Il presidente ucraino sente il suo omologo cinese per la prima volta dallo scoppio dell’invasione russa. “Siamo dalla parte della pace”, è la posizione di Xi, che manda un inviato in Ucraina
Mentre a Roma si teneva la Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina, a Pechino è squillato un telefono. A far partire la chiamata è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che finalmente è riuscito a parlare con l’omologo cinese Xi Jinping. Da quando è cominciato il conflitto lanciato dal presidente russo Vladimir Putin (legato da una amicizia «senza limiti» con il leader cinese), Xi non aveva mai avuto uno scambio con Zelensky.
IL DIALOGO tra i due era atteso da tempo ed è arrivato dopo mesi di appelli e indiscrezioni. Lo scorso marzo, il Wall Street Journal aveva anticipato per primo che la telefonata tra i due presidenti sarebbe arrivata dopo la visita di Xi a Mosca. Ma l’atteso scambio tra Xi e Zelensky non c’è stato, nonostante nella capitale russa il numero uno cinese avesse incassato dal capo del Cremlino un appoggio generico all’altrettanto generico piano programmatico cinese per la pace in Ucraina. La speranza di un colloquio tra i due si era nuovamente rafforzata dopo la visita a Pechino del presidente francese Macron e della numero uno della Commissione Ue von der Leyen. Speranza disattesa dal silenzio del presidente cinese.
LA SVOLTA è arrivata nella giornata di ieri, a più di 400 giorni dall’inizio dell’invasione russa. La telefonata è stata l’occasione, per Xi, di ribadire la posizione cinese di sostegno alla pace e ai negoziati. Il presidente cinese ha promesso una cooperazione a lungo termine con l’Ucraina, ha ribadito il suo “no” a una guerra nucleare, e ha affermato che la Cina invierà un suo inviato speciale per gli affari eurasiatici in Ucraina e in «altri paesi». Lo scopo? Avere un colloquio con tutte le parti interessate e trovare una soluzione politica alla «crisi ucraina», termine usato da Pechino, così come da Mosca, per indicare il conflitto russo. La Cina punta così su Li Hui, con un passato alle spalle a Mosca come capo della sede diplomatica cinese dal 2009 al 2019. Non è ancora chiaro quando il diplomatico cinese si recherà in Ucraina, né quali paesi visiterà durante la sua missione. Più chiaro però è il messaggio che Xi ha voluto lanciare al mondo: voler guidare un paese responsabile e capace di avere una voce più forte per favorire una soluzione politica del conflitto.
XI HA ANCHE RICHIAMATO il rispetto «reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale», tema scottante tanto per Kiev quanto per Pechino, che lo applica a Taiwan. Il gigante asiatico nei giorni scorsi è finito al centro delle polemiche per le controverse dichiarazioni dell’ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, che aveva messo in dubbio la sovranità dei paesi diventati stati indipendenti dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Dichiarazioni bollate come «personali» dal governo cinese per smarcarsi dalle critiche. Al termine della telefonata, Zelensky ha nominato il nuovo ambasciatore ucraino in Cina, l’ex ministro delle Industrie Strategiche, Pavlo Riabikine.
XI NON PARLAVA con Zelensky dal 4 gennaio del 2022, il giorno che segna il trentennale delle relazioni diplomatiche e commerciali tra Pechino e Kiev, stabilite dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ma dall’inizio del conflitto russo in Ucraina, tra i due leader c’è stato solo un assordante silenzio. La Cina ha mantenuto una posizione ondivaga sulla guerra, sbandierando una neutralità che non è riuscita a convincere i governi occidentali a causa della sua relazione con la Russia.
MOSCA HA MANDATO giù il boccone amaro, accogliendo con espressioni poco entusiastiche la telefonata tra Xi e Zelensky. «Notiamo la prontezza della parte cinese a compiere sforzi per stabilire il processo negoziale» ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, puntando il dito contro Kiev che non favorirebbe una soluzione politica del conflitto. Affermazioni che aprono a un interrogativo: Putin sapeva del colloquio tra Xi e Zelensky?
Di Serena Console
[pubblicato su il manifesto]Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.