Fino a qualche anno fa, le notizie sulle auto a guida autonoma venivano etichettate come fantascienza. Oggi non fanno nemmeno più notizia, o quasi. Ad oggi gli Stati Uniti sono stati i primi a testare su strada con General Motors taxi a guida autonoma, ma è l’Asia, Giappone e Cina in testa, l’astro nascente del settore.
La seconda e la terza economia del mondo sembrano avere trovato la quadra di una fruttuosa collaborazione basata su uno scambio di know-how: 5G cinese e la conoscenza nel self driving nipponica. Nel Dragone Baidu supera addirittura Google nel mercato del self-driving mentre nella terra del Sol Levante si pianifica di lanciare un servizio completamente automatizzato entro il 2020 quando Tokyo ospiterà i giochi olimpici.
Lo scorso maggio, la casa automobilistica giapponese Nissan ha rivelato che da questo autunno lancerà un sistema highway driving e hands-off single-lane driving. IL programma, ancora prototipo, prenderò il nome di ProPilot 2.0, un aggiornamento di seconda generazione dell’attuale sistema ProPilot, che è stato installato in 350.000 veicoli in tutto il mondo dal suo lancio sul mercato nel 2016.
Il sistema ProPilot 2.0 consentirà ai veicoli di trasportare passeggeri dall’ingresso all’uscita dell’autostrada. L’auto sarà in grado di cambiare corsia, sorpassare altre auto e prendere l’uscita desiderata indipendentemente, senza la necessità dell’intervento dell’autista o di tenere le mani sul volante. Pertanto, a differenza del vecchio sistema, il conducente potrà impostare una destinazione di arrivo e attendere che l’auto guidi i passeggeri nella posizione desiderata.
Il giro d’affari è promettente ed avrà un valore 500 miliardi di dollari entro il 2030. La gara è aperta. Pechino e Tokyo collaborano, nonostante la competizione.
Tuttavia, il mese di maggio ha segnato anche un altro importante passo della self driving industry nipponica. Un’alleanza a tre che vede Uber, Toyota e SoftBank lavorare insieme. Nello specifico sia Toyota che Uber puntano a introdurre veicoli autonomi a partire dal 2021. Inoltre, la guida autonoma può contare su una nuova alleanza, tutta giapponese. Anche Honda e Hino – una società specializzata in veicoli commerciali – sembrano aver aderito alla joint venture “Monet Technologies” siglata tra SoftBank e Toyota.
La joint venture si è prefissata l’obiettivo di lanciare servizi di autobus a guida autonoma in Giappone a partire dal 2023, utilizzando gli sviluppi del concetto dell’ e-palette di Toyota, un “veicolo quadrato” multiuso simile a una navetta. Lo stesso veicolo che servirà come mezzo di trasporto per le delegazioni internazionali che parteciperanno alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Sebbene il Dragone sia ancora in ritardo nello sviluppo di tecnologie appropriate rispetto ad altri paesi, la Cina mira a mettere in circolazione 30 milioni di veicoli a guida autonoma entro i prossimi dieci anni. E la Repubblica Popolare ha un grande vantaggio: la tecnologia 5G.
Una ricerca pubblicata da McKinsey mostra che nei prossimi anni la Cina sarà il mercato principale per l’industria automobilistica autonoma, in particolare nel settore dei servizi di trasporto, che dovrebbe rappresentare il 55% dell’intero mercato nel 2040. Secondo la ricerca, nel Regno di Mezzo la diffusione dei veicoli a guida autonoma potrebbe iniziare gradualmente nel 2023, raggiungendo il pieno sviluppo nel 2032, con una forte penetrazione nell’intero mercato e un profitto di oltre $ 60 miliardi.
Per garantire il pieno sviluppo e l’ampia penetrazione di questa tecnologia, Pechino ha già adottato misure per facilitare gli investimenti nel settore, creando al contempo aree di prova per veicoli autonomi come Jiading a Shanghai e Xiong’an. Tuttavia già a Tianjin, Chongqing o Shanghai è possibile vedere all’opera dei primi mezzi a guida autonoma.
Nel gioco per la diffusione della produzione su larga scala di veicoli di questo settore, in Cina si stanno formando nuove partnership commerciali che raccoglie anche i big-tech del Dragone. Se Baidu guida la corsa, anche giganti come Alibaba e Tencenthanno deciso di investire nel settore. Cercando alleanze proprio in Giappone e permettendo il dialogo tra le due sponde.
Nel 2017, Pechino è stata la prima città in Cina a consentire test di auto-guida su strade pubbliche. Mentre la piattaforma di ride sharing Didi ha siglato 12 partnership con molte case automobilistiche al fine di costruire un’intera flotta di “taxi robot” per servizi di guida senza conducente. Recentemente la cinese Chang’an Automobile è andata persino oltre. In una dimostrazione pubblica, la casa ha mostrato 55 auto a guida automatica che si muovevano in contemporanea, stabilendo così un record mondiale.
Lo sviluppo cinese dei veicoli a guida autonoma è pienamente in linea con le priorità di Pechino. Il miglioramento della mobilità senza conducente consentirebbe al paese di combinare con successo tre pilastri della Nuova Cina di Xi Jinping, come l’intelligenza artificiale, la protezione ambientale e il potenziamento dell’industria automobilistica nazionale.
Baidu è a tutti gli effetti l’apripista del settore in Cina. Tanto che negli ultimi anni gli stessi vertici aziendali hanno mosso non poche critiche al CEO Robin Li circa la sua “ossessione di convergere troppi sforzi aziendali nello sviluppo della guida autonoma”. Che Baidu sia in diretta competizione con Google, è un dato di fatto, così come non è possibile supporre che Pechino abbia foraggiato essa stessa gli investimenti di Baidu.
Nel 2017, ha lanciato una piattaforma chiamata Apollo per coordinare gli sforzi nello sviluppo della guida autonoma, a cui sono state concesse oltre 50 licenze per la sperimentazione di veicoli stradali in città come Pechino, Tianjin, Chongqing, Changsha e Baoding. Il programma in questione ha oltre 80 partner, tra cui i leader di settore come Bosch e Microsoft.
Gli autobus a guida automatica sono stati sviluppati congiuntamente da Baidu e dalla King Long United Automotive Industry. Questi modelli con un alto grado di automazione e senza un volante saranno messi in servizio non solo nella capitale, ma anche a Xiong’an, Shenzhen e persino Tokyo. Il governo cittadino della capitale nipponica ha reso noto l’acquisto di una prima flotta, seppur ridotta.
Oramai Baidu ha superato Google in termini di risultati raggiunti sulla guida autonoma. Lo stesso Dmitri Dolgov, uno dei principali artefici della discesa in campo del colosso americano nel settore del self driving, ha ammesso che la competitività di Google è in declino di fronte alle imprese cinesi.
Di Cifnews
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