«Napoleone disse che la Cina era come un leone dormiente. E quando si sveglierà, farà tremare tutti, ma come potete vedere, oggi siamo un leone forte, ma gentile, pacifico, nessuno deve preoccuparsi. Il sogno cinese è un sogno di benessere, non di minaccia». Il presidente cinese ha definito così l’ascesa diplomatica di Pechino, sulla scia di quel concetto di «crescita pacifica» che costituisce da tempo un vero e proprio mantra per i cinesi.
Accordi, strategie e importanti proposte commerciali: Xi Jinping ha compiuto un viaggio in Europa che ha ridefinito la diplomazia del Dragone, pur sottolineando alcuni importanti elementi di continuità. Mentre Obama sta per arrivare in Asia, la Cina sigilla una nuova forma di relazione con l’Europa: per sostenere la propria crescita, per gli investimenti e per quegli equilibri geopolitici che hanno riposto il Vecchio Continente al centro di trame globali.
Xi Jinping – anche ad un anno ormai dal suo insediamento come Presidente della Repubblica Popolare — rimane ancora un personaggio enigmatico, capace di incredibile determinazione, come nella campagna anticorruzione, durezza, come nella repressione del dissenso in Cina, ma anche di incredibili aperture, come l’abolizione del laojiao (i campi di lavoro) e la fine della legge del figlio unico.
Analogamente, in politica estera, ha dimostrato vigore e sfrontatezza in Asia, quando si comporta da fratello maggiore, quello che mette in riga tutti i piccoli, anche quando fossero ex grandi, come il Giappone, mentre in Europa mostra il lato umano, piacevole, quasi da completo e perfetto leader occidentale. Sa ammaliare, sa usare lo charme, come è stato detto, sa fare la battuta al momento giusto e sa essere preciso quando poi si tratta di parlare del motivo delle sue visite, gli affari.
Xi Jinping incarna il leader della Cina contemporanea, quella il cui popolo sfaccettato e modificato dai ritmi elevati del processo cinese, va sollecitato, spronato e sperimentato. La praticità della popolazione cinese è incarnata al momento da Xi Jinping, nazionalista fino al midollo, ma poi disposto a presentarsi come l’Imperatore che arriva in pace.
Il viaggio europeo di Xi Jinping ha dimostrato principalmente questo. E ha fatto concludere svariati contratti, solo in Francia per 18 miliardi di dollari. Le attuali relazioni economiche tra Cina e Europa vedono uno scambio annuale di quasi 600 miliardi di dollari, 1,7 miliardi al giorno. Un bilancio sfavorevole per l’Europa che ha un deficit commerciale con la Cina di 180 miliardi.
Xi Jinping ha percorso per dieci giorni Olanda, Francia, Germania e Belgio, accompagnato da circa 200 protagonisti del business nazionale e con un’idea fissa: portare avanti la possibilità di un trattato di libero commercio con l’Unione europea. Un progetto avviato già dal precedente premier Wen Jiabao e che Xi ha provato a spingere al massimo. Secondo gli analisti, sia la Cina sia l’Unione europea hanno qualcosa da guadagnare da un aumento del commercio tra le due parti. E un trattato di libero commercio con l’Europa, assomiglia a quell’accordo che Obama cerca nel Pacifico e che esclude proprio il Dragone.
«L’economia europea – ha scritto Reuters — è a malapena in crescita dopo anni di recessione mentre la crescita molto più veloce della Cina si sta raffreddando. Il primo ministro britannico Cameron ha espresso forte sostegno durante un viaggio a Pechino, ma molti altri tra cui Francia, Italia e Spagna sono diffidenti». Torniamo dunque all’antico problema tra Cina ed Europa: una questione legata alla diffidenza europea, gli italiani al riguardo sono i più critici, sull’affidabilità concorrenziale della Cina.
Xi Jinping ha impresso una marcia forzata alla diplomazia cinese, specie in Europa. Dopo i suoi viaggi in Russia e America Latina, a confermare le priorità cinesi, ma dallo scorso ottobre le relazioni con l’Ue si sono rinvigorite. Come spiega Mu Chunshan su The Diplomat, «nella seconda metà dello scorso anno, le relazioni Cina-Europa si sono surriscaldate. In primo luogo, c’è stato il vertice Ue-Cina a novembre a Pechino. Questo vertice è stato in realtà un riposizionamento della relazione diplomatica. Successivamente, verso la fine del 2013 il primo ministro olandese Mark Rutte ha iniziato un round di leader europei in visita in Cina. Dopo Rutte, è stata la volta del primo ministro britannico David Cameron e il primo ministro francese Jean — Marc Ayrault venuti in Cina in cerca di opportunità di cooperazione. Infine, la visita del premier Li Keqiang nell’Europa centro-orientale e in seguito ampliato e approfondito diplomazia della Cina verso l’Europa».
Quali sono le origini di questo riavvicinamento? Secondo Mu, in primo luogo è stato il Comitato Centrale del Partito a chiedere un miglioramento dei rapporti diplomatici con la Ue. In secondo luogo, la «zona economica della nuova via della seta», proposta da Xi Jinping porta una nuova opportunità per la cooperazione Cina-Europa. «Questo concetto si espande al confine occidentale della Via della Seta incorporando l’Europa, sottolineando l’importanza dell’Europa per lo sviluppo politico ed economico della Cina».
In terzo luogo, secondo Mu, dato che le relazioni sino-giapponesi diventano sempre più tese, «la Cina ha urgente bisogno di sostegno da parte di terzi», come pure all’interno della strategia più generale della «nuova relazione tra grandi potenze» promossa con gli Stati Uniti. Non a caso Xi, ha promosso le relazioni sino– tedesche come la base per «partenariato strategico globale», vedendo nella Germania il partner europeo privilegiato.
[Scritto per il manifesto; foto credits: reuters]