Chi conosce il pianeta Cina è conscio del fatto che il cantonese, con circa 70 milioni di “native speakers”, è la seconda lingua più diffusa in Cina dopo il mandarino. Da sempre rappresenta un’identità culturale ben radicata nel sud della Cina e, oltre a comprendere la provincia del Guangdong, è a tutti gli effetti la lingua ufficiale dei territori di Hong Kong e Macao. Nel tempo si è anche sviluppata una cultura musicale, cinematografica e televisiva totalmente in cantonese il che eleva il cantonese a molto più un semplice dialetto.
Tuttavia adesso, se provassimo a pubblicare un video su Douyin in cantonese, verremmo – forse – bannati. Questo è quanto accaduto a Nicolas Leung, un utente che durante una diretta si è visto disattivare l’account per 10 minuti. La colpa? Avere utilizzato il cantonese durante la diretta ricevendo addirittura un avvertimento di scegliere il mandarino come lingua principale durante le sue sessioni di live streaming.
Ed il giovane Nicolas Leung non è stato l’unico a ricevere questi messaggi. Tanta l’insoddisfazione nei confronti del social network di ByteDance. Molti i netizen che su Weibo hanno puntato il dito su una scelta, quella che tutte le programmazioni dovranno essere in mandarino, definita “senza senso”, “immorale” ed addirittura “contraria ai principi socialisti della Repubblica Popolare”.
Non è tuttavia la prima volta che il cantonese è al centro di una controversia. Tutti ricorderanno le proteste su strada a Canton nel 2010 allorquando le autorità locali si apprestavano ad emanare una legge per la quale tutti gli show televisivi sarebbero dovuti andare in onda in mandarino. Un’onta per una popolazione che da secoli ritiene il cantonese una lingua. Il risultato fu che il governatorato provinciale fu costretto a ritirare la legge.
ByteDance, intervistata dai media, ha sottolineato che il problema “con lo streaming live non riguarda la lingua, ma i contenuti. La società è impegnata a sviluppare dei software per la moderazione anche per altre lingue, cantonese compreso”. La spiegazione risulta tuttavia scarna, dal momento che il canale di Nicolas Leung, con oltre 120 mila followers, riguarda principalmente storia e cultura cantonese. Alcuni utenti su Weibo, seppur velatamente, hanno accusato la censura cinese. Tuttavia analizzando i recenti problemi riscontrati da Douyin anche all’estero, è più semplice ipotizzare ad un cortocircuito della stessa app.
La regolamentazione della Repubblica Popolare per quanto riguarda l’utilizzo di internet è assai rigida. Le norme individuano e puniscono tutta una serie di crimini, che dalla pornografia e dal diffondersi della violenza, si estendono fino alla sovversione politica e alla propaganda separatista. Ebbene dal 2018 ad oggi, ByteDance è stata redarguita diverse volte. La piattaforma Jinri Toutiao è stata sospesa dagli app stores per tre settimane, mentre la sua humor app Neihan Duanzu addirittura rimossa del tutto. TikTok ha dovuto rimuovere un filtro “translucent” utilizzato dagli utenti, non solo cinesi, per “mostrare le proprie nudità” ed infine il fondatore di Douyin è stato costretto a fare pubblica ammenda per il suo “lassismo nell’applicare le norme di regolamentazione di internet”.
ByteDance è finita sotto la lente di ingrandimento anche degli organi di moderazione occidentali. Nel settembre 2019 il The Guardian e il Washington Post avevano sollevato dubbi ed interrogativi circa il reale rispetto della compagnia delle diverse regole sull’utilizzo del web al di fuori della Cina, ma ByteDance si era limitata a dire che le sue politiche cambiavano a seconda del mercato di riferimento.
Non è un mistero che Douyin abbia affidato all’Intelligenza Artificiale il totale controllo e decisione della supervisione dell’applicazione del rispetto della regolamentazione di internet da parte dei suoi utenti. Inoltre dal momento in cui Douyin si è scontrata più volte con gli organi censori del governo, l’app ha migliorato le sue capacità di moderazione. Non senza alcune problematiche. Nei mesi precedenti, complice anche la quarantena ed il sovraccarico dei server, alcuni account sono stati accidentalmente bannati come quello di una casalinga di Harbin il cui profilo stato momentaneamente sospeso per “atti pornografici”. Ma il video in questione descriveva come fare i mantou, i classici “panini” del nord della Cina.
Esperti del settore ritengono che se TikTok non tornerà sui suoi passi, questo fermerà l’espansione dell’app a causa della sua credibilità intaccata. Nonostante le assicurazioni di Douyin sul miglioramento dei propri criteri circa le “content safety capabilities”, il consiglio di scegliere il mandarino come lingua principale nei video, con molta probabilità, rimarrà. Tuttavia i netizen su Weibo sono stati chiari facendo ribadendo che “scegliere il putonghua come lingua dei nostri video, non è un opzione accettabile”.
[QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO ORIGINALE]Di Cifnews*
**Cifnews 雨果网 è il primo media cinese specializzato nel cross-border e-commerce. Siamo il principale network editoriale ed organizzatore di eventi nel settore in Cina. La mission di Cifnews è quella di raccontare oltre Muraglia il mondo tech, digital e l’innovazione tout court del nuovo “Made in China”, un mondo ancora sconosciuto al grande pubblico occidentale. Le nostre attività principali sono il publishing, la formazione online & offline e le fiere di settore, con il nostro format di eventi dedicato ai professionisti dell’import ed export con la Cina – CCEE (Cifnews Cross-border E-commerce Exhibition). Fondato nel 2013, Cifnews è basato a Xiamen, nel Fujian. Nel 2017 è stato creato l’International department, con uffici a Padova (Italia) e Los Angeles (California)