nord occidentale) dove conobbe Li Sou, conosciuto come uno dei migliori artisti marziali del suo tempo. Tramite Li Sou, Jue Yuan conobbe Bai Yu-Feng, suo figlio, con il quale tornò al tempio di Shaolin.

Bai Yu-Feng viene ricordato per il Qiu Yue Chan Shi, che oggi è celebre per il gran livello delle sue tcniche di spada e a mani nude. Secondo quanto sostiene il Dottor Yang Jwing-Ming, fu lui a trasformare le 18 tecniche originarie in 173 nuove tecniche.

Inoltre, annotò tutte le tecniche esistenti nel Tempio di Shaolin nel libro L’essenza dei cinque pugni, che include gli insegnamenti dei padroni del pugno di cinque animali diversi: il dragone, la tigre, il serpente, la pantera e la gru.  

Tombe di monaci a Shaolin. Foto di Larique

Quando la Manchuria prese il controllo del resto della Cina e la dinastia Qing (1644-1911) salì al trono, per evitare che gli Han si ribellassero al governo, le arti marziali furono proibite. Per preservarle i monaci continuarono con le loro pratiche in modo segreto nei templi, nonostante il numero di praticanti fosse di molto diminuito.

Dopo il 1911, quando la dinastia Qing fu estromessa dai rivoluzionari di Sun Yat-Sen, il valore tradizionale delle arti marziali cinesi fu rivalutato e i segreti selle sue pratiche cominciarono ad essere rivelati al pubblico.

Negli anni Venti vennero pubblicati molti libri su questo tema e nel 1928 venne creata dal governo un’accademia centrale di arti marziali.

Dopo la rivoluzione comunista nel 1949, venne promossa la creazione di uno sport detto “Wushu” che deriva dai caratteri cinesi Wu, che significa marziale o militare, e Shu, che indica una disciplina, un’abilità o un metodo.

Questi sport furono separati dall’idea dei lignaggi familiari, che erano considerati un aspetto potenzialmente sovversivo delle arti marziali. Le autorità tentarono anche idi inserire il termine GuoShu, che significa “le arti marziali della nazione” al posto di GongFu o Kung Fu, che significa “abilità personale”. Era uno sforzo per associare alle arti marziali all’orgoglio nazionale più che a una forma di realizzazione personale.

"Fo", il carattere utilizzato per indicare il buddha o il buddhismo. Foto di Elizabeth Switaj.

Tra il 1976 e il 1989, la sospensione dell’insegnamento tradizionale delle arti marziali è stata allentata. Questa era è nota come l’”era della ricostruzione”, quando la Cina iniziò una campagna di apertura e di moderazione di alcune politiche pubbliche.

Questa nuova linea politica unita alla rinascita economica cinese avranno come risultato la pubblicizzazione delle arti marziali nel mondo e una maggior produzione di film che le ponevano al centro della propria trama.