Secondo uno studio di Lancet, un giovane cinese su tre potrebbe morire a causa del fumo. Il numero – sostiene lo studio – può scendere se i giovani smetteranno questa abitudine. Le vittime causate dal fumo potrebbe arrivare a 2 milioni nel 2030. In Cina dal primo giugno dello scorso anno è vietato fumare nei luoghi pubblici. Ma il vizio sembra duro da estirpare.
Si fuma(va) ovunque, chiunque a fine cena, mentre aspetti qualcuno, ti offre una sigaretta. È un gesto di buona educazione offrire una sigaretta a qualcuno, esistono sigarette economiche e sigarette costose. Ci sono quelle famose, di Mao, di Deng e in alcuni casi un pacchetto eccessivamente costoso ha procurato le dimissioni di qualche funzionario.
Ma secondo uno studio di Lancet, un giovane cinese su tre potrebbe morire a causa del fumo. Il numero – sostiene lo studio – può scendere se i giovani stessi smetteranno con questa abitudine. Le vittime causate dal fumo potrebbe arrivare a 2 milioni nel 2030.
Si tratta di una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Lancet e condotta da studiosi della Oxford University, dall’Accademia cinese di Scienze mediche e dal Centro cinese per il controllo delle malattie. Lo studio spiega che due terzi dei giovani cinesi comincia a fumare nella maggior parte dei casi prima dei 20 anni, e che metà di questi potrebbero essere uccisi dal tabacco a meno di uno stop definitivo al fumo.
È una ricerca composita, durata 15 anni e condotta su centinaia di migliaia di persone. Il numero di decessi causati dal tabacco, per la maggior parte tra la popolazione maschile, ha raggiunto il numero di 1 milione nel 2010 e dovrebbe toccare i 2 milioni nel 2030, se persisterà l’attuale trend.
La percentuale di fumatori è salita in maniera significativa tra gli uomini nei paesi sviluppati. Negli Stati Uniti circa il 20% degli uomini adulti il 15% delle donne fuma e il fumo di sigaretta è la causa di una morte su cinque, secondo il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. La percentuale di tutti i decessi maschili tra i 40 e i 79 anni attribuiti al fumo sarebbe dunque raddoppiato rispetto ai primi anni ’90. E nelle aree urbane questa proporzione è più elevata, del 25 per cento e in aumento.
“Senza un’azione rapida, impegnata, e diffusa per ridurre i livelli di fumo, la Cina dovrà affrontare un numero enorme di morti premature”, ha detto Liming Li, professore presso l’Accademia delle Scienze Mediche di Pechino che ha co-condotto una vasta analisi sulla questione.
In Cina dal primo giugno dello scorso anno è vietato fumare nei luoghi pubblici, ma l’abitudine, il vizio, sembra duro da estirpare. Secondo i regolamenti in vigore «i trasgressori devono affrontare multe di 200 yuan (circa 25 euro), un forte aumento rispetto alla precedente penalità di 10 yuan».
Chi viene pizzicato a infrangere le regole per tre volte consecutive, sarà «svergognato» su siti web del governo della città. Inoltre anche i ristoranti potranno essere puniti, se consentiranno ai propri ospiti di fumare all’interno dei locali. Ma come spesso accade in Cina, e non solo in Cina, una legge non determina il cambiamento di un’abitudine radicata.
[Scritto per East; foto credits: www.ibtimes.com.au]