China girl

In by Simone

La storia di Sally, agente di commercio che ha perso il lavoro a causa della crisi del credito di Wenzhou. La notte in cui la polizia è entrata nella fabbrica del signor Li, ha perso tutto: il lavoro, la casa i clienti e i suoi risparmi. Ma non si è arresa, e ora si prepara per una grande fiera internazionale. Sally ha ventitré anni, un sorriso allegro e una laurea in economia. Parla inglese meglio di me – non che ci voglia tanto – e per descrivere il suo lavoro utilizza termini che non capisco: Incoterms, Free on board, Cost and freight…

Sally sogna di viaggiare in Europa con lo zaino in spalla e, se proprio vogliamo essere precisi, si chiama Zhou Lian.

Mi spiega che avrebbe preferito adottare uno pseudonimo dal sapore latino come Patricia o Mercedes, però mister Li, il suo capo, ha insistito perché scegliesse un nome che anglosassoni e indiani potessero pronunciare senza fatica.

Sì, perché Sally è un agente di commercio internazionale che lavora per uno degli ex-padroni di Wenzhou descritti nel reportage di "Tutto sulla crisi di Wenzhou" di China Files.

O meglio, lavorava. La notte che ha perso il lavoro, Sally l’ha saputo dai poliziotti che si sono presentati in fabbrica: cercavano mister Li e hanno cominciato dal dormitorio, bussando prima alle porte del piano terra – occupato dai tessitori immigrati dallo Sichuan  – e poi a quelle del primo piano, dove abitano i più “agiati” agenti di commercio.

Dov’è Li?” gridava la polizia “Dovete andarvene, la fabbrica è sotto sequestro!

Nessuno capisce cosa sta succedendo. Sally, che non è abituata a farsi trattare in questo modo, si avvicina al comandante e gli chiede perché gli stanno sbattendo fuori da casa loro.

Mister Li è sparito lasciandosi dietro una marea di debiti.

Sparito? Come debiti?

Ma il comandante non risponde più. Sally torna in stanza, si attacca al telefono:

Signor Lefevre, qua stanno sequestrando tutto, se non manda subito un camion a ritirare la merce perderà tutto!

Ma il signor Lefevre – il suo cliente migliore – abita a Parigi e, per ricco che sia, non ha il potere di smuovere i camionisti di Wenzhou…

* * *

Aspetta, non ti seguo.

Appoggio la tazza di tè verde sul tavolino e interrompo il suo racconto per capire cosa sia successo.

Sally sospira, poi tenta d’introdurmi ai meccanismi dell’import-export: i commercianti stranieri (o broker) piazzano un ordine – che di solito si misura in numero di container da spedire – e anticipano il trenta percento del pattuito di modo ché la fabbrica possa comprare la materia prima – in questo caso tessuto grezzo – lavorarla e spedire il prodotto finito dal porto di Wenzhou.

Quando la polizia sequestra una fabbrica per bancarotta, i broker perdono il controllo sulla merce che avevano commissionato (e per cui avevano già anticipato il trenta percento).

In teoria hanno la possibilità di recuperarla una volta che si risolve il contenzioso. In pratica, arrivederci e grazie. Sono i rischi del mestiere…

La notte che è arrivata la polizia“ continua Sally “ho perso tutto: il lavoro, la casa, i clienti e i miei risparmi.

Aspetta, aspetta.

Sono di nuovo confuso. Capisco che ha perso il posto (mister Li è scappato per non finire nelle mani della polizia o, peggio, in quelle degli strozzini), l’alloggio (abitava in un edificio di proprietà del datore di lavoro) e i clienti (che avendo perso l’anticipo sul loro ultimo ordine non si fideranno più di lei).

Come hai fatto a perdere i tuoi risparmi?” le chiedo.

Mister Li in teoria ci pagava 1,500 rmb al mese più vitto, alloggio e una commissione dell’1,5% su ogni ordine portato a termine. Però con la scusa che non aveva liquidità, teneva i soldi in cassa con la promessa di pagarci a primavera.

"Siccome questo era il mio primo anno di lavoro, tutti i miei risparmi erano ancora sul suo conto in banca. Ma a quanto pare aveva un sacco di debiti. Poverino…

Come poverino” alzo la voce “questo qua è scappato lascandovi tutti nella merda e lo chiami poverino? Che cos’è questa, la riedizione della sindrome di Stoccolma in versione orientale?

Ma tu scusa come fai a vivere se il tuo stipendio se lo tiene il padrone? D’accordo vitto e alloggio, ma avrai altre spese, no?

Sì, ma mister Li è un brav’uomo e quando avevo bisogno di soldi bastava chiedere e lui mi dava sempre un po’ di contanti. Davvero, è un brav’uomo.

Un brav’uomo un ca**o.

Ero indignato. Schifato e indignato. M’immaginavo questo mister Li mentre scappava alle Maldive con il bottino e l’amante. Quando ho incontrato Sally – l’anno scorso – non sapevo molto della crisi di Wenzhou, dei meccanismi del credito su cui si basa la prosperità dello Zhejiang – patria di quasi tutti gli emigrati cinesi in Italia – e tantomeno dell’import-export cinese in generale.

Guardavo a una realtà che non conoscevo – e che ancora riesco a decifrare solo in maniera superficiale – e la giudicavo con gli occhi del bravo piccolo borghese che non scapperebbe mai con la valigetta piena di contanti.

Risulta che mister Li non era scappato con il bottino, i soldi erano finiti davvero. L’hanno ritrovato tre mesi dopo in un vicolo buio di Ningbo, la faccia gonfia di sberle e un braccio spezzato. Adesso sta in galera a meditare.

Sally quella notte ha perso tutto, persino parte dei suoi valori personali, che tempo per organizzarsi non ce n’era e allora ha preso il suo portatile, i suoi vestiti preferiti, il suo vecchio peluche (what a cute girl) e si è trasferita a casa di un’amica.

* * *

Shanghai. Sono passati sei mesi quando, per caso ma non troppo, rincontro Sally. Le chiedo dei suoi progetti. Lei risponde con un sorriso: lavora per un’altra fabbrica e si sta preparando per la prossima fiera di Canton dove, si dice certa, troverà nuovi clienti e riinizierà a lavorare come agente di commercio, che d’insegnare inglese a vita non ne vuole sapere.

Che donna” mi dico mentre penso che alla sua età avevo quasi paura di partire per l’Erasmus, figuriamoci andare a caccia di squali occidentali nel mercato più grande del mondo: la fiera di Canton!

* * *

Sally e mister Li saranno pure pseudonimi, ma la storia che racconto rispecchia la verità di quello che è accaduto e sta accadendo in Zhejiang, la provincia più ricca della Cina.

[Foto Credits: fotocommunity.it]

* Furio è un poliglotta sgrammaticato, scrittore wannabe, lavoratore precario e calciatore fallito che abita in Cina da due anni. Nel tempo libero cerca di non prendersi troppo sul serio e cura Sapore di Cina, un blog dedicato alla Terra di Mezzo e alle sue contraddizioni.