Cina e Russia, unite in nome dell’Eurasia

In by Gabriele Battaglia

Sono state le più grandi esercitazioni navali di sempre e in futuro lo saranno ancora di più. l’operazione Mare Unito 2013 ha tenuto migliaia di cinesi incollati alle proprie tv a seguire le gesta delle navi della marina d’Oltre Muraglia. Un evento che segna l’inizio di una fase di rinnovata partnership strategica ed economica con la Russia. Le più grandi esercitazioni congiunte di sempre, con prospettive di crescita per il futuro. È questa la promessa con cui Russia e Cina si lasciano dopo “Mare Unito 2013”, i sei giorni di manovre nel golfo di Pietro il Grande, presso Vladivostok. I due partner promettono di cooperare anche in futuro, “mediante l’organizzazione di esercitazioni più complesse e diversificate in altre parti del Pacifico e con la formazione congiunta di ufficiali di marina”, dice Leonid Sukhanov, vice capo della marina russa.

Grande enfasi è stata data all’evento sui media di Pechino, le manovre sono state seguite in diretta in tutto il loro svolgimento in un’esaltazione del rinnovato spirito patriottico su cui punta molto la nuova leadership di Pechino. Far capire al mondo la propria riscoperta grandezza e trasmettere orgoglio ai cinesi, cioè senso di comune appartenenza: i classici due piccioni con una fava.

Non è la prima volta che Russia e Cina svolgono manovre congiunte, ma militari e media cinesi ci tengono a sottolineare la novità e l’importanza di quelle appena terminate, dato che questa è la prima volta che Pechino spedisce una così considerevole forza militare all’estero “per partecipare a esercitazioni in un’area marittima sconosciuta”, riporta China Daily.

Hanno preso parte a “Mare unito 2013” dodici navi russe e sette cinesi, più un numero imprecisato di aerei da combattimento. Una parata navale congiunta, con 13 navi da guerra e tre aerei, ha chiuso le manovre mercoledì. Dopo di che, la flotta cinese ha fatto ritorno a casa, sparacchiando qua e là lungo il tragitto per tenersi allenata. Lo riportano i media di Pechino.

Per la Cina è importante anche l’aspetto legato all’innovazione tecnologica. A manovre ancora in corso, Wang Ling, un alto ufficiale della task force cinese, aveva dichiarato che eventuali inaspettate situazioni di “emergenza” durante le esercitazioni, “come per esempio problemi meccanici, possono contribuire a rafforzare le capacità di problem solving”.

Nota di colore: “Le due marine hanno attuato anche una politica delle ‘porte aperte’ sulle rispettive navi, con una serie di eventi sportivi e spettacoli culturali”.

Mentre le esercitazioni congiunte del 2012 erano basate esclusivamente su strategie antiterrorismo e antipirateria – riporta il China Daily – queste hanno incluso “la difesa aerea della flotta, la guerra antisommergibile e la guerra di superficie”. Si tratta quindi di un ampliamento della capacità operativa che dovrebbe corrispondere a una rinnovata assertività delle due Potenze sullo scenario globale.

Lo conferma il fatto che gli stessi media cinesi citano il New York Times, secondo cui le manovre congiunte inaugurerebbero una nuova fase, di rapporti più stretti, tra le due Potenze.

Anche dal punto di vista tecnico tutto lascia intendere una rinnovata partnership. Yin Zhuo, direttore della sezione informazioni della Marina cinese, ha detto che in particolare le esercitazioni congiunte antisommergibile evidenziano l’approfondimento della fiducia reciproca tra le due marine “perché le informazioni relative ai sommergibili di un Paese sono raramente condivise”.

Dal punto di vista geopolitico, le esercitazioni si inseriscono in un contesto più ampio. Da una parte, vanno lette come una risposta al “pivot to Asia”, la strategia Usa di allargamento della propria sfera di interessi in quell’area di mondo. Il fatto che siano avvenute in un mare che si chiama “mar del Giappone” è anche un messaggio esplicito a eventuali player locali. Sullo sfondo, l’irrisolto conflitto strisciante tra Pechino e Tokyo sulle isole Senkaku/Diaoyu.

C’è poi la relazione tra i due grandi Paesi, corroborata nello scorso marzo dalla visita di Xi Jinping a Mosca – la sua prima visita all’estero da presidente della Repubblica Popolare – e da una serie di accordi commerciali che sembrano andare nella direzione della grande “Eurasia” voluta da Vladimir Putin. I colloqui iniziati Mosca tra i due presidenti sono infatti sfociati a giugno in un affare da 270 miliardi dollari per Rosneft, la compagnia petrolifera statale russa, che raddoppierà le proprie forniture di petrolio alla Cina.

[Scritto per Lettera43; foto credits: washingtonpost.com]