Hanno fatto 21 accordi bilaterali, di cui uno da 85 miliardi di dollari, poi il russo si è messo a chiacchierare amabilmente con gli utenti online e infine ha perfino detto la sua sulla necessaria trasparenza della politica. Se l’immagine significa qualcosa, la visita di due giorni di Dmitry Medvedev a Pechino – con tanto di vario e qualificato seguito – ci comunica un idillio con fiorellini e rondini cinguettanti, una corroborata partnership strategica tra le due superpotenze, una rinnovata consapevolezza del proprio status nel mondo.Il premier russo è arrivato con una delegazione di pesi massimi, con lui c’era il ministro dell’Energia Alexander Novak e i maggiori dirigenti delle imprese energetiche del suo Paese. Ha incontrato sia Xi Jinping sia Li Keqiang, presidente e primo ministro cinesi.
Il primo ha dato l’imprimatur politico all’amicizia sino-russa, dicendo che i due Paesi sono buoni vicini e partner strategici “sia di nome sia di fatto”, ha riferito l’agenzia Nuova Cina. L’ostentazione di amore reciproco rimanda alla foto che risale al meeting Asean di Bali di dieci giorni fa, in cui si vede Xi che guida il coro “tanti auguri a te” dedicato dai leader asiatici a Vladimir Putin, con il presidente indonesiano Susilo Yudhoyono alla chitarra acustica.
Oggi, Xi ribadisce che entrambe le parti si impegnano a salvaguardare gli interessi comuni e la giustizia negli affari regionali e globali.
“Entrambi i Paesi dovrebbero continuare a migliorare il coordinamento strategico – ha detto – mantenere l’ autorità delle Nazioni Unite e del suo Consiglio di sicurezza e salvaguardare le finalità e i principi della Carta delle Nazioni Unite nonché le norme che disciplinano le relazioni internazionali. [Devono inoltre] promuovere congiuntamente la pace nel mondo, la stabilità e lo sviluppo”, riporta Xinhua.
È l’ordine multipolare emergente, che Cina e Russia vedono sotto l’ombrello Onu – nel cui consiglio di sicurezza sono membri permanenti – e non alla mercé di guerre “giuste” o valori “universali” decisi da una sola superpotenza.
E poi c’è la sostanza del business, che Medvedev ha affrontato soprattutto con il premier Li Keqiang: “Potenziamento bilaterale, pragmatica cooperazione e, in particolare, su progetti di grandi dimensioni” ha detto il premier russo, aggiungendo che “le relazioni bilaterali non hanno mai raggiunto livelli così elevati”.
Così, i due primi ministri hanno assistito compiaciuti alla firma di 21 accordi di cooperazione bilaterale. Poi il colpo a effetto: Medvedev si è messo a chattare con gli utenti internet cinesi – si immagina debitamente selezionati – e ha buttato lì che il più grande produttore di petrolio del suo Paese, Rosneft , fornirà al Dragone 70 milioni di barili di greggio l’anno per il prossimo decennio.
“Significa 100 milioni di tonnellate nel corso dei prossimi 10 anni, per un valore complessivo di 85 miliardi di dollari”, ha precisato il premier russo. “È una grande somma di denaro per qualsiasi Paese, anche per la Cina.”
Il ministro Novak ha poi aggiunto che Gazprom e la China National Petroleum Corp hanno raggiunto un accordo sul prezzo del gas, finalizzato a rifornire la Cina di 38 miliardi di metri cubi di gas russo ogni anno. La questione del prezzo era proprio l’ostacolo su cui i colloqui si erano arenati per anni. Non sono stati però resi noti i dettagli della nuova formula.
Durante le chiacchiere online, che sono state moderate da Xinhua, Medvedev è stato stimolato dagli utenti a dire la sua su un tema scottante in Cina: il rapporto tra trasparenza e corruzione, in particolare per quanto riguarda le ricchezze dei leader politici. Il premier russo non si è tirato indietro: “Tutti conoscono il reddito del presidente e del Primo ministro russi, i loro beni personali e quelli della mia famiglia. Penso che questa sia una prassi normale, adottata in tutto il mondo. Non vi è nulla di speciale”.
Non si sa come l’abbiano presa i cinesi, dato che da queste parti, la pubblicazione di due inchieste sul patrimonio personale e familiare di Xi Jinping e dell’ex premier Wen Jiabao ha creato l’anno scorso grossi problemi alle testate responsabili: Bloomberg e il New York Times.
[Scritto per Lettera43; foto credits: ctvnews.ca]