Meituan punta al riciclo delle biciclette ed ha inaugurato il primo World Enviroment Day in Cina, mentre Alibaba utilizza imballaggi biodegradabili
Nella estrema periferia orientale di Pechino, lontano dai quartieri dei colletti bianchi di Guomao o Chaoyang, sorge il quartier generale di Meituan-Dianping una vera cattedrale nel deserto fatta di vetro e acciaio la cui parola chiave è eco-friendly. Nonostante la mole imponente della struttura, questa è un gioiello architettonico di sostenibilità ambientale. Grazie ad un sapiente uso degli spazi, vetri ed illuminazione i costi e consumi di questo imponente edificio sono ridotti al lumicino. Senza contare la moltitudine di pannelli solari che garantisce alla struttura la quasi totale indipendenza elettrica.
Tuttavia, la portata ecologica di Meituan si estende ben oltre gli espedienti estetici. Nel giugno di quest’anno l’azienda ha lanciato il World Environment Day dove in sole 24h è riuscita ad accumulare un milione di yuan attraverso una campagna di crowdfunding destinati ad uno speciale fondo statale per la lotta all’inquinamento. Inoltre Mobike, una delle più grandi società cinesi di bike sharing cinese acquisita proprio da Meituan, è probabilmente uno degli esempi più visibili di coscienza ecologica che sta prendendo piede in Cina.
Consapevole che decine di biciclette incustodite potrebbero costituire una minaccia per l’ambiente, la società ha sviluppato un processo di riciclaggio completo che prevede il totale riutilizzo delle stesse. Dalle ruote agli smart locker, nonché la fusione e il riutilizzo delle parti metalliche, Mobike ricicla quasi il 90% delle biciclette.
Anche Alibaba si è impegnata dal 2017 ad utilizzare solo imballaggi biodegradabili nelle operazioni logistiche di Cainiao. Una mossa che è ha colto sì il plauso degli utenti, ma non è stata scevra di critiche, poiché la biodegradabilità degli imballaggi era piuttosto discutibile. Per correggere i propri errori, Alibaba ha deciso di cambiare tutti i materiali di imballaggio utilizzati da Cainiao, inoltre ha annunciato nell’agosto di quest’anno che avrebbe installato 1.000 scatole di riciclaggio a Shanghai per il riutilizzo e il riciclaggio degli imballaggi dei pacchi. Jack Ma ha inoltre deciso di dirottare lo 0,3% delle sue entrate annuali verso un fondo per l’ambiente, donando oltre 47 milioni di dollari solo 2016. Inoltre, nel 2017, la Fondazione Alibaba ha collaborato con diverse entità ambientaliste per formare un’alleanza dedita alla protezione delle risorse idriche. Tencent e Huawei sono molto attive per quanto riguarda l’ambiente investendo ingenti somme di denaro nell’educazione ambientale dei cinesi.
Anche la nemesi di Alibaba, Tencent, è abbastanza attiva sul fronte ecologico. Il colosso di Shenzhen insieme al WWF sta portando avanti un avveniristico progetto sulla “protezione ecologica guidata dal digitale” ed ha investito oltre 1,9 miliardi di dollari in start-up cleantech americane oltre a centinaia di altre iniziative che si occupano di sostenibilità. Per non parlare del fatto che sia Tencent che Alibaba, nonché il motore di ricerca cinese Baidu, sono stati gli investitori più importanti del paese nelle società di veicoli elettrici.
Huawei ha anche professato la sua dedizione alla protezione ambientale in numerose occasioni. La società ha persino creato un’intera sezione sul suo sito ufficiale dedicata alla questione. Huawei vede la sostenibilità come una delle caratteristiche dello sviluppo dell’infrastruttura ICT globale spinta dalla rapida digitalizzazione del mondo.
Sicuramente, l’anima ambientalista dei big dell’industria cinese è alimentata da un sincero interesse per la salvaguardia ambientale, ma è altresì vero che le aziende di sono ormai uniformate a seguire le nuove normative del governo e, perchè no, fare un favore a quella leadership che ha alimentato a suon di investimenti statali colossi che oggi sono protagonisti della scena tecnologica ed industriale mondiale. Aderire alle rigide normative ecologiche del governo è il minimo che le aziende possano fare per rimborsarlo e rimanere in buoni rapporti.
Indubbiamente anche Cina si è compreso che una maggiore coscienza ambientale porterà vantaggi al Paese, ma farà bene anche all’immagine internazionale non solo delle aziende, ma della Cina stessa.
Oggi diventare globale richiede non solo un massiccio capitale, ma anche un impegno a migliorare le condizioni di vita sul pianeta, in ultimo anche in senso ecologico. Per le aziende cinesi questo postulato è sempre più prescrittivo, dal momento che Pechino sta ancora lottando per rigettare l’immagine del più grande inquinatore del mondo che a volte inficia anche la reputazione delle imprese locali.
Fortunatamente però, anche la popolazione sta prendendo atto della necessità ed importanza di salvaguardare l’ambiente. Secondo un altro rapporto di China Chain Store e Franchise Association oltre il 70% della popolazione cinese ha compreso la necessità consumo sostenibile, con il 30% che crede fermamente che il consumo personale abbia avuto un impatto diretto sull’ambiente.
Nel 2017, il 94,4% degli intervistati in un sondaggio nazionale ha dichiarato che i cambiamenti climatici stanno accadendo. Oltre il 66% ritiene che ciò sia dovuto in gran parte alle attività umane. Oltre la metà degli intervistati era disposta a destinare più di 100 yuan ($ 15) all’anno per combattere le emissioni di carbonio, una quantità apparentemente piccola che, data la dimensione della popolazione cinese, potrebbe trasformarsi in colossale aiuto ambientale .
L’aumento della coscienza popolare spinge le aziende tecnologiche cinesi ad aumentare i loro sforzi ecologici, il che a sua volta influenza ancora più persone a prendere una posizione sulle questioni ambientali. Questo circolo virtuoso potrà mai rendere la Cina la più grande economia sostenibile del mondo?
[Qui per leggere l’originale]Di Cifnews
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