Per la prima volta vengono presentati al mondo quattro album di pitture erotiche cinesi. Si tratta degli Chungong hua, letteralmente «pitture del Palazzo di primavera», un genere di arte erotica cinese espressa nel tipico formato di libro o di album con pagine a fisarmonica. Si tratta di immagini mai pubblicate da quando furono realizzate, presumibilmente fra la fine della dinastia Ming (1368-1644) e l’inizio della successiva dinastia Qing (1644-1911). China Files ve ne regala un assaggio (per gentile concessione di L’Asino d’oro edizioni).
Siamo nei secoli in cui l’Europa conosceva le grandi scoperte geografiche, Shakespeare componeva le sue tragedie e Giordano Bruno veniva bruciato dall’Inquisizione. La Cina stava vivendo la fine di una straordinaria epoca di sviluppo economico e di apertura. È in questo contesto che, fra Cinque e Seicento, fiorisce l’arte erotica cinese, sotto forma di romanzi o di raccolte di illustrazioni, immagini a colori o, più spesso, in bianco e nero, che narrano storie in cui l’amplesso e gli scambi amorosi fanno parte di un più ampio rituale, ricco di simboli e allusioni letterarie.
Nelle immagini che seguono, nulla è lasciato al caso. La donna conduce un rituale di conquista amorosa, in cui è lei a dettare i tempi, lasciando però a lui l’impressione di avere il controllo della situazione. Lei è affascinata dalla sua cultura, piuttosto che dalla sua prestanza fisica. I loro corpi sono lineari, quasi inespressivi, come i loro volti. I piedi di lei, a volte naturalmente piccoli, talvolta minuscoli, testimoniano la diffusione dell’atroce pratica della fasciatura dei piedi, presunto simbolo di erotismo, ma anche strumento per la coercizione della donna all’interno delle mura domestiche.
Soltanto gli organi genitali sono magnificati, quasi a voler indicare che il rapporto, il corteggiamento e la scelta del partner non sono dettati da robustezza corporea o da fattezze ricercate, ma sono il frutto di pura attrazione intellettuale. Capacità di lui di suonare raffinati strumenti musicali e conoscere opere letterarie (presenti in molte scene) o, per lei, di tessere relazioni complesse, come quelle necessarie nel ricamo, o di ‘pescare’ il desiderio sessuale di lui.
I loro rapporti sono inseriti armonicamente nel mondo della natura, sempre presente tanto nelle molte immagini all’aperto, quanto in quelle al chiuso. Piante, alberi e fiori sono onnipresenti, a ricordare la necessità di un equilibrio con il mondo della natura e le sue stagioni. Ogni albero, ogni pianta, per la sua forma o per l’immagine che ricorda, acquista un significato. Il fiore del loto, ad esempio, rappresenta la purezza intellettuale per la sua capacità di non sporcarsi mai, neppure quando è immerso in un’acqua torbida, cioè in un ambiente sociale degradato; il pino, invece, che svetta per longevità e lunghezza, ricorda la prestanza del membro virile.
Non sappiamo bene a cosa servissero questi album, forse erano dei prontuari per le spose novelle, cosicché conoscessero quello che le attendeva; oppure erano più semplicemente dei racconti per immagini, destinati all’intrattenimento dei più ricchi. Certo è che ci proiettano in un mondo ormai lontanissimo, per modi, tempi e soprattutto per suggestioni simboliche. Sono immagini completamente scomparse in Cina e in tutto il mondo. Gli album di questo genere di cui oggi si conosce l’esistenza sono pochissimi, non più di una decina.
In realtà immaginiamo che tanti erano i generi e i tipi di tali raccolte, ma la censura della bigotta dinastia Qing e tutta la storia della Cina moderna hanno di fatto oscurato completamente queste immagini. Il regime comunista, infatti, conducendo nei primi decenni dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese (1949) una sacrosanta battaglia contro lo sfruttamento sessuale delle donne ha anche voluto cancellare ogni memoria della tradizione letteraria e artistica dell’erotismo cinese, che, ciononostante, è entrato però a far parte dell’immaginario collettivo sulla Cina del mondo occidentale.
Grande merito quindi a L’Asino d’oro edizioni che ha avuto il coraggio di pubblicare questi album, conservati da un intelligente collezionista, che è riuscito a metterli al riparo dalle vicende della storia cinese. A distanza di tanti secoli, con queste immagini riusciamo a entrare in un mondo lontano e apriamo una finestra su una realtà complessa e, per tanti versi, ancora inesplorata, com’è quella cinese.
*Federico Masini è Pro-rettore per le Politiche della Didattica di Sapienza Università di Roma. Attualmente è membro del Direttivo dell’European Association of Chinese Linguistics, rappresentante europeo nel board della Internatinal Association of Chinese Lingustics e membro della Commissione Nazionale per i Premi per le Traduzioni, del Ministero dei Beni Culturali.