Chongqing. La storia infinita

In by Simone

È senza fine la saga di Chongqing: Bo Xilai, sua moglie Gu Kailai e la morte del cittadino britannico Heywood. Ogni giorno si susseguono informazioni, opinioni e rumors. Una rapida summa delle molte notizie uscite oggi su giornali nazionali e non.

Dopo mesi di lievi pressioni da parte dei diplomatiche sul caso dell’uomo d’affari britannico morto, forse ucciso in Cina, il primo ministro David Cameron e il suo governo hanno bruscamente cambiato rotta martedì, presentandosi in Parlamento con la richiesta formale che la Cina "esponga la verità dietro questo tragico caso" e che lo faccia in un modo che "sia esente da interferenze politiche".

IN GRAN BRETAGNA
Nel giorno in cui Cameron ha incontrato Li Changchun, il quinto membro in ordine di importanza della leadership e capo de facto della propaganda cinese. 

Ha fatto pressioni sul caso di Neil Heywood, l’imprenditore di 41 anni trovato morto nel suo albergo nella città meridionale di Chongqing il 15 novembre scorso.

Il Segretario degli affari esteri  William Hague ha dovuto affrontare una serie di domande infuocate da parti di parlamentari dell’opposizione arrabbiati e preoccupati del fatto che la Gran Bretagna abbia potuto insabbiare i sospetti sulla sua morte per ottenere un accesso più ampio al boom economico cinese.

Ne trattano New York Times, Guardian, South China Mornig Post, Wall Street Journal e Financial Times

Denis MacShane, un importante esponente del partito laburista, ha chiesto informazioni sui contatti di Heywood con i diplomatici britannici. Un pezzo potenzialmente cruciale del puzzle, perché il signor Heywood poco prima di morire diceva di temere per la sua vita a causa di una lite d’affari con la famiglia Bo.

Il Times invece oggi propone una storia da vero tabloid, alludendo apertamente alla storia d’amore tra Gu Kailai, la moglie di Bo, e il britannico Heywood. È lei che è sotto indagine, per la sua morte. Se non si è sicuri che fossero amanti, di certo erano soci in affari. 

Il Telegraph, invece continua ad indagare nel torbido. Malcolm Moore, l’ottimo corrispondente che ha portato Wukan all’attenzione mondiale, indaga ancora su morti e suicidi sospetti durante il regno di Bo Xilai a Chongqing.

NEGLI STATI UNITI
Ma il pezzo più importante di oggi è quello del New York Times che conferma, citando fonti diplomatiche, le illazioni che erano state fatte sulla "visita" del super poliziotto Wang Lijun al consolato. 

Il 6 febbraio scorso, il vice sindaco di Chongqing, nonché il superpoliziotto che lotta contro mafia e corrotti, si era presentato al Consolato americano della vicina città di Chengdu in stato di agitazione.

Altri dettagli fino ad oggi non si conoscevano, ma la vicenda aveva scatenato il putiferio politico conclusosi con l’epurazione di uno dei candidati a sedersi nel Comitato permanente – il gotha cinese – il prossimo ottobre e con sua moglie indagata per la morte di un cittadino britannico che da vent’anni viveva in Cina e che aveva rapporti con un’azienda fondata da ex agenti dei servizi segreti inglesi.

Oggi il New York Times ha fornito la ricostruzione di quelle 36 ore convalidata dalla testimonianza di fonti diplomatiche.

Il signor Wang è arrivato con documenti relativi ad accuse contro il signor Bo e la signora Gu, ma – secondo quanto affermato dai funzionari americani – non li ha consegnati. I contenuti non sono noti, anche se un funzionario li ha descritti come descrizioni tecniche di indagini di polizia di Chongqing.

Al signor Wang è stato permesso di fare telefonate a funzionari di Pechino, che sperava lo avrebbero aiutato. Nel frattempo, egli ha intrattenuto i diplomatici spaventati con un discorso incoerente ma alla fine rivelatore del torbido legame tra potere, politica e corruzione in Cina.

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Non tutto era coerente, come ci si aspetterebbe,"  ha detto un funzionario del Congresso, "ma ha fornito alcune buone intuizioni." Come ha sintetizzato Kenneth G. Lieberthal, ex consigliere per la Cina dell’amministrazione Clinton. "Due cose erano chiare nel momento in cui è entrato: questo era un affare molto grande, e questo era un personaggio molto sgradevole. L’uomo che aveva varcato la porta, non era di certo il Dalai Lama."

Secondo il Dipartimento di Stato, gli Stati Uniti non possono semplicemente concedere l’asilo a chi entra in un complesso diplomatico, date le complicazioni legali e logistiche di far uscire qualcuno da una nazione sovrana.

