La crypto-art è il fenomeno del momento in ambito artistico. Una nuova espressione che sta determinando la direzione del mercato artistico contemporaneo, ma anche uno spazio soggetto a grandi speculazioni. In Cina, l’opposizione del governo nei confronti delle criptovalute non sembra aver frenato la crescita di questa nuova frontiera digitale. Chinoiserie, la rubrica sull’arte cinese a cura di Camilla Fatticcioni
Si chiamano Non Fungible Tokens, o NFTs e si possono definire come opere d’arte digitali firmate con una valuta virtuale crittografata, che ha rivoluzionato il concetto di “opera originale” nel mondo della digital art. Prima del crypto, era impossibile determinare l’originalità e la provenienza di un’immagine jpg, che può essere facilmente duplicata online. Per questo motivo, vendere o acquistare un’immagine digitale, un video o una gif sembrava, fino a poco tempo fa, un’idea ridicola. Con l’arrivo delle criptovalute questo problema è stato risolto. Ogni NFT è firmato e crittografato con una stringa di informazioni inviolabile che garantisce l’originalità di un file. Questo ridefinisce il senso di valore, e restituisce all’opera d’arte l’aura perduta nei tempi della riproducibilità digitale.
Lo scorso settembre la Banca Centrale Cinese ha definitivamente dichiarato illegale qualsiasi tipo di transazione di criptovaluta, vietando di fatto i token digitali come Bitcoin. Mentre i collezionisti americani di NFTs ricavano grandi profitti e possono facilmente convertire le loro criptovalute in dollari, quelli interessati alla Cina sono molto più limitati e corrono un rischio fiscale, che rallenta la crescita di uno dei più grandi mercati d’arte del mondo. Questo però non sembra aver frenato l’interesse nei confronti della Crypto-Art e degli NFTs in Cina. Gli NFTs hanno raggiunto la loro popolarità a Marzo 2021, dopo la vendita record all’asta di un’opera dell’artista Beeple, Everyday: the first 5000 days, una serie di 5000 immagini digitali, venduta da Christie’s per 69,3 milioni di dollari.
La notizia non è passata inosservata in Cina. Paradossalmente, la prima galleria al mondo ad ospitare una mostra di Crypto-Art si trova in un paese in cui le transazioni di criptovalute sono illegali. Lo scorso Aprile, il museo UCCA di Pechino ha inaugurato Virtual Niche — Have you ever seen memes in the mirror? una grande celebrazione sia per la comunità artistica che per la comunità crypto di tutto il mondo, insieme a Bitcoin, Etherum e Polkadot Community e le opere di famosi artisti di NFTs, come Beeple, Robert Alice e Mario Klingemann. Vediamo così il dualismo tra le politiche economiche e gli interessi di modernizzazione delle istituzioni culturali: nonostante il governo voglia mantenere un controllo ragionevolmente stretto su possibili paradisi fiscali e movimenti di denaro non centralizzati che si verificano nell’ambiente burrascoso delle criptovalute, i musei, le gallerie ed i collezionisti sono più interessati ad un fenomeno globale in cui tutte le grandi istituzioni artistiche e case d’asta stanno mettendo le mani.
L’evoluzione degli NFTs in Cina
I millennials cinesi, internet-savvy e nativi digitali, hanno reso gli NFTs, non più un semplice interesse di nicchia, ma un mercato in crescita. Con una popolazione giovane, virtualizzata e con un alto potere d’acquisto, gli utenti cinesi sono un pubblico ambito, ma soprattutto attento e ricettivo a tutto ciò che accade online. Il concetto di NFT ha iniziato a diffondersi in Cina nel 2018, durante un momento di svolta per il movimento crypto, con il fenomeno CryptoKitties, un gioco in cui le persone potevano acquistare il proprio animale domestico digitale in edizione limitata. Pur con i suoi alti e bassi, il mercato cinese di NFTs ha visto una serie di conquiste nel 2021. Durante le vacanze del capodanno lunare, il marchio di lusso RTFKT ha venduto un paio di scarpe da ginnastica virtuali per 28mila dollari sul mercato digitale cinese Treasureland.
