Dopo la bufera social per una foto dell’artista alla mostra di Dior a Shanghai, il mondo della fotografia torna a interrogarsi: “È così che il mondo della moda vede le donne cinesi?”. Una riflessione sull’opera artistica di Chen Ma, da sempre “ponte tra la cultura occidentale e orientale”, nella nuova puntata di Chinoiserie, la rubrica sull’arte cinese a cura di Camilla Fatticcioni
Lo scorso novembre una fotografia presente a una mostra organizzata dal marchio di lusso Dior è diventata fonte di polemiche e di critiche in Cina. In mostra al Dior and Art del West Bund Art Centre di Shanghai, la foto, scattata dalla famosa fotografa Chen Man, ha suscitato indignazione tra i netizens che hanno discusso la rappresentazione degli ideali di bellezza cinesi. Nel volto coperto di lentiggini e nello sguardo cupo e spettrale della modella in molti hanno letto una visione “ignorante” e “stereotipata” delle donne cinesi. “E’ così che Dior vede la donna asiatica?” ha scritto il Beijing Daily commentando l’opera di Chen Man, artista che da sempre definisce la sua produzione come “una sorta di ponte tra la cultura occidentale e quella orientale.”
Il volto catturato dalla fotografa ha invece portato alla luce un sempre più profondo divario culturale tra la Ci na e le grandi aziende occidentali che si approcciano a questa. Non è comunque la prima volta che Chen Man si trova al centro di accese critiche in Cina. La fotografia scattata per Dior ha ricordato agli utenti cinesi altre opere discusse in passato, come ad esempio la serie “12 Chinese Colors” scattata per la rivista di moda inglese i-D nel 2012. Nel tentativo di celebrare la diversità etnica cinese, Chen Man in questa serie ritrae donne truccate in modo eccessivo e con acconciature ed abiti che, secondo la critica, non incarnano nulla di appartenente alla cultura cinese, ma stereotipi razziali.
Moda e bellezza: un connubio da sempre discusso e stereotipato ovunque. Chen Man nasce come fotografa di moda, ed i suoi scatti ormai compaiono da più di vent’anni sulle più importanti riviste del settore. La fotografa, nei suoi anni di lavoro nel mondo moda, ha elaborato attraverso la macchina fotografica un proprio concetto di bellezza.Con uno stile fotografico unico nel suo genere, all’artista piace aggiungere elementi incongrui o esagerati alle sue foto, stimolando la curiosità dello spettatore per i dettagli somatici di ogni volto che ritrae o per i forti contrasti tra le modelle e lo sfondo in cui vengono fotografate. I colori accesi, il trucco eccessivo e la morbidezza della pelle delle modelle denotano l’abilità dell’artista nel saper sfruttare a suo favore le nuove tecniche digitali. Famosa per le sue rappresentazioni iperrealistiche, Chen Man modella e trasforma le proprie fotografie con Photoshop e 3D Max, dando spesso vita a universi paralleli o visioni oniriche della realtà. “Questo rapporto tra tecnologia ed estetica è come quello tra scienza e filosofia: in un mondo ideale, i due camminano fianco a fianco. Raggiungere un tale equilibrio richiede che gli artisti padroneggino entrambi.” ha affermato l’artista nel 2018 in un articolo per CNN style.
Le nuove tecnologie e l’arte digitale hanno decisamente rivoluzionato il concetto di bellezza odierno. Le opere di Chen Man non sono mai uguali e non seguono una linea ben definita, proprio perché l’artista crede nell’idea che la bellezza sia in continua evoluzione. Ed è proprio il cambiamento una costante per Chen Man, nata e cresciuta nella Cina degli anni ’80. Testimone e parte di una generazione sempre più materialistica, Chen Man collega il suo sviluppo artistico alla repentina crescita economica cinese degli ultimi trent’anni. Nella serie “Long Live to the Motherland” del 2010, sono evidenti i contrasti tra il grigiore di una Cina industriale e “vecchia” e le immagini potenti di modelle vestite di rosso sgargiante, simbolo di una nuova e rinata Cina. Gli stessi contrasti tra vecchio e nuovo invece sono stati aspramente criticati nel progetto “Young Pioneer” del 2008. La serie vede giovani figure femminili, vestite con abiti infantili e semitrasparenti, posare davanti importanti monumenti architettonici cinesi. Chen Man ha spiegato che il progetto doveva mostrare un ibrido di “ideali cinesi passati e futuri” e rievocare una dolce nostalgia per il passato, ma agli occhi della critica, la giovane modella era “eccessivamente sessualizzata” dal suo abbigliamento e l’opera in generale è stata descritta come irrispettosa di alcuni dei più grandi successi della Cina.
Proprio questo equilibrio tra la nuova e la vecchia Cina spesso si rivela insidioso, come è successo per le unghie in stile dinastia Qing della modella ritratta per Dior. Le grandi case di moda occidentali sono state spesso accusate di stereotipare la cultura cinese, confondendone il passato con il presente. D’altro canto, davanti alla foto che Dior ha tempestivamente rimosso dalla mostra, altri utenti online hanno invece accusato la cultura contemporanea cinese di avere un’idea di bellezza troppo ristretta a determinati canoni. Nel 1988, la moda ed gli standard di bellezza fecero il loro primo ingresso in Cina con la rivista Elle, proponendo in copertina una modella occidentale. Questo la dice lunga sugli stereotipi di bellezza in Asia e quello che la maggior parte del pubblico si aspetta ancora oggi di vedere in una modella.
Le immagini sono uno strumento molto potente: sono un tipo di linguaggio universale, che non ha bisogno di traduzioni, e per questo necessita di una particolare attenzione al tipo di messaggio che si vuole trasmettere. Chen Man per CNN style aveva descritto la sua produzione artistica lontana dagli stereotipi: “Ciò che vediamo può farci sentire contenti o preoccupati, timorosi o al sicuro. Per questo credo che in un mondo globalizzato il futuro dovrebbe essere (e sarà) più visivo”.
Di Camilla Fatticcioni