La notte del 13 aprile, dopo più di un mese di detenzione, le cinque femministe arrestate qualche giorno prima della festa della donna sono state liberate su cauzione. Con l’apertura al mercato della Repubblica popolare, le cinesi hanno gradualmente perso il terreno conquistato. Oggi ricevono salari più bassi degli uomini e subiscono una forte e pressione sociale per sposarsi e badare alla famiglia. Spesso le distinzioni sono sottili. Soprattutto in Cina. Ci sono le donne in movimento (yundong funü) e il movimento delle donne (funü yundong). Le prime servono la nazione attraverso l’organizzazione statale della Federazione di tutte le donne. Le altre… non hanno praticamente spazio. Chi chiama all’azione dal basso non è ben visto nella Repubblica popolare, anche se i suoi obiettivi coincidono con quelli del governo. È così che lo spiega Feng Yuan, della Rete contro la violenza domestica di Pechino.
La sua è un’organizzazione non governativa registrata che agisce in sintonia con la Federazione di tutte le donne. Sono vent’anni che lavora a una bozza di legge sulla violenza domestica. Finalmente lo scorso novembre si è arrivati a una definizione e l’8 marzo i mezzi d’informazione di stato hanno chiesto di velocizzare la legge per “eliminare un dolore nascosto della società”.
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2013, circa la metà degli uomini cinesi ha usato violenza psicologica o fisica sulla propria compagna. Numeri non troppo differenti da quelli di altre parti del mondo. Ma particolarmente grave è che in Cina il 72 per cento degli uomini che hanno abusato di una donna non abbia subìto nessuna conseguenza legale.
Adesso una bozza di legge è finalmente pronta e sarà esaminata il prossimo agosto. La notizia è arrivata qualche giorno dopo l’arresto delle cinque giovani femministe. Come a dire: il governo è a conoscenza del problema e sta cercando di risolverlo. Nessuno si metta in testa di organizzare proteste pubbliche.
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