Gli sfidanti cinesi di Sotheby’s e Christie’s
Christie’s e Sotheby’s, che insieme dominano la vendita delle belle arti e di oggetti d’antiquariato in tutto il mondo, hanno una storia che risale al XVIII secolo. In poco più di un decennio sono emersi rivali in Cina che rappresentano una sfida importante al loro duopolio di lunga data e dimostrano come il mondo dell’arte venga sempre di più trasformato dai gusti dei nuovi ricchi collezionisti d’arte cinesi.
China Guardian Auctions, fondata nel 1993, e la Beijing Poly International Auction House, fondata nel 2005, sono le due principali case d’asta cinesi.
Molti sono disposti a pagare tanto per un dipinto a inchiostro cinese quanto per un Picasso o un Warhol, che, secondo la società di ricerca Artprice, sono stati estromessi nel 2011 dalla loro posizione di artisti più venduti all’asta da pittori cinesi di cui si sente parlare poco in Occidente, come Zhang Daqian e Qi Baishi.
Dopo pochi anni dalla sua fondazione, la Beijing Poly International Auction House si è affermata come terza casa d’aste più grande al mondo, dopo i colossi Christie’s e Sotheby’s. La Poly ha sorpreso il mondo dell’arte per le sue incredibili vendite di opere d’arte cinesi, come Twelve Landscape screens di Qi Baishi, venduto per 146.9 milioni di dollari nel 2017.
A Pechino l’acquisto di arte a scopo di investimento è più forte che altrove e questa dinamica ha portato alle stelle anche un gran numero di opere contemporanee non ancora mature per la storia dell’arte e per la critica.
Se in Occidente la vendita di opere d’arte è guidata da uno spiccato interesse per il collezionismo, i cinesi hanno iniziato ad interessarsi a questo mercato più a livello finanziario.
Il baricentro artistico si sta spostando in Cina e così anche le più importanti gallerie d’occidente.
Il principale museo cinese dedicato esclusivamente all’arte contemporanea è lo Shanghai Power Station of Art, è stato inaugurato nel 2012 con una mostra di arte contemporanea dal Centre Pompidou, dal titolo Electric Fields, Surrealism and Beyond. Negli ultimi anni i quartieri artistici di Pechino e Shanghai sono diventanti sempre più numerosi: basta aggirarsi nei dintorni del quartiere M50 di Shanghai o nel distretto 798 di Pechino per intuire quanto sia florido il settore dell’arte contemporanea in Cina.
Oggi anche la maggior parte delle principali gallerie ed istituzioni d’arte occidentali si stanno spostando verso est, aprendo sedi secondarie in Cina con lo scopo di importare nuovi artisti internazionali in città come Shanghai e Pechino, ed anche di scovare nuovi talenti locali pieni di potenziale.
Un esempio della migrazione artistica verso oriente è l’apertura di una sede del famosissimo centre Pompidou di Parigi a Shanghai, per la prima volta fuori dall’Europa. Il complesso architettonico, progettato dallo studio David Chipperfield Architects, occupa un intero lotto all’interno di un nuovo distretto culturale della metropoli cinese, il West Bund. La struttura è stata inaugurata a novembre del 2019 e questa apertura ha sancito il più grande accordo culturale tra Francia e Cina. Tre delle gallerie
del museo sono dedicate all’esposizione delle collezioni del Centre Pompidou e presenteranno tre mostre semi-permanenti per un periodo di cinque anni e due mostre temporanee all’anno. Una sala speciale, chiamata The Box, è dedicata alla presentazione di installazioni multimediali mentre un’ altra galleria ospiterà progetti in sito ospitando giovani artisti.
Anche la galleria Almine Reach, fondata da Almine Rech Ruiz Picasso ed inaugurata a Parigi nel 1997, non ha resistito al fascino del mercato cinese: oltre a quella francese, Almine Rech vanta sedi anche a Bruxelles, Londra e New York, e dal 2019 ha aggiunto alla sua lista il nuovo avamposto a Shanghai. La galleria si trova presso l’Amber Building, edificio che ospita già dal 2018 una sede della famosissima galleria francese Perrotin e da marzo 2019 anche la storica galleria inglese Lisson.
A questo elenco di importanti gallerie occidentali da poco aperte in Cina si aggiungono anche Gagosian, David Zwirner, De Carlo e White Cube.
I gusti artistici dei collezionisti cinesi sono in continua evoluzione e non si interessano più solamente di arte tradizionale cinese, ma stanno superando i confini geografici e culturali. Nella loro ricerca di dipinti ed opere classiche cinesi all’estero, i collezionisti hanno sviluppato anche un forte interesse per l’arte occidentale. Nel novembre 2014, ad un’asta di Sotheby’s, il magnate del cinema cinese Wang Zhongjun ha acquistato il dipinto “Natura morta, papaveri e margherite” di Van Gogh, per 61.8 milioni di dollari. Solo un anno dopo, il milionario Lu Yiqian, fondatore del Long Museum di Shanghai ha comprato “Nu Couchè” di Amedeo Modigliani per l’incredibile cifra di 170 milioni di dollari ad un’ asta di Christie’s. La percentuale di opere d’arte occidentali vendute ai cinesi è in forte crescita ed il turismo in uscita dalla Cina è uno dei fattori chiave.
Se i collezionisti cinesi si stanno interessando sempre di più all’arte che proviene dall’occidente, i giovani artisti emergenti cinesi si stanno facendo notare sempre di più all’estero. Il mercato degli artisti asiatici sta crescendo rapidamente e mostra un grande potenziale. Tra i principali 500 artisti nel mondo, il 32% è cinese, a seguire il 19% americano e l’8% britannico. La maggior parte di questi artisti cinesi ha stabilito carriere e lunghe storie di vendite in Cina prima di iniziare a vendere anche all’estero.
Questo rapporto tra occidente e Cina, sempre più disponibile ad accogliere l’arte contemporanea e creare occasioni di dialogo tra paesi, è stato però anche molto controverso. La censura di parte cinese nei confronti dell’arte contemporanea ha fatto spesso storcere il naso alla controparte occidentale: dal caso di Ai Weiwei – il cui studio è stato demolito dopo l’arresto – alla chiusura delle mostre di artisti non riconosciuti dal governo, fino allo sgombero della colonia artistica di “Weihai Road 696″ a Shanghai.
L’arte da sempre è un’espressione sociale e culturale: per quanto ancora gli artisti contemporanei cinesi dovranno reprimere alcuni aspetti della loro produzione artistica o rifugiarsi altrove? In tutto questo la Cina, con la sua crescente economia, ha raggiunto un altro palcoscenico, quello della scena artistica contemporanea.
Di Camilla Fatticcioni*
**Laureata in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou interessandosi di archeologia ed iconografia buddhista cinese medievale. Sinologa ed autrice del blog perquelchenesoio.com, scrive di Asia e Cina specialmente trattando temi legati all’arte e alla cultura. Collabora con diverse riviste tra cui REDSTAR magazine della città di Hangzhou e scrive per il blog di Bridging China Group. Appassionata di fotografia, trasmette la sua innata voglia di raccontare storie ed esperienze attraverso diversi punti di vista.