Che fine ha fatto il maestro Wang?

In by Gabriele Battaglia

Wang Lin non si trova più. Il più importante e famoso maestro di qigong amico delle star sarebbe fuggito a Hong Kong. E’ sotto inchiesta per aver aver causato danni permanenti ad alcuni seguaci con pratiche non riconosciute dalla medicina legale. Secondo alcuni però sotto ci sarebbe l’insofferenza del governo verso pratiche semi-religiose. Sono dieci giorni che Wang Lin, il più famoso tra i maestri di qigong, è al centro di una campagna mediatica che cerca di screditarlo. Ora, che anche un tribunale nella regione del Jiangxi si stava per interessare al suo caso (avrebbe dovuto sentirlo oggi per le accuse di frode), sembra essersi rifugiato ad Hong Kong.

Una foto lo ritrarrebbe già ieri nell’ex colonia britannica. Secondo Wang Lin la pratica del qigong può curare il cancro e altri danni permanenti. Secondo quanto riportato dal Guangzhou Daily, alcuni poliziotti della sua città natale avrebbero spiegato che il maestro Wang è sotto inchiesta anche per aver creato danni permanenti ai corpi di alcune persone praticando cure non riconosciute dalla medicina legale.

Tutto è cominciato il 23 luglio con un articolo su un quotidiano di Pechino, famoso anche per le sue inchieste. Partiva dalla constatazione del suo successo, reso ancora più esplicito dalla recente visita di Jack Ma, il fondatore dell’impero di ecommerce Alibaba.

In rete sono subito girate le sue foto con i parenti di personalità del calibro di ex presidente della Repubblica popolare come Jiang Zemin e Hu Jintao o attori famosi come Jakie Chan e Li Bingbing e altre celebrità. Un giornalista di Pechino lo denunciava per frode. “A Wang piacciono le macchine di grossa cilindrata e le celebrità” – scriveva nel suo articolo, sottolineando come avesse – “promesso all’ex ministro delle ferrovie Liu Zhijun [recentemente condannato a “morte sospesa”, ovvero ergastolo, per corruzione, ndr] che se avesse eretto una stele di pietra nel proprio ufficio la sua carriera non avrebbe subito ripercussioni”. Cosa che evidentemente non è successa.

L’ormai 61enne Wang Lin era divenuto famoso tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, quando il qigong era tornato di moda dopo il lungo decennio di Rivoluzione culturale durante il quale era stato messo al bando. Di fatto è una disciplina fisica che unisce il qi (l’energia che anima l’universo) al gong (la forza fisica prodotta dal lavoro) che subito dopo il 1949 era insegnato e praticato in cliniche e ospedali a beneficio per lo più dell’élite del partito e dell’amministrazione.

Ben presto però assunse la forma di una pratica religiosa in cui, come spiega bene Renata Pisu nel suo ultimo libro, “si focalizzarono tutte le pratiche specifiche e i concetti inerenti al corpo e alla salute, storie antiche di miracolose guarigioni e divinazioni, attese apocalittiche e tutto l’infinito repertorio della simbologia daoista e buddhista”.

A ridare lustro al qigong, già a partire dagli anni Settanta, fu una pittrice di nome Guo Lin che aveva appreso alcune nozioni di tecniche del corpo da suo nonno daoista. Guarì se stessa dal cancro per due volte dedicandosi allo studio delle tecniche del qigong e dell’agopuntura e sviluppando un proprio metodo ispirato a una teoria che si fa risalire al II secolo d.C. Incoraggiata dai risultati ottenuti, curò alcuni amici e cominciò a insegnare il suo metodo pubblicamente in un parco al centro di Pechino. Presto furono centinaia e centinaia le persone che la seguivano ogni mattina,trasformando il qigong in una specie di sport o terapia di massa praticato all’aperto.

A quel punto l’argomento fu trattato da giornali e tv, fiorirono scuole di qigong di ogni genere e i loro maestri furono trattati come celebrità. Tra tutte la scuola Zhonggong divenne in pochi anni la più vasta organizzazione di massa dopo il partito comunista e si diffuse la voce che il suo fondatore avesse intenzione di trasformarla in un partito politico.

Ovviamente a quel punto il Partito ne decretò l’abolizione, ma il suo fondatore riuscì a sfuggire ali arresti. Era il 1995, ma la febbre per il qigong non calò fino a quando non scoppiarono scandali sugli arricchimenti illeciti di numerosi maestri. E fino a quando una di queste scuole, il falunggong, non diventò quella setta religiosa che mise talmente in difficoltà il Partito da venire bandita con una violenza paragonabile a quella che seguì i disordini di Tian’anmen.

Il Beijing News lo aveva intervistato a seguito della sua denuncia. Il maestro Wang avrebbe dichiarato che un un team di 17 scienziati giapponesi avrebbe verificato accuratamente il suo lavoro per sette giorni e che gli Stati Uniti lo avrebbero cercato di convincere ad emigrare offrendogli una greencard.

Avrebbe anche spiegato che i suoi beni (tra cui una villa a cinque piani, una Rolls Royce e tre Hummer) sono la prova del fatto che è riuscito a curare diversi pazienti benestanti, tra cui – avrebbe affermato lo stesso Wang – l’ex presidente dell’Indonesia Suharto. Le accuse mosse contro di lui lo avrebbero fatto infuriare al punto da aver maledetto telefonicamente il giornalista che aveva portato avanti l’inchiesta e che aveva sostenuto che, nel 2011, una donna avrebbe addirittura ucciso il nipote perché il maestro Wang le aveva predetto che avrebbe portato la sua famiglia alla rovina.

Se nella Cina rurale sono molti i suoi seguaci, online regna lo scetticismo. “Com’è che il maestro Wang Lin non è riuscito a predire che la visita di Jack Ma sarebbe stato un disastro?” si chiede con sarcasmo un utente su weibo, il twitter cinese.