“Con la quarantena, tutti sono diventati improvvisamente grandi cuochi”. Sui social si sdrammatizza così in Cina, dove da oltre un mese chi ordina online dal ristorante di fiducia ha iniziato a dare più importanza all’alimento fresco piuttosto che a quello pronto per paura di contagio.
Da quando la Commissione Nazionale per la Sanità ha varato norme anti-COVID19 che limitano i contatti tra persone, all’inizio del mese scorso, le principali imprese di e-commerce e logistica cinesi hanno fatto a gara per fornire una nuova tipologia di servizi “porta-a-porta”, pur non riducendone la ormai leggendaria efficienza. Ecco che, a partire da fine gennaio, il prodotto di quest’ultima innovazione per il settore agroalimentare fa capolino sulle app cinesi sotto forma di una nuova opzione di consegna: la “contactless delivery”.
Lungi dall’essere un concetto nuovo per gli operatori logistici (chi non ha mai sentito parlare degli Amazon Lockers?), la sua recente applicazione nel settore food in Cina ha fatto molto parlare i media. Tuttavia qual è stata la sua evoluzione nel corso dell’ultimo mese?
La nuova epidemia targata COVID19 ha causato non pochi cambiamenti in termini di abitudini di consumo, facendo sì che oltre il 95.5% degli shopper che risiedono a Wuhan, apparente epicentro del virus, richiedesse servizi di consegna contactless già per la fine di gennaio. Ogni app ha dunque interpretato a suo modo le esigenze dei propri clienti, ma è possibile riassumere il tutto in due step.
Il 29 gennaio, Meituan Waimai (famosa app di food delivery) ha puntato sulla “cooperazione” tra shoppers e fattorini per realizzare consegne contactless: consumatori e fattorini si accordavano per telefono sul luogo in cui gli ultimi depositano i prodotti richiesti, evitando così di passare il pacco manualmente al destinatario. Infine dd inizio febbraio, quando le restrizioni si fanno più severe, alcuni player del settore, primo fra i quali di nuovo Meituan Waimai, gioca la carta del locker, speciali armadietti a temperatura controllata in cui depositare le pietanze per consentire agli shopper il ritiro in completa autonomia.
Tuttavia l’evoluzione della consegna contactless non si è arrestata. La reale innovazione nel settore avviene poco dopo, nella prima metà di febbraio, con l’impiego di macchine automatizzate in grado di gestire l’intero processo logistico per la consegna porta-a-porta di alimenti freschi e cibi cucinati. Secondo Caixin, le particolari restrizioni alla viabilità imposte ad alcune città ed ospedali dall’emergenza coronavirus si sono rivelate perfette per la proliferazione di questo tipo di soluzioni.
Meno ostacoli per strade e caseggiati, nonché all’interno di strutture pubbliche, come gli ospedali, rendono la vita molto più semplice per i fattorini meccanici, che riescono a garantire un servizio rapido ed efficiente eliminando inoltre qualunque interazione con altri soggetti umani per gli shoppers, e di conseguenza riducendo anche il consumo di mascherine e relativi equipaggiamenti anti-contagio.
Sono queste le basi per una diffusione su vasta scala? È ancora presto per dirlo. Sebbene l’impiego di automi o veicoli automatizzati abbia dato buoni risultati, esistono ancora barriere legali in Cina troppo alte per pensare ad una proliferazione incontrollata. Fatto sta che l’impiego di macchine e robot in settori ugualmente colpiti dal nuovo coronavirus, tra tutti quello medico, hanno di molto contribuito a migliorare la situazione. La Cina e i cinesi ne hanno avuto un antipasto, quanto passerà prima che richiedano un menù completo?
[Qui per leggere l’originale]Di Cifnews*
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