Chi ha tradito Chen Guangcheng?

In by Simone

Chen Guangcheng in un’intervista esclusiva alla Cnn dichiara di aver accettato di uscire dall’ambasciata americana perché i funzionari americani gli hanno dato false informazioni sullo stato della sua famiglia. Avrebbe chiesto asilo sin dal principio, ora si sente minacciato e non si fida più.
Sembrava che ieri il caso di Chen Guangcheng – l’attivista per i diritti umani fuggito dai domiciliari “de facto” per rifugiarsi nell’ambasciata Usa di Pechino – si fosse risolto.

L’avvocato cieco e autodidatta era uscito dalla rappresentanza diplomatica e, accompagnato dai funzionari statunitensi, si era recato per una serie di visite mediche nell’ospedale pubblico del quartiere di Chaoyang.

Varie fonti raccontavano che Chen avesse deciso, dopo una trattativa col governo, di restare in Cina, in un luogo sicuro, frequentando l’università. Le voci più accreditate dicevano a Tianjin, megalopoli sul mare a un centinaio di chilometri da Pechino. Gli Usa avrebbero monitorato in qualche modo la situazione.

Nella tarda serata di Pechino è arrivato il colpo di scena: in un’intervista in esclusiva alla Cnn, Chen ha dichiarato di essere stato fuorviato dai diplomatici Usa e di avere preso la decisione di restare in Cina senza avere “abbastanza informazioni”.

Si scopre che l’attivista dello Shandong non sarebbe stato al corrente dei maltrattamenti subiti dai propri familiari, ad opera degli stessi funzionari locali che lo tenevano sotto sorveglianza, fin dal momento in cui si è scoperta la sua fuga.

A complicare ulteriormente la vicenda sono poi giunte le dichiarazioni di un’altra dissidente, Zeng Jinyan, che ha ribaltato i fattori. Chen avrebbe voluto l’asilo politico negli Usa fin dal primo momento. 

I funzionari dell’ambasciata statunitense l’avrebbero indotto a desistere riportandogli le minacce dei servizi di sicurezza cinesi, che avrebbero rispedito i familiari da Pechino nello Shandong, alla mercè dei funzionari locali.

A questo punto la patata bollente passa all’amministrazione Obama che, con la controparte cinese, avrebbe voluto risolvere il caso prima dell’inizio del summit strategico tra i due Paesi, in presenza di Hillary Clinton. 

A peggiorare la situazione per il governo di Washington – sempre secondo Zeng Jinyan – si aggiunge il fatto che Chen “adesso chiede di incontrare i membri del congresso Usa e in particolare Chris Smith”, il deputato repubblicano da sempre critico verso l’atteggiamento di Obama verso la Cina.

Il governo cinese, da parte sua, è fermo sulle posizioni espresse ieri dai maggiori media. Il caso Chen è di carattere locale ed è diventato una spada di Damocle sul capo del “dialogo strategico” tra i due Paesi per l’errore commesso dall’ambasciata Usa, all’atto di accogliere l’avvocato cieco al suo interno. Ieri, il ministero degli Esteri aveva chiesto le scuse formali degli Usa.

Il Governo americano dal canto suo continua a sostenere che Chen Guancheng non abbia chiesto asilo e di aver fatto il possibile per aiutarlo. Il comunicato stampa rilasciato dalla segreteria di Hilary Clinton recita: "Sono contenta di aver facilitato la permanenza e la dipartita di Chen Guangcheng dall’ambasciata americana in un modo che riflette le sue scelte e i nostri valori. […]"

Alle 17:00 di Pechino, Chen Guangcheng si trova ancora nell’ospedale Chaoyang.