Lo scorso marzo marzo, la società di criptovalute Block Create Art (Bca), la prima piattaforma cinese per lo scambio di opere d’arte tramite NFTs, ha raccolto 2 milioni da parte di investitore informale, diventando così la comunità NFT meglio finanziata della Cina. Non mancano di certo gli artisti cinesi che si sono fatti spazio nel mercato NFT, come il duo artistico TaMen, composto da Lai Shengyu e Yang Xiaogang, conosciuti per i loro dipinti surrealisti. Il duo ha tokenizzato uno dei loro dipinti fisici e venduto un NFT insieme all’opera d’arte a un acquirente con sede a Hong Kong per l’equivalente di 180mila dollari di Hong Kong di Bitcoin attraverso l’intermediazione artistica Macey & Sons.
Oltre alle gallerie di Pechino, esiste un altro scenario nascosto in cui i creatori cinesi producono e condividono NFTs: si tratta di Decentraland, un mondo virtuale, simile a Second Life, basato sulla blockchain di Ethereum. All’interno di questo regno digitale, c’è una piccola enclave chiamata Dragon City. Costituita nel 2017, Dragon City è una comunità virtuale che si è unita con un obiettivo radicale: costruire una nuova Cina all’interno del cyberspazio. La community ha riempito Dragon City di ricreazioni digitali di famose attrazioni cinesi, ognuna delle quali è stata realizzata utilizzando NFTs. L’universo a base di token digitali è ancora in piena evoluzione in Cina.
Gli NFTs sopravvivono in una Cina senza criptovalute
La maggior parte delle opere d’arte NFT, comprese quelle più note come CryptoPunks o Bored Apes, sono coniate sulla blockchain di Ethereum. Pertanto, venditori e acquirenti devono possedere portafogli Ethereum, e questo implica il trasferimento di denaro centralizzato (dollari, euro, ecc.) su una piattaforma di scambio per acquistare successivamente bitcoin o qualsiasi altra moneta virtuale. Queste criptovalute e anche gli NFTs sono accettati come valore di scambio in tutto il web e quindi sono diventati un modo per spostare denaro da una parte all’altra del mondo senza bisogno di intermediari. Questo è esattamente ciò che la Banca Centrale Cinese vuole evitare, impedendo così la fuga di capitali all’estero.
Con le opposizioni del governo centrale alle transazioni di criptovalute, Alibaba e Tencent hanno abbandonato Ethereum e si sono rivolte alla propria infrastruttura blockchain semi-privata. Entrambe le società hanno affermato che le opere d’arte NFTs che stanno vendendo sono coniate nelle rispettive “catene di alleanze”, una forma di blockchain ibrida che non è completamente decentralizzata, ma invece controllata da un gruppo selezionato di membri. Ed è così che vendendo immagini tecnologicamente supportate dalla blockchain cinese AntChain, lo scorso settembre Alipay ha venduto più di 20mila NFTs in occasione degli Asian Games 2022. Tencent invece ha organizzato insieme al Dunhuang Research Instutute una raccolta fondi online per la Dunhuang Grottoes Conservation Foundation, associazione che si dedica alla conservazione delle Grotte di Mogao e dei loro affreschi. Tutti i partecipanti alla raccolta hanno avuto l’opportunità di vincere uno dei 9.999 NFTs di Dunhuang “Digital Sponsor” in edizione limitata.
La Cina è consapevole del potenziale del suo mercato interno e non ha assolutamente intenzione di rimanere al di fuori del movimento NFT, così ha creato una blockchain centralizzata, fatta su misura per il pubblico cinese. Tuttavia, è difficile sapere se tutto questo potrà controbilanciare la gigantesca crescita di Bitcoin e Ethereum come standard di scambio. Con Facebook che diventa Meta e le tecnologie VR più sofisticate e accessibili, è probabile che vedremo molti più NFTs nel mondo dell’arte in futuro e che la Cina non rimanga indietro di fronte a questa nuova frontiera digitale.
Di Camilla Fatticcioni