La distanza tra il presidente e qualsiasi altro politico cinese non è mai stata tanto ampia. Si è scelto da solo i suoi consiglieri il cui parere vale a prescindere dal loro ruolo istituzionale che ricoprono. Sono tutti nati nei primi anni della Repubblica popolare, sono figli dei compagni d’armi di Mao e sono cresciuti durante i difficili anni della Rivoluzione culturale. Non si fidano né del prossimo né delle masse. E d’istinto nutrono sospetti verso quei “valori occidentali” che potrebbero spazzare il loro mondo in cui sono cresciuti. Ma chi sono?
Chi è attento alla politica cinese ama ripetere che Xi Jinping ha un unico consigliere politico: se stesso. La Repubblica popolare del dopo-Mao ci ha abituati a governi di burocrati, presidenti che si fregiavano dello stato di primus inter pares e a una leadership collettiva, dove era più frequente ascoltare i discorsi del premier che quelli del presidente. Xi Jinping con il suo sogno cinese ha mescolato le carte in tavola e ha tacitamente cambiato le regole. Dopo appena tre anni di mandato ha centralizzato qualsiasi forma organica all’interno del potere. Dall’economia alla sicurezza informatica, ogni organismo che regola la complessa macchina dello stato più popoloso del pianeta fa capo a lui.
La distanza tra il presidente e qualsiasi altro politico cinese non era mai stata tanto ampia dai tempi di Mao. E non solo. Come ci si è accorti in questa sua visita di stato negli Stati Uniti, si è scelto da solo i suoi consiglieri il cui parere vale a prescindere dal loro ruolo istituzionale. Come Xi Jinping (62 anni), sono tutti nati nei primi anni della Repubblica popolare, sono figli dei compagni d’armi di Mao e sono cresciuti durante i difficili anni della Rivoluzione culturale. Non si fidano né del prossimo né delle masse. E d’istinto nutrono sospetti verso quei “valori occidentali” che potrebbero spazzare il loro mondo in cui sono cresciuti.
Wang Huning (59 anni), professore di politica americana e autore di un libro sugli Stati Uniti, era nel piccolo gruppo di consiglieri politici a seguito del presidente nella sua prima visita di stato ufficiale. Fin qui nulla di strano. Wang aveva già consigliato Hu Jintao e Jiang Zemin proprio come esperto della materia. Quello che colpisce è che secondo quanto riportato da alcune fonti al NYT si è reso irreperibile e ha ignorato gli inviti anche di chi aveva conosciuto nei suoi precedenti viaggi negli Stati Uniti. Assieme a lui Li Zhanshu, il capo di gabinetto della presidenza, e Liu He personalissimo consigliere economico del presidente. Ma andiamo con ordine.
Nella cena di benvenuto che gli è stata offerta a Seattle, accanto a Bill Gates sedeva Li Zhanshu (65 anni), un collega del presidente di vecchia data figlio dell’aristocrazia rossa. Il giorno seguente sedeva addirittura a fianco di Xi Jinping. E aveva già fatto scalpore lo scorso marzo, quando era stato inviato al Cremlino come rappresentante diretto del presidente. Il suo compito era niente di meno che quello di incontrare Vladimir Putin per preparare il terreno alla visita ufficiale di Xi Jinping. Un compito inedito come, stando alle trascrizioni del Cremlino, avrebbe dichiarato lui stesso in quell’occasione: “come probabilmente saprete, signor presidente, l’amministrazione del Comitato centrale del Pcc non ha mai avuto contatti con gli uffici esecutivi dei presidenti stranieri”. Una prima volta dunque.
Li Zhanshu ha preso il posto del braccio destro dell’ex presidente Hu Jintao, Ling Jihua, indagato per “serie violazioni disciplinari e estromesso dalla vita politica nel 2012 perché accusato di aver coperto uno scandalo che lo riguardava. Suo figlio morì guidando una Ferrari con a bordo due ragazze seminude. Ci vollero mesi prima che l’identità del ragazzo venisse divulgata. Ling è un’altra “tigre” catturata nelle maglie della campagna anti corruzione che ha sconquassato i vecchi equilibri politici e ha eliminato alcuni tra i più potenti nemici dell’attuale presidente. La campagna viene portata avanti dalla Commissione centrale per le ispezioni disciplinari E poiché è uno strumento interno al Partito, la sua attività è avvolta da totale segretezza. Gli ex presidenti Jiang Zemin e Hu Jintao hanno avvertito: forse la lotta alla corruzione si sta spingendo oltre, mettendo in pericolo l’esistenza stessa del Pcc. Il risultato, per ora, è che anche loro non si sentono al sicuro.
A capo della Commissione c’è forse l’uomo più potente al seguito di Xi Jinping. Wang Qishan (67 anni), anch’esso sodale del presidente fin dalla gioventù, è uno dei sette membri del Comitato permanente del Politburo, il vertice del complesso sistema politico cinese. Secondo molti sarebbe ancora più potente del premier Li Keqiang su cui probabilmente peserà il rallentamento economico, la volatilità delle borse e l’indebolimento del sistema paese che ne consegue. Il nuovo atteggiamento accentratore di Xi Jinping lo ha portato a scavalcare il premier anche nella gestione dell’economia.
Questo, secondo diversi analisti politici, gli è possibile perché ha un consigliere economico di cui si fida di più: Liu He (63 anni), un’economista specializzato ad Harvard che è convinto che la Cina debba adottare un modello di crescita orientato ai consumi e debba rimettersi alle forze di mercato. Tra i militari c’è il generale Liu Yuan (64 anni), commissario politico dell’Esercito di liberazione che si dice abbia avuto un ruolo non indifferente nella campagna anticorruzione lanciata nelle fila dell’esercito. Figlio di Liu Shaoqi, presidente della Repubblica popolare dal 1959 al 1968, è da sempre un acerrimo nemico dei generali Gu Junshan e Xu Caihou anch’essi vittima della campagna anti corruzione di Xi Jinping.
Per il momento Xi Jinping sembrerebbe fidarsi di questi cinque uomini più che del suo governo. E anche loro sono avvolti nell’ombra. Forse anche per questo, la sua è l’amministrazione più segreta che i 66 anni della Repubblica popolare ricordi.