In Cina i big tech del Dragone sono già in cerca del prossimo hot trend del web. Che il vlogging sia la risposta? Dati alla mano la Repubblica Popolare ha recentemente riscoperto questo format che in occidente spopola ormai da anni. Letteralmente vlog significa “video blog”, ma questo ha avuto sin da subito, per diverse ragioni, una tiepida accoglienza del Dragone.
Qualcosa sembra essere cambiato. Stando ai dati rilasciati da Baidu Index, uno strumento che traccia il volume di ricerca delle parole chiave sul motore di ricerca cinese, questi mostrano che la frequenza delle ricerche degli utenti cinesi per la parola “vlog” ha avuto un aumento vertiginoso nel settembre 2018. A marzo 2019, il volume di ricerca medio giornaliero di “vlog” è aumentato del 324% rispetto l’anno precedente. Una tendenza che non sembra arrestarsi.
Cosa è quindi successo? In primo luogo sono cambiate le tecnologie. Le principali piattaforme social della Repubblica Popolare, ovvero Tencent con WeChat e Sina con Weibo, non permettevano l’upload di video ed avevano pertanto funzioni originarie ben lontane dalla nostrana YouTube. Tuttavia a partire dal 2017, con il progressivo affermarsi delle piattaforme livestreaming si è assistito ad un maggiore interesse verso questa forma di comunicazione. Non quindi sbagliato supporre che il recente interesse per il vlog sia figlio dell’enorme successo per le short video app.
Un secondo fattore che ha contribuito al diffondersi del vlog in Cina è una maggiore internazionalizzazione del Paese stesso. Tanti sono gli studenti occidentali che approdano nelle università del Dragone ed alcuni di loro sono divenuti, grazie anche agli upload dei video sui social, delle vere star del web, tanto che i netizen hanno cominciato ad incuriosirsi a questa formula di comunicazione basata su filmati di vita quotidiana o racconti.
Tuttavia così come giovani occidentali arrivano in Cina, viceversa, molti sono i ragazzi cinesi che intraprendono un percorso di studi all’estero. Qui è praticamente impossibile non visionare le centinaia di migliaia di vlog ufficiali che YouTube ha in grembo. Che questi ragazzi abbiano portato in patria questo bagaglio di esperienze? In un certo senso sì. Ad ammetterlo è una delle vlogger cinesi più in voga: Wang Xiaoguang. Wang ha apertamente dichiarato che all’inizio si è ispirata a Casey Neistat, un noto vlogger americano, studiandone il montaggio delle immagini e persino la music list dei suoi video. Wang ha lanciato il suo primo vlog nel giugno 2016 il che fa della 38enne vlogger un’0 apripista del settore.
Quali sono quindi le piattaforme più in voga utilizzate dai vlogger? Ancora una volta l’ecosistema del del web del Dragone è più variegato che mai. Se in Occidente YouTube detiene quasi del tutto il monopolio, in Cina la situazione è ben diversa. Weibo è sicuramente uno dei canali più preferiti, anche grazie alla sua facilità di utilizzo, ma ultimamente anche il noto sito di streaming video Bilibili, o “B Station”, concorre con Sina come scelta preferita dei vlogger.
E’ noto che Bilibili sia una piattaforma molto orientata verso un pubblico giovane, esattamente quel target cui i vlogger voglio raggiungere. Ultimamente l’app di video streaming ha addirittura lanciato la campagna “B a Vlogger” dove invita gli utenti a registrare i propri momenti e condividerli con il grande pubblico. Secondo i dati forniti da Bilibili, la piattaforma ha avuto un’impennata di iscritti, anche grazie al tornaconto economico. Bilibili pagherebbe infatti ogni vlogger circa 2.000 yuan ($ 300) per ogni milione di visualizzazioni.
Anche iQiyi è scesa in campo, mentre Tencent, che già possiede QQ e WeChat, ha di recente acquistato Maobing, un’altra app per vlog. Un’altro player da tenere in considerazione è VUE, un popolare sito di editing video e registrazione. Il portale ha reso noto che presto costruirà una propria comunità online di vlogger aggiungendo funzionalità di social sharing.
Alta la concorrenza tra le piattaforme, ma di cosa parlano quindi questi vlog con “caratteristiche cinesi”? La tipologia più diffusa è quello del daily journal con l’hashtag #adaywithme, ma la vita della maggior parte delle persone è troppo ripetitiva per produrre regolarmente vlog interessanti. Ragion per cui, c’è il rischio che l’ondata di vlogger che ha investito il web cinese si ritirerà presto, poiché molti di questi video risultano decisamente noiosi senza fantasia alcuna.
Al contrario quelle registrazioni che riguardano viaggi e shopping sono assai seguiti.
Come sottolinea causticamente la vlogger Wang Xiaoguang “il pubblico guarda i nostri video anche per immaginare o assistere a qualcosa di curioso, diverso o interessante. Se sei una persona dall’aspetto medio che ha un lavoro medio e vive una vita media, non puoi avere successo in questo settore”. Parole forti, ma che sintetizzano appieno il punto debole del settore: la poca creatività dei vlogger cinesi. Sicuramente c’è molto spazio di miglioramento, ma la fugacità dei follower non è certo attraente per chiunque voglia investire in questa forma di comunicazione. Tuttavia la reticenza degli investitori è anche causata – giustamente – dalla consapevolezza che difficilmente il vlog potrà superare la popolarità delle short video app quali TikTok o Kuaishou e la loro offerta.
I video brevi sono decisamente più popolari, sia in termini di pubblico che di contenuti. Un recente rapporto redatto da iiMedia Research ha mostrato che il numero di utenti relativo ai short video ha raggiunto 501 milioni nel 2018.
Chen Fei, noto blogger esperto di media e digital, ha dichiarato come il vlog sia ancora una nicchia in Cina, ma non crede possa diventare popolare a livello nazionale perché manca di contenuti differenziati e di un percorso chiaro circa la monetizzazione da parte dei vlogger. Ad oggi è presto dire se il vlogging “Made in China” sarà una moda passeggera, sicuramente è un trend da tenere sotto osservazione.
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di Cifnews 雨果网
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