I richiedenti asilo – che solitamente subiscono una persecuzione per opinioni politiche o religiose – di solito fanno richiesta al di fuori della propria nazione, sia negli Stati Uniti o in un paese terzo. Ci sono delle eccezioni, ma sono rare.

L’arrivo del signor Wang presso il consolato, inoltre, non poteva avvenire in un momento più sensibile per l’amministrazione: solo una settimana prima dalla visita a Washington del  probabile futuro leader cinese, Xi Jinping, su invito del vice presidente Joseph R. Biden Jr. La concessione dell’asilo politico al signor Wang avrebbe potuto inacidire o provocare l’annullamento del viaggio di Xi Jinping.

Daltronde, scrive ancora il NYT, “anche ora, l’episodio – che un funzionario del Congresso ha descritto come "una trama alla ‘The Bourne Supremacy’" – rischia di indebolire le relazioni, mentre la Casa Bianca spera di gestire l’ascesa della Cina e di ottenere il suo sostegno su questioni come le ambizioni nucleari della Corea del Nord e l’Iran e la repressione del governo in Siria”.

IN CINA
Se i giornali cinesi si preoccupano ancora una volta di sottolineare come, “c’è un malinteso profondamente radicato tra l’opinione pubblica occidentale” che interpreta “il caso come collegato ad una lotta politica all’interno del partito” (cit. Global Times, ma opinione condivisa da tutta la stampa ufficiale).

Si tratta, sencondo la voce ufficiale del Partito di “un incidente autonomo di violazione della disciplina del partito e delle leggi cinesi”. Cioé cosa sta succedendo sarebbe il risultato inevitabile di un’indagine legale.

Di tutt’altro avviso il quotidiano in lingua inglese di Hong Kong. Il South China Mornig Post, invece, sottolinea – per primo e unico – le implicazioni giuridiche del caso. Bo Xilai potrebbe dover subire  shuanggui, una azione disciplinare interna molto temuta che è al di fuori della portata della legge cinese.

Lo shuanggui, è un tipo di detenzione segreta. Il caso più noto è la cosiddetta sorveglianza residenziale, quella ustata con l’artista cinese Ai Weiwei. Solo un anno fa, la polizia di Pechino ha arrestò e lo tenne in isolamento per 81 giorni, rendendo noto al pubblico l’abuso illegale della "sorveglianza residenziale".

Il confinamento simultaneo della moglie di Bo, Gu Kailai, con l’accusa di omicidio illustra un terzo tipo di detenzione segreta, autorizzata dalla legge fino a quando la legge sulla procedura penale, recentemente riveduta, entrerà in vigore a gennaio” scrive il SCMP.

Le condizioni della shuanggui sono a volte più comode rispetto al confinamento sotto "sorveglianza residenziale" o della detenzione penale, ma l’isolamento del sospetto di solito è altrettanto completo.

L’ambiente è altrettanto coercitivo, includendo spesso tortura psicologica e fisica. Nessun contatto è consentito con famiglia, amici o colleghi, e non si ha accesso ad un avvocato. Il sospetto è solo con instancabili inquisitori, ai quali gli investigatori del partito forniscono regolarmente nuovo materiale su cui basare le loro domande.

E’ sicuramente ironico, anche se apparentemente inosservato – continua il SCMP che l’attuale leadership del partito, sebbene sottolinei all’infinito che l’intera vicenda Bo Xilai verrà trattata nel pieno rispetto della legge, ha tuttavia affidato il destino della sua figura centrale, non al sistema giuridico, ma alla giustizia del Partito, almeno inizialmente”.

La moglie di Bo, tuttavia, è stata immediatamente consegnata, insieme ad un assistente, al sistema formale di giustizia penale, presumibilmente perché c’è già la prova che essi abbiano commesso un omicidio.

Non vi sono ancora dettagli, ma a quanto pare i sospetti sono stati arrestati in conformità con il processo penale ordinario piuttosto che secondo "sorveglianza residenziale" di dubbia legittimità.

Normalmente, ai membri del Partito viene ritirata la tessera tramite  procedure di ispezione disciplinari prima di poter essere arrestati, quindi è plausibile presumere che nessun sospetto è attualmente un membro del partito, anche se sembra improbabile nel caso di Gu.

Può darsi che l’urgenza della leadership di porre fine a questo scandalo senza precedenti ha reso opportuno ignorare la prassi normale, soprattutto dal momento che non è ancora stata accusato di corruzione.

Eppure ciò non gli garantirebbe molto conforto. Si diceche Bo stia  insistendo per un processo equo e pubblico, forse anche vista la sua esperienza nel manipolare il sistema giuridico. Conosce bene le realtà dello "stato di diritto socialista con caratteristiche cinesi", conclude con sarcasmo il giornale.