A fine anno Charles Li, direttore della Hong Kong Exchange and Clearing, tira le somme del 2014 e fa qualche previsione sul 2015. Occhi puntati sul collegamento tra la borsa di Hong Kong e quella di Shanghai. E immancabile l’invito alla prudenza. Gli investitori retail conducono tra il 60 e l’80 per cento degli scambi.
«Caro Babbo Natale». Charles Li, direttore della Hong Kong Exchange and Clearing, ha scelto la forma della tipica lettera natalizia per fare il punto sull’anno appena passato e sulle prospettive per i mercati dell’amministrazione speciale cinese.
Li si rammarica per la mancata ipo di Alibaba, che alla piazza dell’ex colonia britannica preferì quella newyorkese, per via dei regolamenti sulla struttura societaria, che danno più poteri ai proprietari e meno agli azionisti, vietata a Hong Kong, ma permessa a Wall Street.
A controbilanciare la delusione per la scelta del colosso dell’e-commerce lo scorso 16 novembre è però arrivata la partenza del meccanismo di collegamento tra i listini di Hong Kong e Shanghai.
Annunciato ad aprile dal premier, Li Keqiang, permetterà di aprire ulteriormente il mercato dei capitali cinesi, oltre i già previsti schemi per gli investitori qualificati.
Nel primo mese di operatività la connessione che permette, pur con un sistema di quote, di inoltrare ordini dall’ex colonia britannica alla capitale finanziaria cinese ha viaggiato con il freno a mano tirato.
Il numero uno della HKE ammette che ci si aspettava «qualche auto in più» su quello che definisce uno «scintillante ponte», e impegnandosi a lavorare per far «aumentare il traffico» nel prossimo anno.
Sull’altra sponda, restando alle metafore di Li, intanto, si assiste a un fermento dei mercati. Da agosto c’è a una crescita di oltre il 40%. In molti ricordano la crescita del 2005, cui seguì nel 2007 lo scoppio della bolla.
Anche per questo le autorità cinesi e la stampa esortano alla prudenza, in particolare per gli investitori retail, che conducono tra il 60 e l’80% degli scambi.
Alla cautela richiesta dalle autorità ha fatto seguito anche l’inchiesta per possibili manipolazioni dei prezzi aperta dalla China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, che ha interessato 18 titoli, di cui 15 sul segmento pmi di Shenzhen.
Una decisione accolta con favore da Hu Shuli, direttrice del settimanale finanziario Caixin, che invoca riforme vere del settore per favorire l’inizio di un decennio dorato per la borsa cinese.
[Scritto per Milano Finanza]