Il Covid-19, l’invecchiamento della popolazione e il cambio di mentalità tra i giovani. Secondo gli esperti, sono questi i principali fattori che incidono sul continuo calo dei matrimoni in Cina.
Stando al China statistical yearbook 2023, pubblicato a novembre dall’Ufficio nazionale di statistica, lo scorso anno solo 10,51 milioni di persone hanno registrato il loro primo matrimonio, 1,06 milioni in meno rispetto al 2021, pari a un calo annuo del 9,16%. È la prima volta che il numero delle persone alla prima esperienza coniugale è sceso sotto gli 11 milioni. Si tratta di un tonfo di ben il 55,9% rispetto al picco massimo del 2013, quando i novelli sposi furono 23,85 milioni.
Complessivamente, 6,83 milioni di coppie si sono sposate nel 2022, un calo del 10,6% rispetto al 2021. Per gli esperti, tuttavia, i dati relativi ai primi matrimoni sono particolarmente importanti in quanto più direttamente collegati al numero delle nascite. Stando alla Commissione sanitaria nazionale, nel 2022 i nuovi nati sono stati appena 9,56 milioni, il livello più basso da quando le autorità hanno cominciato a tenere il conto nel 1949.
Analizzare le cause della diminuzione dei primi matrimoni – ormai al nono anno consecutivo – può quindi servire a definire meglio le politiche demografiche. Innanzitutto, va notata una componente biologica: la popolazione cinese è invecchiata. L’età media dei cinesi continua a salire e così sono sempre meno le persone in età da matrimonio.
Secondo le statistiche ufficiali, nel 2020 i cinesi al primo matrimonio avevano mediamente 28,6 anni, 3,8 anni in più rispetto ai 24,8 anni del 2010. Cambiano, inoltre, le priorità di vita: molti giovani non considerano più il matrimonio e la gravidanza come «un dovere». La pressione sociale – sebbene avvertita ancora nella Cina rurale – in contesti urbanizzati è inferiore rispetto al passato. Sono sempre di più i single e sempre meno i cinesi a ritenere disdicevole restare tali. Senza contare che sposarsi è diventato generalmente molto dispendioso, mentre negli ultimi anni gli stipendi per molte categorie professionali sono rimasti invariati o sono persino diminuiti.
È una tendenza ormai consolidata. Il triennio pandemico, tuttavia, ha avviato dinamiche inusuali, aprendo spiragli per un possibile miglioramento nel 2023. Complice la tardiva rimozione delle restrizioni anti Covid. CONTINUA A LEGGERE SU MISSIONI CONSOLATA
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.